Pedagogista, pioniera in Italia del moderno lifelong learning, Anna – all’anagrafe Anna Maria – Lorenzetto nasce a Roma il 18 aprile 1914. Nel 1940 si laurea in Lettere e nel 1943 in Filosofia.

Antifascista, lei stessa in una lettera indirizzata nel 1949 a Marion Cave Rosselli ricorderà, parlando di sé e dei suoi più assidui collaboratori: “nel nome di Rosselli abbiamo iniziato la nostra vita politica”.

Con la costituzione del Caf - Corpo di Assistenza Femminile, aderente al Corpo Italiano di Liberazione sull’esempio delle Welfare Assistant Women americane, fa richiesta presso il Governo Militare Alleato per esservi ammessa (la sua scheda personale è conservata presso l’Archivio Centrale dell’Udi - Unione donne italiane).

Collabora con diversi e significativi interventi a “Il Ponte”, la rivista di economia, politica e cultura fondata nel 1945 da Piero Calamandrei, esponente del Partito d’Azione – nel quale era confluito il gruppo di Giustizia e Libertà – e membro dell’Assemblea Costituente.

Aderisce all’Unione donne italiane fin dalla sua costituzione, entrando a far parte del Comitato direttivo insieme con Marisa Rodano, Rosetta Longo, Rita Montagnana, e nel novembre 1945 è tra le 13 delegate dell’UdiI al I Congresso Internazionale delle donne a Parigi, a seguito del quale viene fondata la Fdif- Federazione Democratica Internazionale Femminile.

Per Anna Lorenzetto – come peraltro avvenne per altre illustri esponenti dell’Udi, per esempio Maria Calogero – non si trattò tuttavia di un’adesione totale e senza riserve; il punto critico era il tema fondamentale dell’autonomia dai partiti e della reale rappresentatività rispetto a un associazionismo femminile comunque composito.

Distaccatasi dall’Udi insieme a un piccolo gruppo di insegnanti e assistenti sociali, fonda, dopo averne presieduto il comitato promotore, l’Unione Nazionale per la Lotta contro L’Analfabetismo, ufficialmente costituita il 5 dicembre 1947 sotto la presidenza di Francesco Saverio Nitti. La pedagogista ne assume la vicepresidenza, la presiederà in due fasi successive dal 1964 al 1971 e poi dal 1974 al 1981. Del comitato direttivo dell’Unla fa parte anche Teresita Sandeski Scelba, femminista della prima guardia. Tra i collaboratori figura Alice Ceresa, redattrice dal 1964 al 1970 del periodico bimestrale dell’Unione “Realtà e problemi dell’educazione degli adulti”; tra i sostenitori che in un periodo critico intorno al 1967-1968 si schierano a favore dell’associazione, Alba de Céspedes.

Da questo momento la biografia di Anna Lorenzetto coincide con una vasta opera di alfabetizzazione del Mezzogiorno italiano, condotta prima lungo la breve ma intensa stagione dei Comitati Comunali; quindi, a partire dal 1949, attraverso l’esperienza pluridecennale dei Centri di cultura popolare. Rievocando la genesi da cui nacque il progetto dell’Unla, durante uno dei tanti viaggi nelle terre desolate del Mezzogiorno (nella fattispecie la Sicilia), scrive:

“non si poteva che rifiutare una simile realtà. Come molti, anch’io la rifiutai, ma per quanto mi riguardava il mio rifiuto non avvenne sul terreno della fame e neppure su quello più generale della miseria: avvenne sulla situazione del suddito, situazione che fame e miseria comporta”. In straordinario anticipo sui tempi Anna Lorenzetto intuisce l’importanza dell’educazione permanente degli adulti collegando l’apprendimento dell’alfabeto – alfabeto “minore”, il saper leggere e scrivere, lo “strumento della cultura” – alla conquista della democrazia e alla formazione di una cittadinanza attiva e consapevole – alfabeto "maggiore": cultura civica in senso lato, conoscenza “che ha il suo naturale compimento proprio nella vita, nel lavoro, nella società”.

Dopo un riuscito esperimento nel quartiere di Tor di Quinto a Roma, all’epoca un ammasso di baracche, i primi Centri sorgono in Basilicata e Calabria, per diffondersi più tardi anche in Campania, Sardegna, e al nord per gli immigrati. Grazie all’Aiuto svizzero all’Europa e al Carrie Chapman Catt Memorial Fund (la cui autorevole rappresentante Mrs. Florence Law viaggerà più volte insieme con Anna nel “profondo Sud”), che finanziano rispettivamente a Locarno e a Matera due corsi di formazione per maestri e futuri dirigenti di nuovi Centri, il loro numero cresce rapidamente mobilitando interi paesi e trasformandosi in un eccezionale e precorritore esempio di empowerment per migliaia di donne e di uomini del meridione.

Nel 1951, al primo "Convegno internazionale sull’educazione degli adulti” che si tiene a Roma, il lavoro di Anna Lorenzetto e dell’Unla trova entusiasti sostenitori stranieri. Il risalto è tale che esperti di vari Paesi iniziano a interessarsi della vicenda, visitano i Centri. Nello stesso anno Anna Lorenzetto intraprende una collaborazione con Maria Montessori per un progetto sperimentale di due corsi per analfabeti in Calabria, collaborazione purtroppo destinata a interrompersi per la scomparsa della celebre educatrice.

Nel 1965 la pedagogista è membro della delegazione italiana che partecipa al Congresso mondiale dei ministri dell’educazione a Teheran. Il riscontro ottenuto dalla sua relazione La nuova educazione degli adulti che sorge dall’alfabetizzazione (tradotta poi in numerose lingue, tra cui l’arabo e il vietnamita), che viene ufficialmente definita “la tesi italiana”, induce l’Unesco a modificare il documento di base della Conferenza inserendo un capitolo intitolato La participation de l’analphabète.

È proprio dall’Unesco che Anna Lorenzetto viene chiamata a collaborare, prima di dedicarsi interamente all’insegnamento nella Facoltà di Magistero dell’Università di Roma, nella prima cattedra di educazione degli adulti esistente in un ateneo italiano. Nel 1964 è inviata a Cuba insieme con lo studioso americano Karel-Neys per valutare i risultati della campagna di alfabetizzazione condotta dai castristi. Il documento prodotto dai due speciali osservatori nell’occasione – dal quale si evinceva il successo dell’iniziativa cubana, cosa che avrebbe potuto suscitare imbarazzo in tempi di Guerra Fredda – non fu allora reso accessibile al pubblico.

Nel 1971 è incaricata di dirigere la Divisione Alfabetizzazione e la Divisione Educazione degli Adulti a Parigi. L’Unesco le conferisce nel 1970 il premio “Nadezda Krupskaja” (intitolato alla celebre pedagogista russa, moglie di Lenin).

Nel 1977 viene insignita della Medaglia d'oro dei benemeriti della scuola, della cultura e dell'arte (alto riconoscimento concesso con decreto del Presidente della Repubblica Italiana)

Conclusa l’attività accademica, si trasferisce a Porto Ercole, in provincia di Grosseto, dove muore nel 2001.

Fonti, risorse bibliografiche, siti su Anna Lorenzetto

Anna Lorenzetto, Dal profondo Sud. Storia di un'idea, Edizioni Studium 1994

Archivio dell’Istituto Storico della Resistenza in Toscana, Fondo Archivi di Giustizia e Libertà/1. Carlo Rosselli/11. Nuove acquisizioni/5. Marion Rosselli, Lettera 35: Unione Nazionale per la Lotta contro l’Analfabetismo 20/7/1949

Per il report della missione a Cuba: http://unesdoc.unesco.org/images/0008/000874/087420eb.pdf

Sofia Corradi, Alle radici di un approccio pedagogico alla società della conoscenza. Ricordo di Anna Lorenzetto, in Giuditta Alessandrini (a cura di), Pedagogia e formazione nella società della conoscenza, Franco Angeli 2002

Patrizia Gabrielli, Il 1946, le donne, la Repubblica, Donzelli 2010

Referenze iconografiche: Anna Lorenzetto al programma Rai cultura. “Storie della scuola”. Immagine in pubblico dominio.

Voce pubblicata nel: 2017

Ultimo aggiornamento: 2023