Ceccarella apparteneva a una famiglia nobile napoletana aggregata al Seggio di Capuana. Della sua vita sappiamo poco. Le scarse notizie si ricavano dall’epistolario, scritto tra il 1460 e il 1470. Circa nel tempo in cui furono composte le lettere a Napoli viveva una Ceccarella Minutolo figlia di Francesco signore di Issino, in terra d’Otranto, e della sua seconda moglie Agnesella Filomarino. L’epistolario è indirizzato a un brillante giovane scienziato Francesco Arcella, che Ceccarella definisce «mio affettuoso fratello» il quale apparteneva a un’altra famiglia patrizia del seggio di Capuana.
Nei Seggi si raccoglievano i gentiluomini in conversazioni anche letterarie: quello di Capuana sarà ricordato per la ricca fioriture di elogi e per le mordaci censure. Nell’epistola dedicatoria, che apre la raccolta, ella scrive che molte delle lettere erano nate nell’antichissimo e nobilissimo Seggio per soddisfare gli “intimi”.
Le lettere di Ceccarella furono per lo più scritte su commissione; l’autrice dichiara di aver prestato la sua esperta penna ad amici e amiche per le loro esigenze e nelle varie situazioni sentimentali in cui si venivano a trovare. Tra le lettere che riguardano comuni vicende amorose si trovano: un «caso d’amore», di un certo Sigismundo abbandonato per un uomo «da meno de quillo», lamentele di mogli, gelosia, la disperazione dell’abbandono e così via. Dalle poche lettere di carattere personale ricaviamo alcune informazioni. Due lettere sono dedicate a Eleonora d’Aragona quando ancora viveva a Napoli, prima di andare sposa a Ercole d’Este. Personale è anche l’epistola a un tale Teofilo il quale, ammirando quelle opere «non credeva tale stile essere da donna». La nostra autrice risponde che il suo scrivere non ha lo scopo di nutrire un vano orgoglio o per ottenere inutili lodi quanto «per dare esercizio a lo mio ocioso tempo et per non fare laidamente arrogare la mia dura et scrupolosa penna…». A Teofilo «diffamatore de la donna» scrive ancora lettere in difesa e in lode delle donne.
Forse personale è anche la lettera con la quale si rivolge al re Ferdinando con la preghiera che «li done marito»; se ne deduce che la scrittrice era vedova e desiderava rimaritarsi. La Ceccarella che viveva a Napoli all’epoca era vedova di Francesco Brancaccio e aveva sposato in seconde nozze Camillo Piscicelli, figlio di un familiare molto caro al re Ferrante I, il quale forse aveva così risposto alla richiesta della sua devota suddita.
La quantità e qualità delle missive sono segno di una speciale felicità e facilità di scrittura, tali da meritarle il titolo di Sibilla Partenopea attribuitole da Alfonso, duca di Calabria, al quale Ceccarella aveva indirizzato due missive per confortarlo del dovere di seguire anche lo studio delle arti liberali e non solo quello delle “arme di Marte”. Il duca si era rivolto a lei per un suo personale “dubbio amoroso” e ella rispondendo si era firmata: Ceccarella.
Ceccarella Minutolo è il primo nome professionale di donna scrittrice nella letteratura del Mezzogiorno d’Italia. È una scrittrice colta e prolifica che unisce la tradizione dell’ars dictamini medievale con l’ambiente umanistico nel quale viveva.

Fonti, risorse bibliografiche, siti su Ceccarella Minutolo

B. Croce, Ceccarella Minutolo, in Aneddoti di varia letteratura, Bari, G. Laterza e F., 1953, v. I

Voce pubblicata nel: 2012

Ultimo aggiornamento: 2012