Chiara Vigo è una tessitrice sarda, depositaria unica nel Mediterraneo di una lavorazione del tessuto proveniente dal mare, il bisso, tradizione millenaria già testimoniata nelle popolazioni cretesi e fenicie nonché Egizie. La pinna nobilis, è un mollusco marino in via di estinzione simile ad una grande cozza, dal quale si estrae un muco; a contatto con l'acqua il muco diventa una fibra, che viene cardata aiutandosi con le mani e infine filata con un fuso di legno. Il filato derivato è tra i più rari e preziosi che si possano annoverare nel mondo tessile: veniva infatti adoperato per la confezione delle vesti pregiate di re e regine, in manufatti di rara bellezza e pressoché introvabili.
Introdotta alla cultura del bisso e alla tessitura dalla nonna Leonilde Mereo, figura straordinaria nota a Sant’Antioco e in Europa, che scendeva in mare totalmente vestita per cercare il mollusco, ricavarne il filamento e utilizzarlo nei suoi arazzi, Chiara eredita e custodisce il segreto della raccolta della bava e della produzione del bisso e della sua lavorazione in opere che riprendono i temi visivi della tradizione antica: i leoni, gli uccelli, i pavoni. Gli arazzi e i tappeti fatti con il bisso erano profusi di oro e il mare restituiva loro una sfumatura ambrata, ma per realizzarli si imponevano anche sacrificio, pazienza, fatica, duro lavoro in acqua marina, studio e costanza. Dalla nonna - che chiama Maestro - Chiara ha imparato la sapienza, la cura del dettaglio nella tessitura, la colorazione derivata dalla natura (melograno, elicriso, bucce di cipolla, lentischio, robbia, mirto, macerazioni, decotti).
Tutta una civiltà del Mediterraneo sud orientale è racchiusa nel bisso, “la seta”, “l'oro del mare”. Così è stato definito al convegno della scuola di Leumann a Torino nel 2002, ed è stato riconosciuto nel lavoro di Chiara una straordinaria tenacia nella lotta contro il tempo e contro la scomparsa di una specie così importante dalle acque dell'isola: perché questo mollusco ha grandi difficoltà di sopravvivere in un ambiente non protetto, inquinato da allevamenti ittici in vasca (che scaricano rifiuti chimici nelle acque), stravolto dalla pesca a strascico invasiva e distruttiva, il tutto nonostante una direttiva comunitaria imponga invece di preservare e salvaguardare l‘esistenza della pinna nobilis.
Chiara si adopera per questa salvaguardia, e ha condizionato in questo senso la propria tecnica: estrae la bava e poi “ri-nsabbia” e non cattura il mollusco. Ma in questa attenzione è abbastanza sola. Ora attende che nell'isola di Sant’Antioco si realizzi il progetto di una scuola della seta di mare, per conservare memoria e conoscenza di una cultura millenaria.

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Fonti, risorse bibliografiche, siti su Chiara Vigo

Seta di Mare (lavoro multimediale prodotto da Sardolog 2004).

Voce pubblicata nel: 2012

Ultimo aggiornamento: 2012