Lodigiana di nascita (Graffignana di Lodi, 10 gennaio 1930), ma cremonese di adozione, Elda Fezzi visse e operò in provincia, ma provinciale non fu mai il suo atteggiamento mentale; tra i tanti suoi meriti ebbe, semmai, quello di contribuire a sprovincializzare l’ambiente tendenzialmente conservatore della provincia nel campo di sua competenza, quello della storia e della critica d’arte. A Cremona compì gli studi classici presso il Liceo Daniele Manin, una scuola che vanta un’autentica tradizione nell’ambito dell’insegnamento storico-artistico; vi ebbe come insegnanti Alfredo Puerari e Mina Gregori 1. Entrambi la spinsero, verso gli studi che poi avrebbe abbracciato e che l’avrebbero portata a diventare storica e critica d’arte al tempo stesso.

Si iscrisse alla Facoltà di Lettere Moderne dell’Università di Bologna, dove fu allieva di due famosi storici dell’arte, Roberto Longhi e Francesco Arcangeli, discutendo nel 1953 la tesi intitolata Rapporti tra cubismo e futurismo nell’arte moderna (relatore Rodolfo Pallucchini), su un tema cruciale tra le due avanguardie del Novecento, che lei mise in relazione stabilendo un parallelismo – non una dipendenza del secondo movimento dal primo, come allora si tendeva a ritenere. Nel suo scritto, si concentra in particolare, oltre che sui manifesti futuristi, su Carrà e Boccioni. In quegli anni, in effetti, i due artisti erano stati oggetto di studi 2 e a Bologna, dove aveva sede la segreteria del Movimento, era stata dedicata al Futurismo una mostra 3, il cui catalogo figura nella biblioteca del critico cremonese.

La tesi delinea in modo chiaro il corso dei suoi studi successivi, orientati prevalentemente, anche se non esclusivamente, verso l’arte contemporanea. In particolare, Elda tornò sull’argomento con In margine alla Mostra del Futurismo  4 puntualizzando ulteriormente le specificità dell’avanguardia italiana e arrivando a ribaltare in parte la prospettiva critica, osservando diversi cubisti (Duchamp, Gleizes, Metzinger, Delaunay e Gris) che "hanno tenuto conto delle esigenze della ricerca futurista". L’argomento fu riproposto in maniera più ampia in Cubismo e Futurismo 5, testo ripubblicato in Attraverso l’immagine 6 senza che anche oggi, a distanza di trent’anni dalla sua morte, perda smalto e attualità nelle osservazioni critiche. Tra gli approfondimenti senz’altro connessi alla sua tesi, va ricordato anche il saggio Carlo Carrà del 1956 (La critica d’arte nuova) e, nel 1973, lo studio sui disegni di Boccioni.

Segretario Generale della Biennale di Venezia fin dal 1947, Pallucchini volle come assistente Elda Fezzi per le Biennali del 1954 e del 1956, i cui cataloghi (quello del 1954 in bozze di stampa, evidentemente dono dello stesso Pallucchini), insieme al catalogo del 1958 – anno nel quale l’autrice vinse a Stoccolma su segnalazione di Giulio Carlo Argan – il 1° Premio della Critica assegnato dall’AICA (l’Associazione internazionale dei critici d’arte), ripetendo il successo nel 1960. Elda rimase sempre legata sia all’AICA che alla Biennale, che amava, collaborando anche all’allestimento della sala dedicata allo scultore Alberto Giacometti – vincitore nel 1962 del Gran Premio dell’Esposizione veneziana, per il quale ella aveva scritto un saggio l’anno prima. Nella sua biblioteca passata come Fondo Fezzi nella Biblioteca Statale e Libreria Civica di Cremona – strumento indispensabile con i suoi 1410 titoli, per sondare la vastità dei suoi interessi artistici, estetici, turistici (nel senso alto del termine) e letterari – ricorrono in particolar modo i cataloghi di svariati padiglioni espositivi nazionali della Biennale per la quale stendeva recensioni, come quella del 1977 7 sul tema spinoso Biennale, nuova arte sovietica e dissenso e quella del 1978 sul quasi rebus Dalla natura all’arte, dall’arte alla natura 8, entrambe con la consueta e invidiabile chiarezza sul «Bollettino della Società di Belle Arti ed Esposizione Permanente» di Milano.

Proprio dall’inizio degli anni Sessanta prende il via, e si incrementa sempre più, l’attività di saggista e di storica dell’arte, che affronta stelle di prima grandezza (Renoir, Gauguin, Picasso, Boccioni, Morandi, Giacometti, Archipenko, Moore) già consacrate alla storia in monografie o saggi di grande spessore e lucidità critica. Contestualmente parte – e dal 1965 va intensificandosi – l’attività di critica d’arte di Elda, che presenta centinaia di artisti in gallerie private in ambito locale, nazionale e, in qualche caso, internazionale 9.

Ha frequentato spesso molti centri in giro per l’Italia, soprattutto in Emilia, Lombardia e Veneto, ma anche in città centrali come Firenze e Roma. Grazie a lei la sua città, Cremona, fu trasformata in un piccolo centro di arte contemporanea, dov’era il suo buen retiro, cioè dove trovava la concentrazione per scrivere lontano dal clamore dei grandi centri nei quali l’arte cominciava a dare spettacolo di sé e a trasformarsi in fenomeno di massa promossa da critici d’arte-mattatori, attrazione essi stessi dello spettacolo. Al contrario lo stile di Elda, pure arguta e spiritosa, era professionale e il suo giudizio temuto dagli artisti che seguiva a livello locale – come Biondini, Cordani, Lodi, Misani, Mori, Tarquinio – e che ancora, quelli viventi, conservano di lei un vivo ricordo. Negli anni Sessanta, era attiva presso la galleria La cornice e ai Portici, e poi tra il 1975 e il 1976 a Le mura – da lei stessa fondata –, fu l’anima delle due gallerie cremonesi specializzate nel contemporaneo, Il poliedro e Il triangolo, tra gli anni Settanta e Ottanta, promuovendo nella prima prevalentemente l’arte astratta nelle sue molteplici declinazioni, nella seconda – dopo un avvio figurativo – quella informale e concettuale. La sua sensibilità la induceva ad assecondare il gusto del gallerista, guidandolo nelle scelte, ma senza imporre o prevaricare. I suoi contatti con i critici di spicco del panorama nazionale – in aggiunta ai già citati, Marco Valsecchi, Renato Barilli, Giovanni Testori, Lea Vergine, Achille Bonito Oliva e altri –, oltre che con un ampio ventaglio di artisti, le consentirono di supportare autorevolmente e in modo significativo l’attività delle due gallerie, stabilendo in particolare con Mariarosa Ferrari Romanini – gallerista che aveva aperto Il Triangolo nel 1979 – un legame di intensa e costruttiva amicizia, rinsaldata da continui viaggi a caccia di arte e di contatti stimolanti e sfociata in molteplici mostre e collaborazioni.

Oltre all’attività svolta presso le gallerie private cremonesi, qui citate solo in parte, non vanno dimenticate le mostre antologiche, con relativo catalogo, curate per il Centro Culturale Città di Cremona 10 e, per il Centro Culturale di S. Maria della Pietà, le mostre promosse dal Comune e dal Circolo culturale per la Grafica Artistica: La grafica degli scultori (1982), La grafica surrealista (1983), Gli artisti di Corrente (1984), La grafica dell’Astrattismo (1986) e La figura umana nella grafica contemporanea, omaggio a Domenico Cantatore (1988), che attestano il suo grande interesse nei confronti della grafica – suggerito anche dai molti testi (cataloghi, manuali) presenti sull’argomento nella sua biblioteca e confermato dalle presentazioni di innumerevoli artisti parzialmente o esclusivamente dediti alla grafica (Korompay, Sommaruga, De Vita, Crippa, Calandri, Cingi, Della Torre, Galli, Ghitti, Nanni, Saroni, Scheiwiller, Tarquinio).

Dopo la parziale disamina delle sue molteplici attività, s’impone una riflessione, sui suoi interessi, sui suoi lavori e i suoi scritti, orientati sia verso la grande arte di levatura internazionale, già storicizzata, che verso quella emergente nelle sue varie diramazioni da lei seguite più volentieri: quella surrealista, astratta, informale o concettuale. Non per questo si può affermare che tutto le andasse bene, come purtroppo spesso oggi vale per certa critica, "superficiale e non mai disinteressata", come i futuristi già avevano capito ai loro tempi, promotrice praticamente di chiunque. Elda sapeva muoversi nelle grandi praterie dell’arte, come nell’hortus conclusus più segreto, riuscendo in entrambi i contesti a vedere ciò che davvero era degno di nota. I giudizi di Elda, "la guida fondamentale della vita artistica di Cremona" (Giorgio Mori), prescindevano inoltre da compromissioni politiche o mercantili, cosa che salvaguardava l’autonomia intellettuale e l’integrità morale della critica cremonese. Per quanto riguarda la sua metodologia di lavoro e lo stile della sua scrittura, Elda Fezzi era in grado di applicare il procedimento storico-artistico con rigore metodologico e competenza, sostenuti da un linguaggio cristallino di rara chiarezza, ma anche di sapersi avvalere nelle analisi di un linguaggio prezioso e creativo, magicamente evocativo dell’opera contemporanea e del suo senso, spesso più sfuggente e di più ardua decodifica di quella antica.

Iscritta all’albo dei giornalisti solo dal 1962, collaborava fin dal 1954 con il quotidiano «La provincia», voce fondamentale della realtà locale, con le sue recensioni e interviste, che sono ora in corso di studio: una collaborazione lunghissima, protrattasi fino alla sua precoce morte, garantendo pagine di critica d’arte di altissima levatura al giornale della città, della quale conosceva a fondo la storia e i monumenti. Lo attesta soprattutto il suo lungo saggio La città illustrata: immagini e parole nella pubblicazione di pregio Cremona, lo stile di una città (1982), sapientemente rappresentata, non solo grazie ad una pregevole selezione di immagini di monumenti ma, come promette il titolo, anche di documenti storici e persino di poesie che conferiscono profondità e spessore ad un lungo excursus cha va dalla Cremona romana, agli anni Quaranta del Novecento col Premio Cremona, documentato col dipinto di Mario Biazzi Ascoltazione di un discorso del Duce alla radio, e con un paesaggio bucolico di Carlo Vittori che da quella logica politica si era chiamato fuori.

Grande spazio ebbe nella sua vita l’insegnamento di lettere presso l’Istituto Tecnico Torriani di Cremona, per il quale devono averle giovato il suo carisma e la sua simpatia nel rapporto con ragazzi non sempre facili, calamitati dal suo sapere, come mi riferisce mio fratello Rodolfo che fu un suo allievo 11.

Negli anni Settanta insegnò presso la Facoltà di Magistero dell’Università di Parma, nella sede di Cremona, come assistente del suo professore Alfredo Puerari per i corsi di Arte contemporanea.

L’impegno fisso dell’insegnamento aggiunge ulteriore valore alla mole di lavoro sin qui ricordata, tanto più se si considerano le molteplici collaborazioni esterne, sia per quanto riguarda collane editoriali, che per quanto concerne riviste d’arte specializzate. Tra le prime si può menzionare la stesura delle note critiche del testo di Rosa Bruno Picasso. Il periodo blu e rosa (1977) e la collaborazione con l’editrice De Agostini per l’enciclopedia Le Muse (1963) e per la collana Città e paesi d’Italia, per cui la Fezzi nel 1960 illustrò Cremona, nell’ambito della Lombardia, e poi nel 1968 per la stessa editrice curò gli Indici per L’Atlante della pittura. Pittori moderni e pittori americani con Luis Gonzales Robles e Maurizio Calvesi.

Per quanto riguarda le riviste, si segnala il suo contributo giovanile dal 1959 al 1961 al «Bollettino della unione Storia ed Arte», rivista antica fondata a Roma il 21 aprile 1908 dall’archeologo Romolo Artioli. Per quel bimestrale Elda stilava pregevoli recensioni di mostre, come quelle monografiche su Modigliani, Manzù e Guttuso, su movimenti, come quella già citata sul Futurismo, o ben più impegnative come quella dedicata alla Quadriennale (l’ottava) nelle cui novantatré sale la critica cremonese mostra di muoversi con disinvoltura, con notevole senso di sintesi, nell’ampio e articolato panorama proposto di tutti i movimenti artistici nazionali dagli anni Trenta. Si segnala, inoltre, la collaborazione dal 1977 al 1979 con il «Bollettino della Società di Belle Arti ed Esposizione permanente di Milano» e poi la lunga collaborazione (dal 1965 al 1976) con «Le Arti» della cui redazione entrò a far parte negli ultimi anni. Degno di particolare nota il suo coinvolgimento con «NAC» (Notiziario Arte Contemporanea) fin dal suo apparire nel 1968. Rivista anomala e soprattutto coraggiosa nel suo tentativo di salvaguardare il valore dell’autonomia critica rifiutando la pubblicità – il che, naturalmente, significava per i collaboratori gratuità –, in antitesi rispetto all’etica professionale del critico secondo il suo fondatore Francesco Vincitorio che, scherzosamente, definiva la sua amica Elda “la vestale di Cremona”, una definizione che ce ne consegna un profilo netto tracciato in punta di matita, un elegante profilo morale, prima ancora che fisico.

Madre troppo spesso distratta nei confronti dei suoi figli migliori, la città di Cremona si può dire abbia dedicato davvero spazio a Elda Fezzi solo dopo la sua prematura scomparsa, che ha significato un grave depauperamento della cultura artistica cremonese, con diverse iniziative tese a rilanciarne la memoria. Alcuni esempi: il libro Ex libris. Omaggio a Elda Fezzi del 1989 12, volume che contiene dieci testimonianze critiche e trentadue ex libris di altrettanti artisti; la mostra Cinque pittori per Elda Fezzi presso la Galleria Il Triangolo nel 1993 e la mostra Attraverso l’immagine in S. Maria della Pietà del 1995.

Tra il 2001 e il 2002 ha preso corpo il Premio Elda Fezzi, scaturito da un’iniziativa dell’Associazione Artisti Cremonesi in collaborazione col Liceo Artistico Statale di Crema e Cremona teso a premiare un promettente allievo della scuola con una propria mostra personale presso l’Associazione. La prima edizione (settembre-ottobre 2002) premiò Marco Pagliardi.

Anche questo incompleto contributo intende essere un modesto e personale omaggio all’insegnante ricordata con affetto con l’idea – che credo sarebbe piaciuta a lei così curiosa e aperta al nuovo – di trovarle una collocazione anche in rete in un sito che, oltretutto, celebra il genio femminile, da lei compreso, apprezzato e così ben testimoniato.

Note


1 Il primo sarebbe diventato il direttore del Museo Civico Ala Ponzone, la seconda destinata ad essere la più prestigiosa storica dell’arte del secondo Novecento.
2 R. Longhi, Carlo Carrà, mostra personale, Catalogo della XXV Biennale di Venezia, 1950; G.C. Argan, Umberto Boccioni, Roma, 1953, per citare solo le monografie.
3 Mostra Nazionale della pittura e della scultura futuriste, Bologna 1951.
4 «Bollettino dell’unione Storia ed Arte», 1959, n. 5, p. 5
5 contenuto in Ulisse, vol. XII, fasc. LXXVI, Firenze, Sansoni, novembre 1973.
6 Cremona 1995, pp. 43-49
7 n. 3, ottobre-dicembre.
8 n. 5, gennaio-marzo del 1979.
9 a Giessen, in Germania, a Graz, Parigi, Zagabria, Lugano e a Enschede in Olanda
10 Iginio Sartori, 1978, Alfeo Argentieri, 1981, Carla Bergamasco, 1983, Sereno Cordani, 1987
11 Oggi liceo tecnologico, il Torriani porta il nome dell’ingegnere cremonese celebre a livello internazionale e attivo presso la corte spagnola degli Asburgo dal 1547 al 1585; a lui Elda, sempre nel ruolo di storico dell’arte, dedicò un saggio nel catalogo dell’importante mostra sui pittori Campi di Cremona del 1985.
12 Venezia, Centro internazionale della grafica, a cura del Comune e della Provincia di Cremona.

Fonti, risorse bibliografiche, siti su Elda Fezzi

Scritti principali di Elda Fezzi

Carrà e la sua modificazione del Cubismo, in «La Critica d’Arte Nuova», gennaio/marzo 1956, pp. 118-124

Incontro con Morandi, saggio (non reperito), 1960

Alberto Giacometti, saggio (non reperito), 1961

Enciclopedia Le Muse (collaborazione), Novara 1963, De Agostini

Aleksandr Archipenko, Milano 1966, Fratelli Fabbri editori

E. Fezzi, L. Gonzales Robles, M. Calvesi, Atlante della pittura. Pittori moderni e pittori americani. Indici, Novara 1968, De Agostini

Renoir, Milano 1967, Studio editoriale Perna; Cremona, in Lombardia, Città e paesi d’Italia, Novara 1967, De Agostini editore, pp. 280- 286

Renoir, Firenze, 1968, Sadea Sansoni editori

Henry Moore, Firenze, 1971, Sansoni editore, Collana I Maestri del Novecento, Piero Giunni, Padova 1975, Panda editrice

Renoir. L’opera completa di Renoir nel periodo impressionista, 1869-1983, Milano 1972, Rizzoli editore, Collana I Classici dell’Arte

Umberto Boccioni, disegni, Milano 1973, Aldo Martello editore

Noa Noa e il primo viaggio a Tahiti di Paul Gauguin, Milano 1974 (con F. Minervino), Rizzoli

Renzo Botti pittore, in Renzo Botti, Cremona 1976, edito dall’Assessorato alla Cultura del Comune di Cremona, Cremona 1976, pp. 31-57

Iginio Sartori, Catalogo della mostra presso il Centro culturale Città di Cremona, Cremona 1977; stesura delle note critiche de Picasso. Il periodo blu e rosa di Rosa Bruno, Milano 1977, ed. Centro Diffusione Cultura

Renzo Sommaruga illustratore, Verona 1979, edizioni d'arte Ghelfi

Paul Gauguin, Milano 1980, ed. Rizzoli, Collana Arte Bur. Electa, pp. 9-21

Il pittore Alfeo Argentieri e il suo tempo, in Argentieri, Milano 1981, Electa

La città illustrata: immagini e parole, in Cremona, lo stile di una città, Milano 1982, Alma edizioni, pp. 6-111; Giuseppe Castellani. La regola magica di Castellani nelle cattedrali di roccia, Cremona 1982

Giannello Torriani, in I Campi e la cultura artistica cremonese nel Cinquecento, Milano 1985, Electa, pp. 369-70

Margherita Serra, genesi del marmo, Bologna 1987, edizioni Bora; Sereno Cordani. Fantasia e moralità, catalogo della mostra antologica del Centro Culturale Città di Cremona, Cremona 1987

M. De Micheli, Medardo Rosso. Scritti e pensieri, 1889-1927, Cremona 1994, ed. Turris

Saggi e studi a lei dedicati

Stefania Ziliani, Esposizioni. Emergenze della critica d’arte contemporanea, 2012, Mondadori

Elda Fezzi, una donna per l’arte, Cremona 2020, a cura della Società Storica Cremonese

Referenze iconografiche:  Elda Fezzi al Premio Viareggio nel 1959. Fonte: Archivio di Stato di Cremona, Fondo Fezzi. Immagine in pubblico dominio.

 

Voce pubblicata nel: 2018

Ultimo aggiornamento: 2023