"Ho cambiato nell'infanzia varie lingue e paesi. Molto presto ho sentito il problema di dover scegliere una lingua e salvarla. Salvare anche dall'oblio paesi e isole nelle quali ero vissuta. Non solo però ho scritto per salvare tutte queste cose, ma anche per salvare me stessa dalla morte e dall'insignificanza [...]".

Fabrizia Ramondino nasce il 31 agosto 1936 a Napoli. Suo padre Ferruccio è figlio di una coppia di origini calabresi, un'insegnante e un magistrato. Laureatosi all'Istituto Orientale di Napoli, nel 1935 sposa Pia Mosca, ex studentessa della scuola svizzera di Napoli. Poco dopo la nascita di Fabrizia, Ferruccio ottiene il consolato a Maiorca, dove i tre si trasferiscono. Qui nascono gli altri due figli della coppia; in casa governa la balia Dida, che per Fabrizia diventa un'ulteriore figura materna, grazie a cui conosce il mondo dei ceti più umili, di cui si interesserà per tutta la vita.

Nel 1943, la famiglia Ramondino si mette in viaggio per rientrare in Italia, ma il padre viene fatto prigioniero a Tangeri: Pia Mosca e i figli si trasferiscono a Santa Maria di Massa Lubrense, vicino Sorrento, dalla vulcanica nonna materna Luciana, altra figura femminile centrale per la vita e la letteratura di Ramondino.

Nel 1949, la famiglia riunita si trasferisce per seguire il nuovo lavoro paterno a Chambery, in Francia, permettendo a Fabrizia di frequentare le scuole francesi. L'anno successivo, però, Ferruccio muore improvvisamente: la vedova e i tre figli ritornano a Napoli, dove Fabrizia frequenta il liceo classico. Soggiorna nel Vesuviano, fino a quando vince una borsa studio a Parigi, dove si trasferisce. In seguito, si sposta in Germania: dal 1954 al 1957 si muove tra Heidelberg, Francoforte e Monaco di Baviera. Qui apprende la sua quarta lingua, sperimenta l'indipendenza della vita adulta, ma anche la pesantezza della solitudine. In questo periodo, nasce l'amicizia con la germanista Lea Ritter Santini.

Nel 1958, Ramondino ritorna in Italia, spostandosi tra Roma e Milano, fino al rientro a Napoli nel 1960, dove si sposa con il pittore di origini nobiliari Francesco Alberto Caracciolo. In questi anni, è traduttrice dal tedesco per gli editori Il Saggiatore e Schwartz, milita nel PSI, torna a Napoli dove si laurea in lingue all’Istituto Orientale e lavora all'Associazione Italiana per l’Educazione Demografica, istruendo le donne all'uso del diaframma, al tempo proibito per legge. Nel 1965, la morte della madre segna un evento fondamentale nella vita privata e nel percorso intellettuale di Ramondino, che trova conforto nella scrittura.

Un anno dopo, Fabrizia dà alla luce la sua unica figlia, nata dalla relazione clandestina con il giornalista Livio Patrizi. Per occuparsi di lei, diventa insegnante di ruolo a scuola. Continua a partecipare ad alcune iniziative sociali, come quelle per i bambini proletari a Montesanto. Sempre nel 1968, si impegna negli ambienti della Nuova Sinistra e aderisce al Centro di Coordinamento Campano, dove nel 1969 conosce Goffredo Fofi. Insieme a Vera Lombardi, nel 1970 fonda l'Associazione Risveglio Napoli, un progetto solidale di asilo gratuito per bambini e di scuola serale per i lavoratori. Infatti, l'attivismo di Ramondino si muove spesso entro una dimensione pedagogica.

Nel 1973, si diffonde l'epidemia di colera a Napoli: la terribile esperienza avvicina Ramondino alla condizione dei proletari e dei disoccupati, da cui nasce l'articolo Contro l’uso capitalistico del colera sulla rivista "Inchiesta". Al 1977 risale la raccolta di interviste commissionatale da Fofi, Napoli: i disoccupati organizzati. I protagonisti raccontano. Nel 1980, un pesante terremoto colpisce l'Irpinia: Ramondino vive al centro di Napoli, da cui è costretta a trasferirsi. A questo punto inizia una serie di viaggi della durata di circa dieci anni, senza la compagnia della figlia Livia partita per la Germania come allieva di danza della maestra Pina Bausch. In questo periodo, Ramondino prima si sposta a Laurito, poi nel Lazio, a Itri. Qui scrive la sceneggiatura Morte di un matematico napoletano per Mario Martone, in cui racconta la storia di Renato Cacioppoli, intellettuale emarginato e dimenticato, indotto al suicidio.

All'età di 45 anni, Ramondino si fa conoscere al grande pubblico con il romanzo Althénopis (1981, Einaudi), opera presentata alla curatrice Natalia Ginzburg da Elsa Morante. Il romanzo nasce da due sogni fatti dall'autrice su sua nonna: nel primo, invita Fabrizia a scrivere storie, nel secondo, viene trovata a far lezione a scuola al suo posto. Althénopis si divide in tre parti. Nella prima parte domina la figura della nonna, mentre nell'ultima è centrale la figura della mamma: in tutto il romanzo, la genealogia al femminile e il ruolo delle donne che animano la vita della protagonista restituiscono un racconto al femminile, al tempo stesso ispirato all'autobiografia dell'autrice, ma con un significato universale in cui è possibile riconoscersi.

Due anni dopo, Ramondino pubblica la raccolta Storie di patio (1983, Einaudi), che consta di dieci racconti. L'ambientazione spazia tra un villaggio spagnolo, da cui presto si dovrà partire, e la città di Napoli. Nei primi anni del 1980, la scrittrice combatte con l'alcolismo. Al 1985, risale la lettura dei Diari di Etty Hillesum, ebrea internata ad Auschwitz, che la aiutano a fare i conti con il dolore e ad uscire dalla dipendenza. Due anni dopo, Ramondino pubblica Taccuino tedesco (1987, La Tartaruga), un resoconto degli anni in Germania, da cui emerge il legame della scrittrice con la cultura tedesca, in particolare con Ingeborg Bachmann e Hannah Arendt.

L'anno successivo esce Un giorno e mezzo (1988, Einaudi): il libro è ambientato da un venerdì a una domenica del settembre 1969. La protagonista Costanza risiede a Villa Amore, a Napoli. La sua storia è quella di una donna dalle fattezze androgine, una madre single che cresce la propria figlia negli anni della contestazione giovanile, tra femminismo, politica e l'anarchia. Con Andreas Friedrich Muller, cura il volume Dadapolis. Caleidoscopio napoletano (1989, Einaudi), una raccolta di testimonianze e riflessioni di personaggi di spicco della cultura su Napoli. In seguito, pubblica Star di casa (1991, Garzanti), in cui confluisce la terribile esperienza vissuta nel 1980 con il terremoto che aveva colpito la sua zona e che rimane un elemento importante anche in Terremoto con madre e figlia (1994), messo in scena da Mario Martone e interpretato da Anna Bonaiuto. L'anno successivo, Ramondino pubblica la raccolta di racconti In viaggio, (1995, Einaudi), in cui il viaggiare emerge come tema esistenziale, oggetto di riflessione e dato autobiografico.

Nel 1996, va nel Sahara, in Algeria, insieme a Mario Martone, per la realizzazione di un documentario commissionato dalla RAI sul Fronte Polisario: Ramondino trascorre un mese nel deserto, nel campo profughi del popolo esiliato dei Sahrawi, per cui tiene dei corsi di alfabetizzazione. Il diario di bordo scritto da Ramondino esce con il titolo Polisario. Un’astronave dimenticata nel deserto (1997, Gamberetti editore). Allo stesso anno risale l'incontro con la filosofa femminista Christa Wolf, in occasione della presentazione di un suo libro a Napoli.

Successivamente, per Fabrizia inizia un nuovo periodo di depressione. Nel 1998, soggiorna a Trieste, dove frequenta il Centro Donna Salute Mentale, diretto dalla psichiatra Assunta Signorelli, che le chiede di annotare la sua esperienza.

Ramondino attraversa una fase difficile di alcolismo che rallenta e posticipa questo lavoro di scrittura. Nonostante non si fosse mai unita dichiaratamente al femminismo, il rapporto con Signorelli getta un ponte con tali istanze: è una figura femminile e un'amica che fa da tramite, insieme alle donne che animano il centro:

"Trieste mi ha insegnato a scendere, attraverso il femminismo di Assunta, nella mia peculiarità di genere verso la quale avevo ostentato un aristocratico distacco. [...] Mi si è aperto un varco verso la Trieste donna, che io ero stata riluttante ad attraversare, a causa rifiuto della mia femminilità e di una velata disistima delle donne in generale, o come "genere" non smentita neanche dal movimento femminista degli anni '70".

Successivamente, esce L’isola riflessa (1998, Einaudi), romanzo in cui Ramondino narra i suoi due soggiorni a Ventotene, segnati dalla depressione e dall'alcolismo. In questo racconto della propria storia personale, la narratrice ripercorre la storia pubblica dell'isola di Ventotene. Dello stesso anno è L'Isola dei bambini (1998, edizioni e/o), che ripercorre l'esperienza solidale dell'Associazione Risveglio Napoli. Nel 2000, pubblica l'articolo Il maestro e Io ne "L'Illuminista" sul suo rapporto con lo scrittore Alberto Savinio e Passaggio a Trieste, il resoconto dell'esperienza nella città di confine.

L'anno seguente esce Guerra d’infanzia e di Spagna (2001, Einaudi) un romanzo in cui i luoghi scandiscono il tempo della vita della protagonista bambina Tittita, e dove la guerra assume un ruolo centrale. Infatti, la protagonista trascorre i primi anni della sua infanzia sull’isola di Maiorca, negli anni della la guerra civile spagnola e di poco precedenti il conflitto mondiale. La guerra, però, anima anche la quotidianità dei rapporti con il mondo e con gli altri.

Successivamente, Ramondino pubblica Il libro dei sogni (2002, L’ancora del Mediterraneo), in cui annota e interpreta alcuni dei suoi sogni, confrontandosi con la psicoanalisi junghiana a cui si era sottoposta tra il 1964 e il 1969. Del 2004 è la raccolta di poesie Per un sentiero chiaro che vince la prima edizione del Premio Internazionale di Poesia Pier Paolo Pasolini. L'opera è suddivisa in tre sezioni, in cui sono presenti le poesie scritte a partire dal 1956 fino al 2002. L'anno successivo escono due raccolte di racconti: Arcangelo (2005, Einaudi), e Il calore (2005, nottetempo). Da queste opere emerge un vivo ritratto dell'Italia meridionale, mutata negli anni successivi al dopoguerra, in cui i personaggi non riescono a trovare il proprio posto nel mondo contemporaneo.

Il 26 giugno 2008, Fabrizia Ramondino muore prematuramente in una spiaggia di Formia, colpita da un ictus dopo un bagno in mare.

Il suo ultimo libro La via (2008, Einaudi) esce il giorno successivo: la storia è ambientata nella cittadina di Arcaia, divisa in due da una via. La demarcazione non è solo spaziale, ma anche temporale: la parte vecchia del paese è rimasta arretrata e ancorata alle tradizioni, mentre la zona più bassa è nuova e vive nella modernità. In questa ultima opera, Ramondino tocca i temi del passato, dello sviluppo, della povertà e della ricchezza.

Fonti, risorse bibliografiche, siti su Fabrizia Ramondino

Lucamante Stefania, Tra romanzo e autobiografia, il caso di Fabrizia Ramondino, in Modern Languange Notes, Vol. 112, No. 1, The Johns Hopkins University Press, 1997, pp. 105-113.

Proietti Silvia, Confino e confinati nell’immaginario di Fabrizia Ramondino, Tesi di laurea magistrale, Sapienza Università di Roma, 2018, pp. 6-13.

Sconamiglio Silvia, Mis(S)conosciute, L'esile penna: Fabrizia Ramondino. Itinerari di vita e letteratura al confine tra realtà e immaginazione, LiberAria Editrice, Bari, 2023.

Riferimenti iconografici:

Augusto De Luca, CC BY-SA 2.0 <https://creativecommons.org/licenses/by-sa/2.0>, via Wikimedia Commons

 

Voce pubblicata nel: 2023

Ultimo aggiornamento: 2023