Felicitas Buchner è nota per la sua attività di pedagogista della corrente dell’attivismo cattolico e di pubblicista1. Nel 1933 i nazisti certificarono la conclusione di questo impegno dopo che per anni Felicitas, ebrea, era stata tenuta sotto sorveglianza dalla polizia di Stato; ultima notizia certa: l’ingresso nell’ospizio per anziani Altenheim di Dom-Pedro Platz a Monaco, il 25 aprile 19442.
Felicitas, o piuttosto Felicita come si firmava lei stessa, iniziò la sua attività in Italia il 1 dicembre 1881 come bambinaia-istitutrice degli orfani di Giustino Valmarana, cognato di Antonio Fogazzaro: con questi propose, nell’ambito del suo impegno nell’assistenza e tutela di fanciulli poveri e/o abbandonati, l’iniziativa degli “asili-famiglia” che prevedeva un gruppo residenziale di un numero massimo di otto piccoli seguiti da una vice-madre. Su questo progetto firmò nel giugno 1901 un appello alle donne d’Italia, che considerava sua seconda patria3. Complesso e discusso il rapporto intellettuale e sentimentale tra Fogazzaro e Felicita, che lasciò definitivamente l’Italia solo dopo la morte dello scrittore avvenuta il 7 marzo 19114.
Buchner fu membro del Consiglio direttivo e corrispondente da Monaco di Baviera della “Federazione Abolizionista Internazionale”, che combatteva la regolamentazione della prostituzione sanzionata in alcuni stati civili dalle leggi, e responsabile locale della “Deutscher Frauenbund für alkoholfreie Kultur”, associazione femminile tedesca per la cultura antialcoolica sorta a Dresda nel 1900 e di cui Buchner fu presidente sino al 1922. Felicita – “propagandista del movimento per il bene in Germania, in Francia, in Svizzera ed in Italia” come la definì la rivista “Vita Femminile Italiana”5 – espresse il suo pensiero in molte conferenze e scritti in cui sosteneva che immoralità, alcoolismo e prostituzione, andavano prevenuti attraverso l’educazione morale, sessuale e pratica e corsi per l’educazione della donna, anche ambulanti, tra i quali l’economia domestica. La morale dei due sessi doveva essere unica e la donna poteva svolgere un ruolo fondamentale, prima di tutto educando diversamente i propri figli e poi impegnandosi in attività sociali e umanitarie6.
Felicita si impegnò anche sul tema della povertà, suggerendo soluzioni a livello nazionale ed europeo che prevedevano migliorie nell’agricoltura e in particolare la sostituzione della coltura intensiva di prodotti più ricercati, di buona qualità e freschi, a quella intensiva, che portava a sovrabbondanza solo certi alimenti.
Nel 1909 collaborò in modo sostanziale all’iniziativa della Scuola Franchetti per le giovani di cui firma il programma come Direttrice, dichiarandone gli scopi: “1) Preparare buone madri di famiglia e buone massaie; 2) Formare insegnanti di economia domestica per scuole professionali, orfanotrofi ed altri educandati femminili ed anche per cattedre ambulanti e scuole di educazione domestica analoghe a quelle esistenti con benefici effetti nel Belgio, in Germania e in Svizzera e, in Italia, nella provincia di Bergamo, dove esse hanno dato frutti tali di moralità e d’ordine nelle famiglie operaie da ottenere non solo il consenso, ma anche il concorso pecuniario dei grandi industriali e delle autorità governative e municipali”. Le materie di insegnamento dei corsi magistrali – della durata di uno o due anni e che comprendevano letture e conversazioni in francese, inglese e tedesco – erano suddivise in tre aree: gestione della famiglia e della casa, lavoro produttivo della donna di famiglia in campagna, doveri della donna; l’abilitazione di primo livello era “all’insegnamento dell’economia domestica negli educandati femminili e alla frequentazione del corso magistrale superiore”; quella di secondo livello, “all’insegnamento dell’economia domestica e delle piccole industrie agrarie negli orfanotrofi, nelle cattedre ambulanti e nelle scuole di educazione domestica in città e in campagna”. Mentre per essere ammesse alla scuola era necessario aver compiuto diciassette anni, c’erano anche parecchi corsi speciali, brevi e gratuiti per ragazzine appena uscite dalle scuole elementari, per operaie, per contadine, per giovani madri e per maestre di scuole primarie e secondarie, questi ultimi biennali ed estivi7.
Nell’agosto 1909 Maria Montessori tenne lezioni di Sociologia elementare e di Metodologia della pedagogia scientifica al Primo corso di pedagogia scientifica svoltosi alla Villa Montesca a Città di Castello per iniziativa di Alice e Leopoldo Franchetti, referente proprio Buchner in quanto direttrice della costituenda Scuola di Economia Domestica che, purtroppo, non ebbe successo e chiuse subito il primo anno, nonostante disponesse di docenti qualificati e di strumenti all’avanguardia, come per esempio il “Metodo E. Boccacci”, rarissima, forse unica, raccolta didattica di valigette contenenti campioni di fibre tessili e di tessuti, libretti-campionari di armature, in stoffa e in carta colorata, eccetera8.
Della dura necessità della chiusura aveva scritto Alice al Fogazzaro già il 31 dicembre 1909: “[…] Le voglio parlare anche e soprattutto della amica che abbiamo in comune, di Felicita Buchner. […] Ora rimane la cosa principale di trovare un altro lavoro adatto alle forze e di soddisfazione per la cara Sig.ra Buchner, colla quale rimango in piena simpatia ed amicizia”9.
- Moretti 2010. ^
- Franzina 1994, pp. 269-270. ^
- Piccioni 1970, pp. 169-170; Fossati 1997, pp. 43-44. ^
- Piccioni 1970, p. 170 e p. 464:. Cfr. anche Moretti 2009 e 2010. ^
- Bollettino della Moralità. Felicitas Buchner a Firenze, «Vita Femminile Italiana», a.IV, fasc.IV, luglio 1910, pp. 811-812. ^
- Buseghin 2002, Felicitas Buchner, pp.525-535 e 2013, pp.58-63. ^
- Buchner, s.d., (1909) e Istituto Franchetti in Città di Castello, «Gioventù Nova», n. 87, a. V, n. 5, 15 marzo 1909, p. 1;cfr. anche Corsi d’istruzione per la vita pratica, «Vita Femminile Italiana», a. III, fasc. III, marzo 1909, pp.282-284. ^
- La raccolta, restaurata, è oggi esposta nel museo-atelier dell’azienda Tela Umbra. Lini tessuti a mano dal 1908 a Città di Castello. ^
- Carteggio Fogazzaro, Fondo Piero Nardi, Biblioteca Civica Bertoliana di Vicenza. ^