Nella prospettiva di un aristocratico romano degli inizi del V secolo la situazione si poteva probabilmente riassumere in questi termini: la bella e la bestia. Non diversamente si poteva concepire l’inaudito caso di una principessa imperiale caduta nelle mani di un barbaro, che poi l’aveva persino sposata.

Poche figure come la protagonista di questa vicenda, Galla Placidia, rappresentano il dramma finale dell’Impero Romano. Quando nacque, figlia e nipote di imperatori, l’Impero era più esteso di quanto lo fosse stato ai tempi di Augusto; quando morì, nel novembre del 450, Roma era già stata saccheggiata dai Goti, gli Unni erano passati come un vento infuocato sulle terre dell’Impero, la Britannia, l’Africa e buona parte delle Gallie erano perdute e i Vandali si accingevano a devastare una seconda volta il caput mundi. Di tutti questi eventi Galla non fu una semplice spettatrice ma una grande protagonista.

Elia Galla Placidia era venuta al mondo attorno al 390 nel palazzo imperiale di Costantinopoli, figlia di Teodosio e della sua seconda moglie Galla, a sua volta figlia di un altro imperatore, Valentiniano; dal precedente matrimonio Teodosio aveva avuto due maschi, Onorio e Arcadio, i quali, dopo la sua morte, avvenuta nel 395, si sarebbero divisi le due metà dell’Impero. La vita di Galla ebbe una drammatica svolta nel 410; allora la principessa si trovava a Roma, dove fu coinvolta nelle convulse vicende che portarono il goto Alarico a conquistare e saccheggiare la Città Eterna. Tra il bottino dei vincitori vi era il più prezioso degli ostaggi, la sorellastra dell’imperatore Onorio. Alarico e i suoi prigionieri si diressero verso il sud Italia, dove il re goto morì improvvisamente. Il suo successore Ataulfo condusse il suo popolo nella Francia meridionale, portando con sé Galla, che sposò nel 414: fu così che la nipote dell’imperatore Teodosio finì nel letto di un reuccio barbaro. Ataulfo però era realmente innamorato di Galla, della quale subiva la forte personalità e di fronte alla quale avvertiva un forte senso di inferiorità culturale.Galla del resto era una donna abile e astuta, anche crudele, di temperamento completamente diverso da Onorio, il quale per tutta la vita non fu altro che un povero fantoccio nelle mani dei suoi consiglieri.

Quando Galla e Ataulfo ebbero un figlio, i genitori lo chiamarono Teodosio, come il nonno: se fosse vissuto, sarebbe diventato il candidato al trono imperiale, e forse la storia di Roma avrebbe preso un corso differente. Ma il destino decise in altro modo. Il bambino morì subito dopo la nascita e poco dopo Ataulfo fu ucciso in una congiura. Il nuovo re goto, Sigerico, volle umiliare l’altezzosa principessa romana facendola marciare a piedi davanti al suo cavallo. Il successore di questo brutale soldato, Wallia, decise che era più conveniente restituire Galla ai Romani e così, nel 417, dopo sette anni di questa strana avventura, la principessa tornò a Roma, accolta in modo trionfale. In seguito, la vedova del re goto sposò un valoroso generale romano, Costanzo, dal quale ebbe una figlia, Giusta Grata, e un maschio, Valentiniano; sembra però che Galla si sia piegata controvoglia a questo matrimonio politico con un generale coraggioso ma rozzo e brutto. Dopo la morte di Onorio e del marito, riuscì a installare Valentiniano (che aveva sei anni) sul trono d’Occidente divenendone la tutrice. Così, dal 423 sino alla morte, Galla diresse di fatto l’impero in un periodo terribile, tra guerre e invasioni, cercando di mettere un freno al disfacimento dello stato con la sua abilità diplomatica e la sua non comune capacità d’intrigare, nonché di sopperire all’imbelle inettitudine che il figlio condivideva con tutti gli eredi maschi della casata di Teodosio.

Galla, come tutti i membri della sua dinastia, era una fervente (e anche intollerante) cattolica, e spesso s’intromise in questioni religiose. Morì alla fine del 450, e fu sepolta a Roma, non nel commovente Mausoleo che si era fatta costruire a Ravenna. Da quel momento non vi fu alcun freno alla decadenza: l’ultimo grande generale di Roma, Ezio, fu assassinato da Valentiniano, il quale a sua volta venne ucciso l’anno seguente. Lo stato romano era destinato a un rapidissimo tramonto: a Galla fu almeno risparmiato di vedere il secondo saccheggio di Roma da parte dei Vandali nel 455 e, circa vent’anni più tardi, la fine dell’Impero in Occidente.

Fonti, risorse bibliografiche, siti su Galla Placidia

Zosimo, Storia Nuova

Paolo Orosio, Historia adversos paganos

Prospero d’Aquitania, Chronicum integrum

Iordanes, Historia gothorum

Sidonio Apollinare, Epistulae

V.A. Sirago, Galla Placidia e la trasformazione politica dell’Occidente, Louvain 1961

S.I. Oost, Galla Placidia Augusta. A Biographical Essay, Chicago-London 1968

Lidia Storoni Mazzolani, Vita di Galla Placidia, Milano 1978

G.Traina, 428 dopo Cristo, Roma-Bari 2007

H. Gourdin, Galla Placidia. Imperatrice romaine, reine des Goths, Paris 2008

Voce a lei dedicata su Wikipedia

Referenze iconografiche: Medaglione in vetro dorato del III secolo, di origine alessandrina, ma tradizionalmente creduto raffigurante Valentiniano III, la madre Galla Placidia e la sorella Giusta Grata Onoria. Si è conservato incastonato nella Croce di Desiderio. Fonte: Jasper Burns. Immagine in pubblico dominio.

Voce pubblicata nel: 2012

Ultimo aggiornamento: 2023