Isotta nasce in un contesto familiare segnato da un forte impegno politico: sua madre Vittoria Anticzarina Cavallo fu protagonista della rivolta del 1917 a Borgo San Paolo, famoso quartiere della Torino proletaria rossa dove anche Rita Montagnana aveva trascorso la sua infanzia. Il padre Giuseppe Gaeta era un comunista della prima ora e attivo nella Resistenza come ispettore del Comando delle Brigate Garibaldi.

A sedici anni Isotta è una staffetta partigiana con nome di battaglia di “Mira”, nella 107° Brigata Garibaldi. È proprio in questo periodo che si avvicina al giornalismo: usava la sua inseparabile Olivetti M40 per battere i volantini con gli appelli e i messaggi alla popolazione.

La mia partecipazione alla Resistenza è stata la naturale conseguenza dell’educazione ricevuta in una famiglia antifascista provata dal carcere, dal confino, dalle privazioni. Un percorso che mi ha fatto scegliere da che parte stare con convinzione. […] A Torino, nel mio Borgo San Paolo, altri esempi di rivolta contro il fascismo mi venivano da altre famiglie come i Pajetta, i Montagnana, i Longo. […] Eravamo ragazzi ma, in pochi giorni, diventammo ribelli.

Tra gli anni Cinquanta e Sessanta, dopo il trasferimento a Milano, Isotta collabora con numerose riviste femminili tra cui «Vie Nuove», «Noi Donne», «Quarto mondo», «Compagne». Nel 1978 scrive L’altra metà della Resistenza con Bianca Guidetti Serra e Lydia Franceschi sulla valorizzazione dell’impegno femminile durante la lotta di Liberazione e, nello stesso anno, entra nelle fila di «Stampa Democratica». Qui si impegna in tutti gli organismi sindacali della categoria e diventa segretaria del Circolo della Stampa di Milano.

Dagli anni Ottanta è in prima linea come reporter per il «Corriere della Sera», battendosi per i diritti civili dei detenuti e per garantire giustizia, equità e dignità della persona nelle carceri. Avendo come orizzonte i temi della libertà e della democrazia non ha mai esitato a contrastare tutti gli aspetti prepotenti e oscurantisti della politica e della società, motivo per cui la ritroviamo sempre in prima fila per difendere l'autonomia e la professionalità dei giornalisti. In Italia, si batté perché nelle carceri fossero mantenuti giustizia, equità e dignità della persona.

Nel 1985 lavorò a un documentario Invece del carcere, con cui l’anno dopo vinse il premio giornalistico Exploit. Al momento della morte, avvenuta nella sua casa della Costa Azzurra in riva al mare, era presidente del Festival Internazionale Cinematografico a regia femminile Sguardi altrove, che ancora oggi si svolge annualmente a Milano.

La sua visione europeista nel 1992 la spinge a fondare e dirigere la Rete italiana delle giornaliste europee, mentre nel 1995 organizza la prima visita di giornaliste europee in Cina in occasione della Quarta Conferenza Mondiale sulle Donne.

Dalle battaglie durante la Resistenza a quelle ideologiche, la vita di Isotta Gaeta è stata la testimonianza di una vera passione per la democrazia, la libertà d’informazione e i diritti civili, in un’ottica di impegno sociale e di valorizzazione dell’attività femminile degna delle lotte politiche che hanno attraversato la storia della sua famiglia.

Il Comune di Cinisello Balsamo (MI) nel 2007 la nominò Giornalista Partigiana della 107° Brigata Garibaldi e per volontà dell’Anpi milanese oggi riposa al famedio del cimitero monumentale. 

Voce pubblicata nel: 2020

Ultimo aggiornamento: 2023