«Nella mia famiglia nessuno era editore. I miei sono originari di Trento e di Ferrara, mio padre era ingegnere. In casa mi ricordo che mia madre leggeva i libri della Medusa. Poi c’era il nonno, suo padre, che scriveva dei libri di favole». Laura Lepetit si trasferisce a Milano da adolescente e dopo il liceo si laurea in Lettere moderne all’Università Cattolica di Milano. A ventiquattro anni si sposa con un industriale, come lavoro fa qualche supplenza: «poche. Non era facile lavorare, ed essere moglie e madre nello stesso tempo», e con l’amica Anna Maria Gandini è negli anni Sessanta una frequentatrice assidua della libreria Milano Libri, in via Verdi: «Quel libraio riusciva a comunicare il piacere del libro. Da lui c’era sempre un’atmosfera molto bella. Un anno dopo ci disse che la libreria andava male e che avrebbe dovuto cederla. Così la prendemmo noi, io e Anna Maria. È stato qualcosa di improvviso. Lei fino ad allora si era occupata di vini. Io ero stata mamma e moglie. Ma ci sembrò una cosa naturale. Mettemmo insieme un gruppo di amici e la acquistammo».

Il decennio 1965-1975 alla Milano Libri è ricco di incontri e sorprese: «Un giorno arrivò in libreria il marito di Anna Maria, Giovanni Gandini, dicendo che avrebbe voluto fare una rivista a fumetti con le strisce dei Peanuts. Così è nata «Linus». Quello che ci stupì di più fu il successo immediato, stupefacente, senza che ci fosse nessuna strategia editoriale». Fra la gestione della libreria, la collaborazione a «Linus» e la propria vita famigliare, Laura Lepetit viaggerà molto: «Sono stata in America, ho conosciuto il femminismo, case editrici come Virago, fatte con testi di sole donne. Al mio ritorno ho incontrato Carla Lonzi, che per me rappresenta il femminismo italiano». Laura Lepetit si interessa così al nascente femminismo italiano, partecipando alle riunioni di Rivolta femminile, il gruppo guidato da Carla Lonzi: «Quando conobbi il femminismo per la prima volta in vita mia ebbi la sensazione di venire a contatto con un’idea nuova, che mi riguardava».

Nel 1975, Laura Lepetit decide di fondare una casa editrice: «Avevo appena letto Le tre ghinee di Virginia Woolf e scoperto con stupore che nessuno lo aveva ancora tradotto. Lo faccio io, decisi. La Tartaruga è nata così». Nel 1975 nasce anche la Libreria delle donne di Milano, a cui Laura Lepetit e La Tartaruga sono molto legate. Laura Lepetit vuole pubblicare solo libri di donne, «una serie di libri che dimostrassero come la scrittura delle donne avesse un suo percorso, una sua importanza, un suo diramarsi in certi temi» perché »anche la letteratura fa parte del pensiero delle donne. Questa era la tesi di fondo».

Per Laura Lepetit l’editoria è un mestiere femminile: «per fabbricare un libro ci vogliono cure e pensieri come per un figlio, bisogna inventarlo, prepararlo, seguirlo fino a che esce di casa e poi trepidanti seguire i suoi successi o insuccessi: un lavoro perfetto per una donna». Attraverso questo lavoro Laura Lepetit costruisce e conserva un patrimonio di genere, attraverso quel mosaico di romanzi, scritti autobiografici e saggi che La Tartaruga pubblica: «tutti testi che, in qualche modo, corrispondono a un certo ideale letterario più che a schemi di contenuto o se l’autrice sia famosa o meno. Questo non faceva mai molta differenza; l’importante era che rispondesse a un canone che aveva degli elementi… sempre quelli poi: un po’ di scoperta di che cos’era la donna, di scoperta dell’ambiente, dei condizionamenti più o meno forti, dei desideri di liberarsene. Insomma, quello che viene sommariamente definito la presa di coscienza della donna nel secolo scorso. Qualcosa in cui ci si potesse anche rispecchiare. Anche nei saggi… i problemi posti nel movimento femminista sono problemi che tutte le donne prima o poi si ritrovano ad affrontare, la conoscenza e la consapevolezza del sé, del proprio ruolo».«L’incontro con le autrici è un incontro d’amore» e Laura Lepetit con La Tartaruga pubblica duecentosettantasei libri incontrando centottantuno autrici: da Margaret Atwood a Ivy Compton-Burnett, Nadine Gordimer e Barbara Pym, fino a giungere a Virginia Woolf. Grandi nomi della letteratura mondiale a cui si uniscono testi riportati alla luce di autrici italiane quali Anna Banti, Paola Masino e Gianna Manzini, e la scoperta di esordienti come Francesca Duranti, Silvana Grasso e Silvana La Spina. Collane di letteratura “nera”, di fantascienza e di saggistica (Laura Lepetit è stata la prima a pubblicare i testi della comunità filosofica Diotima di Luisa Muraro) negli anni completano il lavoro svolto da Laura Lepetit con La Tartaruga, grazie anche al supporto di amiche e socie come Anna Maria Gandini, Martina Vergani e la stilista Mariuccia Mandelli.

Con due figli, quattro nipoti e alcuni gatti domestici, una passione per il femminismo e per l’editoria, nel 1987 Laura Lepetit è insignita del titolo di cavaliere del lavoro «per meriti morali e professionali»; seguiranno, nel 1989, il premio Creare è donna e, nel 1995, in occasione del ventennale della Casa Editrice, il premio Editore Donna. Nel 1997, dovendo sottostare alle leggi di un mercato editoriale sempre più rigido e che dà poco spazio a iniziative coraggiose, Laura Lepetit vende marchio e catalogo alla Baldini & Castoldi. La Tartaruga retta da Laura Lepetit resta, nella storia dell’editoria italiana, una casa editrice di enorme importanza nella diffusione del pensiero e della letteratura femminile.

Fonti, risorse bibliografiche, siti su Laura Lepetit

I. Donfrancesco, La Tartaruga, in Storia dell’editoria in Europa, Vol. II, Firenze, Shakespeare & Company 1994

L. Lepetit, La Tartaruga, in M Fraire, R. Spagnoletti e M. Virdis, L’almanacco: luoghi, nomi, incontri, fatti, lavori in corso del movimento femminista italiano dal 1972, Roma, Edizioni delle donne 1978

A. Nadotti, Editrice La Tartaruga, in A. Ribero e F. Vigliani (a cura di), 100 titoli. Guida ragionata al femminismo degli anni '70, Ferrara, Luciana Tufani Editrice 1998

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Voce pubblicata nel: 2012

Ultimo aggiornamento: 2023