Fu tra le primissime donne calabresi a frequentare il corso di laurea in medicina, brillando nella ginecologia. Conosciuta in famiglia come Elisa, nacque in seno a un’antica casa della nobiltà di provincia, e crebbe in un ambiente dove tutti i maschi, da generazioni, erano medici di buon livello. Il nonno Pietro era stato insignito della Real Medaglia di bronzo dei Benemeriti della Salute Pubblica durante l'epidemia di colera 1867-1868, e anche il padre Vincenzo fu un apprezzato oftalmologo meridionale. Per parte materna era, invece, pronipote dei letterati lucani Tommaso e Antonio Pace.

Durante la giovinezza la sua istruzione venne affidata a istitutori privati, conseguendo la maturità classica nel 1903. Successivamente, seguendo la naturale vocazione della famiglia si iscrisse all’università nel corso di Medicina e Chirurgia. Dal 1895 al 1907 visse prevalentemente a Napoli, ove strinse intima amicizia con la principessa Maria Antonia Serra di Cassano, di pochi anni più grande, la quale la inizio alla beneficenza e alla carità.

Frattanto aveva attrezzato nella propria casa di Amendolara un piccolo laboratorio medico unitamente alle sorelle Teresita e Maria Inferma dove tutte, sin da poco più che giovinette, operavano in qualità di infermiere. Qui offrivano gratuitamente, sotto la guida paterna, alcune prestazioni mediche quali appendicectomie e parti cesarei a donne povere che non avrebbero potuto altrimenti sostenere i costi di un ricovero ospedaliero.

Successivamente, in una casa che la famiglia possedeva in campagna non più utilizzata, diedero vita a una piccola infermeria per gli indigenti che contraevano la malaria, malattia altamente comune nella sibaritide.

A seguito del terremoto di Messina nel 1908 istituì assieme alla principessa Serra di Cassano un comitato per la raccolta fondi per i senzatetto e, insieme alla madre e alle sorelle, si recò di persona a far visita nelle zone colpite dal disastro portando i primi aiuti.

Il 6 aprile 1911 sposò, nella Chiesa Santuario di S. Maria degli Infermi, di proprietà della sua famiglia che l’aveva fondata nel 1806, Francesco Saverio Camillo Rio, un gentiluomo locale che ricopriva la carica di Direttore delle Poste per la Calabria. Trasferitasi con il marito a Santa Sofia d'Epiro fu costretta ad abbandonare gli studi di medicina e ciononostante partecipò attivamente alla vita del paese cercando di promuovere l'istruzione tra i bambini poveri nella sua stessa casa.

Durante la guerra, visto il declino delle ricchezze della famiglia, si reinventò come insegnate di pianoforte, mandolino e francese. Di questa lingua fu un’apprezzata traduttrice e di lei restano le traduzioni di alcuni romanzi di Xavier de Montepin, tra cui: Les Chevaliers du lansquenet, Son Altesse l'Amour, Les Pantins de madame le Diable, La mendiante de Saint-Sulpice e altri.

Negli ultimi anni della sua vita fu intima di Melania Padula, nipote del poeta Vincenzo Padula del quale studiò ampiamente la vita e le opere. Nell'autunno del 1929-1930 il paese fu colpito da gravi alluvioni e lei fu, anche in quel caso, promotrice di raccolte fondi per la riparazioni delle strade.

Dal matrimonio nacquero tre figlie: Letizia, Erminia e Giulia. Luisa Apolito Pace di Venticalia, ultima della sua famiglia, morì a Santa Sofia d'Epiro il 29 giugno 1961. Era vedova dal 1944.

Fonti, risorse bibliografiche, siti su Luisa Apolito Pace di Venticalia

«Gazzetta Medica Italiana di Torino», anno XXI 1870 p. 175

R. di Fasanella d'Amore di Ruffano – D. Baffa Trasci Amalfitani di Crucoli, Santa Sofia – Rapporti con la città di Bisignano, Cosenza, Ed. MIT 2009

X. de Montepin, Sua Altezza l’amore, trad. di Elisa Apolito Pace di Venticalia, Cosenza, Tip. Rossi 1904

Voce pubblicata nel: 2012

Ultimo aggiornamento: 2023