Mistica, assistente sociale, saggista, poetessa, nasce in Dordogna, regione della Francia sudoccidentale. Negli anni dell’adolescenza si avvicina alla cultura positivista e a diciassette anni, Madeleine scrive: «Dio è morto!», tirandone tutte le conseguenze a livello esistenziale: cercare di rimanere sempre giovani, dal momento che dopo la morte c’è il nulla.

Trasferitasi con la sua famiglia alla periferia di Parigi, la giovane allaccia nuove amicizie, incontrando anche molti cristiani, tra cui Jean, del quale s’innamora. D’un tratto questa relazione si interrompe: Jean entra come novizio nell’Ordine dei Domenicani. La vita di Madeleine è sconvolta, anche in seguito alle vicende di sofferenza e di malattia che riguardano i suoi genitori. Il positivismo non le sembra più la risposta adeguata, mentre si ritrova invece seriamente provocata dall’incontro con quegli amici cristiani per i quali Dio sembrava costituire il punto di riferimento imprescindibile. In Madeleine subentra l’ipotesi della possibilità dell’esistenza di Dio, una possibilità che non umilia la sua acuta intelligenza. Questa ipotesi la porta ad un cambiamento di prospettiva. Così, decide di pregare molto intensamente: «”leggendo e riflettendo ho trovato Dio, ma è pregando che ho creduto che Dio mi trovasse, e che Egli è la verità vivente e che lo si può amare come si ama una persona”»[1].

E’ il 1924, dopo questo «abbagliamento», Madeleine vorrebbe vivere dedicando tutta la sua vita alla preghiera ed entrare nel Carmelo, ma le condizioni del padre e della madre richiedono la sua presenza, così da quel momento in avanti il mondo diventerà il suo Carmelo, il suo monastero.

Dopo aver studiato come assistente sociale, insieme ad altre due ragazze si trasferisce a Ivry-sur-Seine, un sobborgo alla periferia di Parigi, centro del marxismo e del comunismo francese in cui c’è una grande concentrazione di operai che vivono in condizioni fortemente disagiate. Le tre giovani decidono di condurre una vita insieme, nella semplicità, nella povertà e nella castità, ma senza allontanarsi dal mondo. Il loro gruppo religioso, chiamato «èquipe», è una comunità di laiche, senza abito religioso, ognuna con un proprio lavoro, accomunate dallo scopo di imitare la vita di Cristo, seguire il suo Vangelo e trasmetterlo nel mondo.

Madeleine percorre le strade di questa cittadina, si mescola alla gente, entra nei caffè, nelle osterie, nelle sale d’attesa dei metro, ascolta la voce dei più emarginati, cerca di condividerne le fatiche quotidiane e propone la speranza cristiana.

Madeleine concepisce e vive una nuova modalità di missione; non solo quella localizzata nei paesi spazialmente lontani, ma ogni incontro “qui” e “ora” è possibilità di annuncio del Vangelo.  La quotidianità per Madeleine acquista un grande valore e “la strada” diventa per lei luogo di santità. Sulla scia di santa Teresa di Lisieux, scrive Madeleine: «Ogni piccola azione è un avvenimento immenso in cui ci è dato il paradiso e in cui possiamo dare il paradiso. Non importa che cosa dobbiamo fare: tenere in mano una scopa o una penna stilografica.[...] Tutto ciò non è che la scorza della realtà splendida: l’incontro dell’anima con Dio rinnovata ad ogni minuto, che ad ogni minuto si accresce in grazia, sempre più bella per il suo Dio». In questo orizzonte, Madeleine privilegia la testimonianza rivolta ai “lontani” del “qui” e “ora”: i quartieri atei e marxisti della periferia di Parigi.

La sua opera viene apprezzata anche da chi non condivide la sua fede, come il sindaco di Ivry che nel 1939, in concomitanza con lo scoppio della seconda guerra mondiale, le affida il servizio di assistenza sociale della città. Nel 1941 il Soccorso Nazionale la incarica della formazione per le ausiliarie delle assistenti sociali e negli scritti formativi Madeleine mette in primo piano l’umanità che deve caratterizzare l’aiuto alle persone.

Nel tempo il piccolo gruppo delle tre giovani diventa una comunità di dieci donne. Per loro Madeleine è una guida e una madre e la comunità per lei è «un sacramento della Presenza di Gesù». La loro casa in rue Raspail è sempre aperta a chiunque cerchi sostegno, dialogo, conforto; è una casa viva e attorno ad essa si crea un giro di “amici” che, attirati,  ne vogliono respirare l’aria e partecipare in qualche modo a questa esperienza particolare.

Madeleine, nella sua attività sociale, collabora anche con atei, agnostici e comunisti ed è pronta a riconoscere ciò che di buono li caratterizza, come la ricerca della giustizia e il reciproco aiuto. Inoltre, il contatto con i marxisti è per lei, in qualche modo, un arricchimento: la loro incredulità obbliga lei ad andare al fondo della sua fede.

Dal 1945 in avanti Madeleine lascia il servizio di assistente sociale per dedicarsi con maggiore intensità alla vita della sua comunità e per occuparsi di «tutto ciò che potrebbe colmare il fossato tra la città e il corpo del Cristo»[2]. Per questo partecipa a conferenze, dibattiti pubblici, firma petizioni per la salvaguardia della giustizia a favore dei più indifesi e prende parte alla nascita della Missione di Francia e all’esperienza dei preti - operai, seguendone da vicino gli sviluppi e l’epilogo. Viaggia per tutta la Francia e in altri paesi europei, per partecipare a congressi ecumenici internazionali e per visitare le sue comunità cresciute nel frattempo.

Madeleine accoglie con grande entusiasmo la convocazione del Concilio Ecumenico Vaticano II e vi contribuisce con delle note preparatorie in cui dà testimonianza della sua vita di comunità, nelle quali riflette sul tema dell’ateismo e della evangelizzazione del mondo lontano da Dio.

Il 13 ottobre 1964 a Ivry–sur-Seine Madeleine viene colta da morte improvvisa. Molti dei suoi scritti e in particolare i più importanti risultano essere delle meditazioni spirituali, con una grande profondità mistica, sono come preghiere messe per iscritto.

Nel 1990 inizia a Roma la causa di beatificazione di Madeleine. La Congregazione per le Cause dei Santi la dichiara Serva di Dio nel 1996.

Oggi rimangono ancora alcune sue comunità ed esiste l’associazione “Amici di Madeleine Delbrêl” che raggruppa circa 500 “cristiani ordinari” in Francia e all’estero.

 

 

 

 


[1] C. F. Mann, Madeleine Delbrêl, una vita senza frontiere, Gribaudi, Milano 2004, 51.

[2] J. Guéguen, Gli anni in «tre» nella vita di Madeleine, Introduzione a DelbrÊl Missionari senza battello, 21.

Fonti, risorse bibliografiche, siti su Madeleine Delbrel

Referenze iconografiche: 

Prima e seconda immagine: Madeleine Delbrel con le amiche. Fonte: Flickr. Foto di Luca Paolini. CC BY-ND 2.0.

Voce pubblicata nel: 2014

Ultimo aggiornamento: 2023