Un corpo italiano,

un'anima llanera,

un cuore messicano,

una mente indù,

una libido cibernetica.

Segno zodiacale sfinge,

razza Klingon,

una residenza nel Cyberspace.

Parlare di Maya, avendola conosciuta, non è cosa semplice. Non è solo un’editrice, non è solo un hacker, non è solo un’insegnante e mentore. È una donna forte, indipendente, autonoma e con le idee molto chiare su quale sia il posto che vuole, e ha sempre voluto, occupare nel mondo.

Classe 1958, nasce a Caracas con nome di Silvana Checchi Cinsa durante l’azione di un colpo di stato, e si trasferisce in Italia all’età di cinque anni. Terminati gli studi e ricevuto il diploma inizia a capire che dalla vita vuole più di quanto abbia al momento e decide così di partire per un lungo viaggio, durato cinque anni, in giro per il mondo, visitando i luoghi suggestivi a cavallo dell’Equatore. Finalmente in Messico resta affascinata dalla cultura autoctona delle comunità Nahuatl e Totonacos, lavorando per alcuni mesi con l’Istituto Nazionale Indigenista. La passione per i viaggi continua e abbandona il Messico per lavorare come guida turistica e continuare a spostarsi.

È il 1976 quando Silvana scopre la religione e la cultura buddista, adottando quest’ultima come stile di vita e inaugurando la sua nuova vita con una nuova nascita. È in questo momento, infatti, che cambia il suo nome in Maya e poco tempo dopo concorre all'apertura dell’Istituto Lama Tzong Kapa a Pomaia, in provincia di Pisa.

Nel 1983, reduce da alcuni mesi trascorsi in Venezuela e incinta del suo unico figlio, per motivi di salute è costretta ad abbandonare viaggi e attivismo femminista, di cui è sempre stata una fervida sostenitrice già prima dagli anni sudamericani. All’interesse per la cibernetica, la tecnologia e le comunicazioni in rete che si andavano perfezionando in quel decennio, abbina la ricerca di una professione a una collaborazione professionale con altre due donne. Insieme danno vita a una piccola agenzia di grafica, la “Silory Graf”, uno studio grafico pubblicitario. Gli anni dell’agenzia incrementano la sua formazione sia delle regole grafiche sia delle possibilità della trasmissione delle informazioni via modem, cominciando con le BBS (QSD).

Il lavoro non mancava e la necessità di reperire immagini per il suo studio la porta a progettare una banca dati che fosse in grado di trasmettere immagini e fotografie in tempo reale. È il maggio del 1989 quando vede la luce il progetto di “Image On Line”. Maya Checchi è, in quel momento, la prima donna in Italia ad occuparsi di tecnologia a questi livelli. Crea quella che sarà considerata la prima banca dati nel mondo con la possibilità di inviare e ricevere immagini in tempo reale. Stiamo parlando dell’origine del concetto dell’odierno World Wide Web, nato poi negli USA solo nel 1991 e giunto in Italia non prima del 1993.

Madre single dell’unico vero uomo della sua vita, suo figlio Sascha, riprende il suo attivismo femminista nel Governo Vecchio e poi il Buon pastore (oggi Casa Internazionale delle Donne) frequentando donne come Lina Mangiacapre, Roberta Tatafiore e molte altre. Il progetto di “Image On Line” nel frattempo, purtroppo, collassa su se stesso a causa del grande impatto verso i media che le tre donne fondatrici non erano preparate ad affrontare. L’idea è buona, il progetto si espande a macchia d’olio ma le risorse per affrontarlo sono inadeguate per una piccola agenzia grafica come la loro.

Di nuovo senza lavoro partecipa all’organizzazione di “Erotica”, una fiera sull’erotismo che si svolge a Bologna. Le precedenti esperienze nel campo della grafica e della trasmissione di immagini la portano a sfruttare queste sue conoscenze tecniche e ad applicarle nel campo dell’eros. Durante la fiera, infatti, crea con alcuni fidati e capaci collaboratori, “Sex-On-Line”, il primo sito adult oriented sviluppato come i siti attuali. Maya crea, quindi, tutte le prime pagine web ad attrici/attori, produttori, distributori del settore della pornografia, e col passare del tempo anche i loro siti personali oltre che ai profili presenti in “Sex On Line”. È proprio questa l’occasione che le fa fare il salto di qualità provando a proporre, per la prima volta in Italia, un nuovo metodo per erogare immagini in movimento. Il concetto base è un preludio all’attuale streaming: con l’aiuto di alcuni tecnici si mandano on-line delle immagini, il movimento che doveva creare una sorta di video si ottiene frizzando un’immagine ogni cinque secondi (push and pull) durante le performances sul palco, dove si esibivano le artiste presenti all’evento. In un periodo in cui non esistevano motori di ricerca, streaming, Internet utilizzato alle velocità attuali, un progetto del genere ha così tanto successo che alla prima messa on line del sito gli utenti agganciati arrivano improvvisamente a centomila: la dorsale Internet crasha inesorabilmente.

Gli anni della formazione, dei rapporti a doppio filo di Maya con la cibernetica e il mondo della pornografia d’autore, sono gli stessi anni in cui in Italia si inizia a parlare di transgender. Vivendo a stretto contatto con questo panorama culturale, l’editoria in generale, il giornalismo, le comunità attiviste iniziano a creare diversi metodi di espressione. Per risolvere il problema di nomi, aggettivi e pronomi declinati secondo il genere, Maya, ispirandosi al linguaggio informatico, decide di utilizzare l’asterisco che, in informatica appunto, significa “tutto” (*.*).

Con il crollo dell’industria del porno italiano grazie anche, paradossalmente, a quell’Internet che in parte aveva visto la luce proprio con la pornografia, Maya torna ad attingere a conoscenze e competenze per ricominciare. Da tempo collabora con Angelo Quattrocchi, con il quale ha istituito un forte legame professionale e di amicizia. Il lavoro al fianco di Angelo per la Malatempora di cui lui è direttore concede a Maya la possibilità di entrare nel mondo editoriale, e di far sentire la sua voce come scrittrice prima e come editrice poi. Alla morte di Quattrocchi nel 2009 rileva le quote di Malatempora fondando, in onore di Angelo stesso, la Golena Edizioni, ancora oggi in attività. Rivendicando il marchio del suo amico e mentore si occupa della pubblicazione di testi di femminismo estremo, di contro cultura e contro informazione. L’unione di questi due marchi, di vecchio e nuovo ma, comunque, di forza e forte espressività di idee controverse, offre al mercato editoriale il suo contributo attivista attraverso le sue pubblicazioni nelle quali la sessualità è elemento predominante nell'idea di liberazione (corpi e anime). La casa editrice accoglie titoli e autrici/autori che fanno la storia della rivoluzione femminista e di genere, caratterizzati da una scrittura diretta, tagliente e implacabile: Diana Torres, Itziar Ziga, Maria Basura, Annie Sprinkle e molte altre e altri.

Informatica, editrice, e anche scrittrice. I testi esemplificativi della sua personalità eclettica sono Hackers, la storia, le storie (2004), in cui racconta i primi approcci al mondo della cibernetica con tutti i pro e i contro e le storie deglie amici che l’hanno accompagnata nella scoperta del suo lato più filo-tecnologico e spericolato; Come mangiare con (meno di) 5 euro al giorno e tornare alla natura (2013), un’interessante raccolta di ricette italiane ed esotiche facili ed economiche proprio perché gli ingredienti possono essere facilmente recuperabili nel giardino di casa, e Il TG-Sex (2012), titolo dell’omonimo format creato da Maya in cui vengono raccolte vere notizie sul sesso che i telegiornali e le agenzie di stampa non hanno il coraggio di pubblicare, oltre a piccole chicche storiche sul mondo dell’eros.

Fonti, risorse bibliografiche, siti su Maya Checchi

Maya Checchi, Hackers, la storia, le storie, Golena Edizioni 2004

Intervista a Maya, a cura di Rebecca Di Schino, aprile 2019

Voce pubblicata nel: 2019

Ultimo aggiornamento: 2022