“Non è vero che la propaganda socialista fra le donne sia impossibile; è semplicemente difficile. È apparsa impossibile perché non si è avuta la pazienza che scalza lentamente le difficoltà, che raddrizza le tenere piante storpiate, che desta i cervelli intorpiditi, che scalza le coscienze agghiacciate dalla servitù secolare (…). Occorreva una pubblicazione speciale, fatta con criteri pratici e con metodo sicuro. Questa pubblicazione è il nuovo giornale EVA: ci auguriamo risponda all’attenzione di chi lo compila”. 

(Rina Melli, La Scintilla, 15 giugno 1901)

 

Caparbia e carismatica, passionale e dotata di spiccate doti di leadership e intraprendenza, la giornalista e sindacalista socialista Rina Melli si distacca giovanissima dal contesto borghese in cui è cresciuta spinta dall’amore per Paolo Maranini, già dirigente del circolo socialista ferrarese “Figli del lavoro”, a cui la legherà la fede politica e una intensa tensione civile. 

 

Definita la “Giovanna d’Arco del movimento agrario per il suo protagonismo nella lotta proletaria che la vede protagonista già a 19 anni, intelligente e di aspetto piacevole, nasce a Ferrara il 3 novembre 1882 da una famiglia benestante di origine israelita. Il padre è Cesare Melli, commerciante di cartoleria, e la madre Linda Ancona. 

Conosce Maranini, che diventerà suo compagno di strada nella vita e nella professione, proprio grazie al padre che, intenzionato a dare alla figlia quattordicenne una istruzione privata e di qualità, assume il giovane ventunenne, ex studente dal percorso universitario interrotto per difficoltà economiche, come precettore. 

 

I due, fra una lezione di politica e una di italiano, si innamorano e stringono un legame rafforzato anche dal crescente interesse verso il movimento operaio e contadino. Tanto che Rina decide di andare a vivere con Paolo (che di lì a poco sposerà) in un quartiere popolare, nel Borgo di S. Luca, a seguito della manifesta contrarietà di suo padre rispetto all’impegno politico del sovversivo Maranini. Anticonformista e laica, ribelle in una Ferrara tradizionalista, è un’infaticabile militante nella sua attività di catechizzazione e proselitismo del credo socialista in tutta la provincia ferrarese e nell’intera Regione, fra incontri, viaggi, comizi e conferenze. 

 

Rina fonda e finanzia con il marito il periodico femminile politico sociale “Eva”, che viene alla luce il 15 giugno del 1901: stampato a Ravenna, è l’unico giornale di propaganda socialista di quel periodo diretto esclusivamente alle donne, anche a quelle più umili. Queste, nelle intenzioni di Rina, vanno infatti educate grazie ad un linguaggio semplice e chiaro, e il suo “Eva” punta a far maturare nelle sue lettrici una consapevolezza critica dei fatti storici che stanno attraversando, instradandole alla politica sotto il segno di un socialismo riformista e umanitario. 

Il giornale nasce peraltro proprio nell’anno in cui si assiste al rafforzamento politico e organizzativo del movimento contadino ferrarese, complici anche le libertà civili permesse dai governi Zanardelli e Giolitti: il periodo che va dal 1987 al 1902 è caratterizzato da intensi scioperi che vedono coinvolti moltissimi braccianti e boari.

Dopo l’eccidio di Ponte Albersano del 27 giugno 1901 che conta delle vittime fra i contadini, Rina è più che mai determinata a portare l’attività di propaganda anche nelle zone meno permeabili agli scioperi.

 

Prima donna ad essere rappresentante della sezione socialista di Ferrara e dedita con tutta sé stessa nell’organizzare il movimento operaio bracciantile e nel costruire le leghe femminili e i circoli socialisti, Rina è amata e popolare presso le donne ferraresi, che imparano a riconoscerne l’autorevolezza, il coraggio e la determinazione nel far crescere le leghe stesse. Non è un caso che per il suo zelo è fatta oggetto di critiche dalla stampa locale, come il periodico cattolico “La Domenica dell’Operaio”, scritto quasi tutto da sacerdoti, e da altra stampa reazionaria. Risulta persino schedata nel Casellario Politico Centrale dal 1901 al 1929.

All’uscita di “Eva”, che lei stessa dirige, subisce però critiche anche dagli stessi compagni di partito, tanto da portarla a scrivere che “la mentalità e la coltura dei nostri compagni è ancora così insufficiente che hanno potuto urlarci contro e deriderci quando uscimmo al primo numero della nostra “Eva”. […] il tema dell'emancipazione […] si concretizza nella donna “illuminata”, convertita al socialismo che contrasta con l'immagine della donna “incosciente”, debole, frivola e istintivamente contenta di piacere all'uomo”.

 

La linea del giornale, teso valorizzare le lavoratrici e le operaie agricole come parte della classe proletaria, viene ribadita in ogni numero, che riporta sempre la frase del tedesco August Bebel: “Un sesso non è autorizzato a imporre limitazioni all’altro, allo stesso modo che una classe non può imporle ad un’altra”.

Nel presentare “Eva” sul giornale socialista “La Scintilla” che verrà diretto dal marito, e con cui Rina collabora editorialmente e operativamente, in un articolo del 15 agosto 1901 ricorda come “occorreva una pubblicazione speciale, fatta con criteri pratici e con metodo sicuro”, attenta al mondo del lavoro (in un’epoca in cui le lavoratrici non avevano una tutela giuridica), e a favore di una lotta graduale. I riferimenti, per Rina, sono Camillo Prampolini, Turati, Anna Kuliscioff

Una testata socialista in prima linea, dunque, il quindicinale diventato subito settimanale “Eva”, piena anche di dialoghi e racconti, scritta in tandem da Rina e Paolo che ne curano anche la diffusione, e che sposterà la sua redazione da Ferrara a Genova quando la coppia si trasferisce a vivere nella città ligure anche in seguito ai dissidi insoluti fra riformisti (a cui loro Rina a Paolo appartengono) e rivoluzionari. 

L’educazione politica e l’organizzazione delle donne del movimento operaio e contadino è la missione di vita di Rina e nella sua carriera professionale la giornalista arriva a tenere conferenze anche in Svizzera. 

 

“Eva” ha però vita breve: Rina prosegue infatti l’esperienza di direttrice fino al 23 agosto 1903, anno di chiusura del giornale, in crisi anche per difficoltà finanziarie, appena in tempo a tagliare il traguardo del  110° numero. 

L’attività editoriale di Rina proseguirà poi con “Il Popolo” di Cesare Battisti, dove scrive anche Paolo (dopo essersi trasferita con lui a Trento), e con “Il Lavoratore” di Trieste.

Nel 1902 tiene anche alcune conferenze in Svizzera, pubblicando un’inchiesta che uscirà con il titolo “Le donne italiane in Svizzera”. Tenace e volitiva, non smette mai di imparare: migliora la lingua tedesca in occasione di alcuni viaggi che fa a Vienna, dove conosce Viktor Adler, direttore dell’Arbeiter Zeitung nonché uno dei leader del Partito Socialdemocratico d’Austria. 

Il 1907 è la volta del trasferimento a Bologna in seguito ad un articolo pubblicato da Paolo su “Il Popolo” che costa a questi l’espulsione da Trento: lì i coniugi cominciano entrambe a collaborare a “Il Resto del Carlino”. 

Appena tre anni dopo, anno 1910, segue il trasloco a Milano, dove Maranini entra a “Il Secolo” e Rina incontra Anna Kuliscioff, con cui stringe un’amicizia duratura.  Nel periodico socialista “La Difesa delle Lavoratrici” creato dalla Kuliscioff, nato nel 1912, spuntano anche articoli di Rina. 

Dopo una seconda parentesi bolognese, con Paolo impegnato nella redazione de “Il Mattino”, ecco il ritorno a Milano, dove Rina inizia a collaborare con la casa editrice Bietti, di cui il marito diventa direttore. Soltanto quando il figlio Giuseppe si ammala gravemente, Rina comincia a ritirarsi dall’attività politica per dedicarsi alla famiglia, mantenendo però le collaborazioni giornalistiche e editoriali. Il marito muore nel 1941, lasciandola madre di tre figli. 

La sua vita continuerà ad essere movimentata: durante gli anni dei rastrellamenti, trova riparo presso il convento delle benedettine di Ghiffa nei pressi di Varese. 

Muore a Pavia, dove si era trasferita, il 25 marzo 1958.

Fonti, risorse bibliografiche, siti su Rina Melli

Susanna Garuti: "Come le donne diventeranno libere: socialismo ed emancipazione nel giornale della socialista Rina Melli: Eva (1901 – 1903)" editore socialmente, Ferrara 2018

Susanna Garuti, Tra vecchi e nuovi mestieri: i lavori delle donne in “Eva”, in “Padania, a. VIII, 1994, n. 16, pp. 95-110.

Davide Mantovani, Rina Melli, Paolo Maranini, in 1892-1992 il movimento socialista ferrarese dalle origini alla nascita della repubblica democratica, a cura di Aldo Berselli, Ferrara, s.e., 1992, pp. 165-171.

Il movimento operaio italiano: dizionario biografico, 1853-1943, a cura di Franco Andreucci, Tommaso Detti, Roma, Editori riuniti, 1975, ad nomen.

"Dizionario biografico delle donne lombarde 568-1968", a cura di Rachele Farina, editore Baldini&Castoldi, 1995.

Cardellini Giuseppe, Socialismo ferrarese. Note sulle prime lotte operaie e dall'avvento del fascismo ai giorni nostri, Bologna, 1963.

Garuti Susanna, Tra vecchi e nuovi mestieri: i lavori delle donne in “Eva”, in “Padania, a. VIII, 1994, n. 16, pp. 95-110.

Mantovani Davide: "Rina Melli, Paolo Maranini", in 1892-1992 "Il movimento socialista ferrarese dalle origini alla nascita della repubblica democratica", a cura di Aldo Berselli, Ferrara, 1992, pp. 165-171. 

Fondazione Altobelli – Biografia

Rina Melli – Wikipedia

Il Movimento socialista ferrarese dalle origini alla nascita della repubblica democratica

Referenze iconografiche: Ritratto di Rina Melli, 1905. Foto di Paolo Maranini. Immagine in pubblico dominio.

Voce pubblicata nel: 2022

Ultimo aggiornamento: 2023