«Racconta una tradizione egizia che Rodopi era una cortigiana di straordinaria bellezza. Un giorno, mentre faceva il bagno, la Fortuna (che suole realizzare ciò che nessuno immagina e si aspetta) compì a suo vantaggio un fatto destinato a premiare non l'intelligenza ma la bellezza. Rodopi dunque faceva il bagno e le ancelle custodivano le vesti, quando un'aquila - scesa in picchiata - le rubò un sandalo e volò via: lo portò a Menfi, dove Psammetico stava amministrando la giustizia, e glielo lasciò cadere in grembo.

Psammetico, meravigliato per le armoniose proporzioni del sandalo e la grazia della sua fattura e per il comportamento dell'aquila, diede ordine di ricercare per tutto l'Egitto la donna a cui apparteneva quel calzare: e quando la trovò, la prese in moglie» (ClaudioEliano, Storie Varie, XIII, 33).

Rodopi, “viso di rosa”, è la più antica Cenerentola la cui storia sia nota. Nel racconto fiabesco riportato da Eliano è un rapace, in realtà probabilmente un falco - animale carico di significati legati al culto del dio sole in Egitto -, a realizzare il destino di fortuna della donna, ma ciò che ci rimane di questo personaggio al di là della leggenda è che fu una schiava originaria della Tracia che potrebbe aver ribaltato la sua sorte tanto da divenire addirittura la regina d'Egitto, sposando un faraone della XXVI dinastia (Amasis - famoso per il suo interesse verso la cultura greca - o Psammetico a seconda dei racconti, nel VII-VIa.C.).

Secondo altri testimoni (Ateneo di Naucrati, Deipnosofisti, XII, 69) questo destino di gloria non toccò a lei, ma fu associato per errore al suo nome (del resto, il nome “Rodopi” potrebbe essere originario della Tracia, ma anche essere il “nome d'arte” dell'etera, e quindi non è semplice capire se si trattasse di un nome reale o di un soprannome).

Tuttavia anche se non arrivò al punto di sposare il faraone, ugualmente Rodopi ebbe una vita particolarmente agiata. Sono diverse le fonti antiche che ci parlano di lei: Eliano, come abbiamo visto, il quale probabilmente si rifà a Strabone (Geografia, XVII, 33), ma prima di loro Erodoto che la descrive come una persona ambiziosa che riuscì ad avere nella vita successo e denaro - cosa difficile per una donna di umili origini, allora più di ora. Erodoto ci parla di Rodopi per ridimensionarne la fama, che quindi doveva essere grande, per smentire cioè che potesse aver fatto costruire a sue spese la piramide detta di Micerino: di lei ci dice che fu una schiava tracia e compagna di schiavitù dello scrittore di favole Esopo. La giovane donna, liberata dalla condizione servile da Carasso di Mitilene (mercante divino greco in Egitto e fratello della poetessa Saffo) è presentata comunque dallo storico come esempio di successo e di discreta ricchezza, al punto che poté pensare di lasciare come suo ricordo presso il santuario di Delfi molti spiedi di ferro, gli oboli, che fece confezionare offrendo la decima dei suoi beni, inaugurando l'usanza di consacrare oboli alle divinità. Lo storico di Alicarnasso tuttavia non si dilunga su altri particolari riguardo alla fanciulla: si limita a dire che era sì ricca, ma non abbastanza da far costruire una piramide,e che Carasso venne colmato di rimproveri dalla sorella per aver pagato il riscatto della bella cortigiana, liberandola per amore (Hdt. II, 134-135).

I racconti del mito e del folclore sono soliti mutare nel tempo in base a quanto successo hanno, dal momento che la gente ama ripeterli ricamando particolari e finali alternativi, adattandoli alle epoche e rendendoli così realmente vivi: la storia di Rodopi ci dice, dal VII secolo a.C., che è possibile per una donna - per quanto straniera e malvista a causa del colore della pelle o della professione - mutare la sua fortuna al punto da diventare regina del paese che la ospita.

Fonti, risorse bibliografiche, siti su Rodopis

Valeria Palumbo, Donne di piacere. Dalla schiava che salvò Roma alla contessa che fece

l'Italia, Milano 2005 (pp. 25-32)

Michele Rak, Da Cenerentola a Cappuccetto Rosso. Breve storia illustrata della fiaba

barocca, Mondadori (Milano) 2007, p.8 n.2, 9 n.4, 12, 96 n.6

Aldo Troisi (a cura di), Favole e racconti dell'Egitto faraonico, Milano 2001,

(pp. 29-32).

Voce pubblicata nel: 2012

Ultimo aggiornamento: 2023