Teresa nasce a Spoleto nel 1864, suo fratello Giuseppe è pastore valdese. Giuseppe nasce nel 1866 e studia alla Facoltà valdese di teologia, allora a Firenze. Socialista e antimilitarista, in occasione della grande guerra pubblica sulla stampa valdese appassionati articoli pacifisti.

I Banchetti sono figli di convertiti, il padre era un colportore, cioè un venditore ambulante di Bibbie. I due rimangono orfani presto e vengono educati in collegi valdesi.

Diplomatasi maestra a Perugia, Teresa lavora a Milano come istitutrice e nel 1884 chiede di essere assunta dal Comitato di Evangelizzazione, l’organismo che dopo l’Unità gestiva le attività ecclesiastiche fuori dal territorio delle Valli Valdesi. Le chiese che stavano sorgendo in tutta Italia erano infatti accompagnate da scuole, poiché l’alfabetizzazione era considerata fondamentale per l’evangelizzazione.

Dopo alcuni anni di incertezze e traversie, viene licenziata da una scuola pubblica per motivi religiosi e nel 1890 sceglie definitivamente le scuole valdesi. Come le colleghe viaggia per l’ Italia, con trasferimenti frequenti. Un lavoro tutto chiesa, cattedra e valigie. L’elenco delle sedi toccate da Teresa è davvero lungo e va dalla Sicilia, alla Toscana, fino al Nord dell’Italia.

Chi sono le maestre valdesi?

Sono donne che si pongono volontariamente al servizio del Comitato di Evangelizzazione e che alle Valli Valdesi, nel Piemonte, si formano al Pensionnat, la scuola superiore femminile a Torre Pellice.

Questo piccolo esercito femminile in movimento arriva in paesi dove di donne sole, indipendenti e con una religione diversa da quella cattolica ce ne sono davvero poche. E’ comprensibile che si trovassero spesso in conflitto con l’ambiente, con il clero cattolico, perfino con le proprie autorità ecclesiastiche.

La fonte principale per conoscerle è costituita dalle lettere e dalle relazioni che loro e i pastori inviavano al Comitato e ai responsabili dei distretti, le suddivisioni amministrative della Chiesa valdese. Le parole delle maestre raccontano soprattutto di condizioni di vita molto dure, di solitudine, insieme a fede e passione per l’educazione popolare.

Appena arrivata a Vittoria, in Sicilia, nel 1895, Teresa se ne pente e spera solo che la sua “prigionia” duri un anno e non di più. Si sente sbalzata tra persone che definisce “differenti” per ideali e civiltà, ma nell’isola rimarrà a lungo.

Un’altra maestra difficile, lucida e critica verso il Comitato e la Tavola Valdese, è Luisa Falchetti. La sua preoccupazione costante è la qualità della scuola: quelle Evangeliche non devono essere inferiori alle comunali. Come per Teresa il suo rapporto con il Sud è complicato, si lamenta degli alloggi per i quali chiede controlli sanitari e arrivata a Falerna, in Calabria, dichiara di avere paura dei terremoti e del dover attraversare torrenti a cavallo. Non vorrebbe andare a Riesi, Caltanissetta, ma vi sarà ugualmente trasferita.

Le sue idee sulla didattica sono chiare: ha un buon rapporto con una delle maestre comunali, ma ne critica il metodo di far immagazzinare il sapere agli alunni, mentre preferisce l’educazione del cuore e chiede al Signore di far germogliare i buoni semi che cerca di mettere nei bimbi. Il tema dell’educazione del cuore ricorre frequentemente nelle lettere delle maestre ed esprime un indirizzo pedagogico diffuso a fine ottocento. Le scuole valdesi portano con loro la fondamentale impronta di Pestalozzi, il pedagogista e filosofo svizzero, che riteneva si dovesse imparare "con la testa, le mani e il cuore”.

In loro questo indirizzo educativo si unisce alla speranza di un risveglio di fede: le lezioni, assicurano nelle lettere, si aprono sempre con il canto e la preghiera. Le scuole valdesi non fanno proselitismo, ma Giuseppina Calamita, maestra siciliana, si augura che

mediante le scuole si possa avere una gioventù promettente per la chiesa.

La Sicilia è una meta quasi obbligata per le maestre, specialmente per quelle più esperte, in grado di formare quelle locali, ma è un vero banco di prova, essendo l’ambiente più lontano dalle loro abitudini, tuttavia con numerose chiese e scuole. L’isola ha una storia e una evangelizzazione con caratteristiche particolari per tutte le denominazioni, derivanti in parte dai segni della presenza protestante durante il “decennio inglese “ (1806-1815) e dove l’anticlericalismo del liberalismo italiano di quel periodo è più che altrove attratto dal protestantesimo.

Se le maestre del Nord si spostano verso il Sud, una meta frequente per quelle che in Sicilia si stavano formando è la Toscana, dove le scuole evangeliche erano ben radicate e una tradizione pedagogica di ispirazione protestante esisteva dal periodo preunitario, come gli asili di Matilde Calandrini a Pisa e la scuola istituita a Firenze dalla chiesa riformata svizzera.

Progressivamente più numerose, le maestre siciliane mostrano un atteggiamento di maggiore comprensione verso gli alunni loro conterranei, conoscendone bene le condizioni di vita e le difficoltà a frequentare: le bambine erano sottoposte a molte restrizioni dalle famiglie e i bambini utilizzati per vari lavori. Sono un esempio di questa disposizione d’animo Giuseppina Calamita e Giuseppina D’Antona, la migliore maestra dell’isola secondo il il sovrintendente distrettuale Arturo Muston.

D’Antona è a Siena quando nel 1909 la scuola evangelica, vanto del pastore Giovanni Petrai, mostra già evidenti segni di crisi, per mancanza di fondi e per la concorrenza della scuola comunale. In una lettera a un superiore scrive di desiderare le ricchezze dei gesuiti per poter aprire scuole evangeliche in ogni città: non scuole povere, mal provviste e male organizzate, ma veri Istituti di educazione.

La sua idea di rivoluzione protestante è chiara:con più mezzi sarebbe possibile, con l’aiuto del Signore e del Vangelo, cambiare in meno di un secolo la società.

Per i Valdesi quando le scuole pubbliche fossero state sufficientemente in grado di offrire un servizio scolastico adeguato ai bisogni della popolazione, quelle evangeliche avrebbero potuto essere chiuse. La guerra costringe la Tavola a forti tagli nei bilanci, con la conseguente chiusura di molte scuole e il dispiacere di pastori e maestre.

Luisa Falchetti scrive in una relazione del 1912, dopo lunghi anni di insegnamento, che le scuole evangeliche si sarebbero potute mantenere per qualche anno solo nei centri rurali. Tornerà in Sicilia nel 1920 e da Vittoria scriverà alla Tavola un appello a nome delle maestre Evangeliche d’Italia, perché venga presa a cuore la loro causa e venga affrettata l’autorizzazione a pastori ed evangelisti di lavorare, ognuno nella propria sede, presso le autorità scolastiche comunali. Le insegnanti avrebbero avuto maggiore considerazione, pareggio di stipendio con le insegnanti comunali, equa pensione e ribassi ferroviari.

Nel suo intendimento l’evangelizzazione sarebbe stata possibile come testimonianza anche nelle mutate condizioni. La proposta è dunque di cedere in blocco le scuole evangeliche ai Comuni, mantenendo il personale. I tempi sono cambiati e anche le maestre: sempre di più sono quelle che si fidanzano, si sposano, non accettano i numerosi trasferimenti, tanto da far dire con rammarico al pastore della chiesa di Siena, Giovanni Petrai, che non ci sono più le maestre di una volta, quelle come Teresa.

Il sogno di un’Italia protestante finisce nelle parole delle maestre che erano state protagoniste di quegli anni di fatica e di speranza. Il tramonto della pedagogia protestante, essenziale per tutto il XIX Secolo per il radicamento del protestantesimo nella realtà italiana, è dovuto al miglioramento qualitativo e quantitativo della scuola di Stato alla concorrenza delle scuole cattoliche, l’avvento del fascismo e il passaggio dal positivismo alla cultura neo-idealista.

Fonti, risorse bibliografiche, siti su Teresa Banchetti

Fonti archivistiche:

Archivio Tavola Valdese ( ATV) Serie IX/ 192, Teresa Banchetti;

Serie IX/247, Giuseppina Calamita;

ATV/ 242 Giuseppina D’Antona;

ATV, Serie IX/1, 228, Luisa Falchetti 1988

Andrea Mannucci, Educazione e scuola protestante, Firenze, 1989

Giulia Cartini, Maestri evangelici. Percorsi di vita attraverso le lettere inviate al comitato di Evangelizzazione-Tesi di Laurea in Storia del movimento operaio e sindacale, discussa alla facoltà di Lettere e filosofia, Università degli studi di Torino, A.A. 1992;

G. Cartini, Maestri evangelici. Lettere al Comitato di Evangelizzazione in “ Bollettino della Società di Studi Valdesi,n. 175, dicembre 1994, pp.; 80-100,

Gabriella Rustici, La chiesa cristiana evangelica di Siena. Evangelizzazione ed azione educativa (1883-1914), in Istituto Storico Diocesano, Siena, Annuario 1998.1999, pp,44.116.

Dizionario Biografico dei protestanti in Italia

Referenze iconografiche: entrambe le immagini sono proprietà dell'Archivio fotografico valdese.

Voce pubblicata nel: 2023

Ultimo aggiornamento: 2023