“Per bene che ci vada, la vita in questa società è una noia sconfinata. E poiché non esiste aspetto di questa società che abbia la minima rilevanza per le donne, alle femmine dotate di spirito civico, responsabili e avventurose non resta che rovesciare il governo, eliminare il sistema monetario, istituire l’automazione completa e distruggere il sesso maschile”.

Così si apre il Manifesto SCUM che Valerie Solanas stampa e distribuisce personalmente per strada, a prezzo maggiorato per i maschi. SCUM letteralmente significa feccia, e si riferisce a “chi ha percorso tutto il fronte del porto”,  vive di accattonaggio, droga, prostituzione, e ha sperimentato il peggio della vita e dei maschi in particolare. Queste donne, considerate il rifiuto della umanità, saranno artefici della rivoluzione che cambierà il mondo, eliminando i maschi, responsabili della costruzione di un modello economico e sociale che sta portando tutti verso la distruzione.

Correva l’anno 1967 e Valerie aveva poco più di trent’anni. Era nata il 9 aprile 1936 a Ventnor City, nel New Jersey. Il padre, barista, era originario della Catalogna, la madre, assistente in uno studio dentistico, era di origini genovesi e siciliane; i due si separano nel 1940, dopo avere avuto un’altra figlia nel 1938, Judith, e si trasferiscono ad Atlantic City. Fin da bambina Valerie mostra un’intelligenza acuta, un carattere forte e indipendente, insofferente agli abusi e alle prepotenze, alle quali reagisce spesso in modo violento, e quell’ironia caustica che sarà il tratto caratteristico della sua scrittura. Nel 1949 la madre si risposa e la famiglia si sposta in Virginia; il nuovo compagno si dimostra subito ostile a Valerie che, un anno dopo, viene mandata in collegio. Qui partorisce una figlia, Linda, probabilmente frutto degli abusi sessuali subiti dal padre o dal patrigno; la bambina viene allevata in famiglia come una sorella. Dopodiché Valerie ha una relazione con un marinaio molto più grande di lei, sposato e padre di tre figli, e resta di nuovo incinta; lui la abbandona, proponendo poi di dare in adozione il bambino a una coppia di amici che, in cambio, finanzieranno gli studi universitari di Valerie.

Nel 1954 si iscrive alla facoltà di psicologia nel Maryland, laureandosi nel 1958 e ottenendo l’ammissione al master di psicologia evolutiva all’università del Minnesota; dopo un anno, però, abbandona il master denunciando il sistema di selezione fortemente sessista che vige nell’università.

Comincia a vagabondare, raccogliendo idee per il Manifesto SCUM e abbozzando la commedia Up Your Ass (In culo a te). Nel 1962 approda a Manhattan. Nel 1965 registra il copyright della commedia e ne invia una copia ad Andy Warhol, proponendogli di produrla, ma questi rifiuta, sostenendone l’eccessiva volgarità, salvo poi utilizzarne molte battute nei suoi lavori, senza il consenso di Valerie e nonostante le sue proteste, e senza mai restituirle la copia ricevuta. Da qui, e dalla nausea che le procuravano gli artisti della Factory, da lei ritenuti falsi e ipocriti, il gesto che varrà alla scrittrice la fama mondiale di pazza fanatica: l’attentato ad Andy Warhol, il 3 giugno 1968. Gli sparò, ferendolo gravemente e colpendo anche un suo collaboratore. Il fatto occupò le prime pagine dei giornali per un paio di giorni, scalzato il 5 giugno dall’assassinio di Bob Kennedy.

Valerie non era una perfetta sconosciuta: si era fatta un nome negli ambienti underground della grande mela come femminista radicale, dichiaratamente lesbica, e come scrittrice; ma, come disse Carla Lonzi, era un “soggetto imprevisto”. Per queste sue caratteristiche fu sempre boicottata dagli uomini che, anche nella controcultura, detenevano il potere; non era certo per il linguaggio osceno, ampiamente utilizzato da altri scrittori, che le sue opere erano ostracizzate. Nel 1966, Valerie aveva pubblicato sulla rivista Cavalier un breve racconto: Come conquistare la classe agiata. Prontuario per fanciulle; a cui gli editori aggiunsero il sottotitolo Come una signorina giovane e carina riesca a sopravvivere in città: il modo più facile per stare comoda è stare distesa, e questo fu certo uno dei motivi che avevano contribuito ad alimentare la sua rabbia. Della risonanza mediatica della sparatoria approfittò l’editore Maurice Girodias, dell’Olympia Press (col quale Valerie aveva già firmato un contratto per la pubblicazione di un romanzo) che, nell’agosto del 1968, pubblicò il Manifesto trasformando SCUM nell’acronimo S.C.U.M., ovvero Manifesto per l’Eliminazione Fisica dei Maschi, e manipolando il testo senza il consenso dell’autrice.

Al processo per l’attentato a Andy Warhol, Valerie si difende da sola; viene ricoverata nell’ospedale di Elmhurst e sottoposta ad esami psichiatrici; con una diagnosi di “reazione schizofrenica di tipo paranoico con un’accentuata depressione” viene rinchiusa nell’ospedale psichiatrico femminile di Matteawan, noto per gli abusi perpetrati sulle prigioniere; trasferita nella divisione psichiatrica di Bellevue, viene sottoposta a isterectomia. Negli anni Valerie entrerà e uscirà da varie istituzioni psichiatriche, continuando però a combattere strenuamente per l’integrità e il controllo delle sue opere e il riconoscimento dei diritti d’autrice, per i quali non riuscirà a percepire mai neanche un centesimo. Trasferitasi a Washington in una comune per sole donne, successivamente rientra a New York, dove stabilisce una lunga relazione con Louis Zwiren. Nel 1975 la sorella dispone il suo ricovero in una struttura psichiatrica, a causa dell’aggravarsi dei sintomi paranoidi. Dimessa dopo qualche mese, Valerie vive tra la Florida e New York fino a quando, alla fine del 1979, la madre ne denuncia la scomparsa.

Dei suoi ultimi anni di vita si sa solo che visse in un quartiere malfamato di San Francisco, nel Bristol Hotel, dove fu trovata, in avanzato stato di decomposizione, il 25 aprile 1988. Dopo la cremazione, la madre dispose che tutti i suoi effetti personali fossero bruciati, compresi gli scritti.

Il femminismo violento e radicale di Valerie Solanas si fonda sul rovesciamento di un pregiudizio millenario e ancora tenacemente radicato: ad essere inferiore non è la donna, come ci hanno sempre raccontato, ma l’uomo che, essendo privo di un gene x, è una donna mancata, portatore di tutte le caratteristiche storicamente attribuite alle donne: deficiente, emotivamente limitato, incapace di relazionarsi ad alcunché se non alle proprie sensazioni fisiche. Psichicamente passivo, odia la propria passività, “l’uomo proietta sulle donne tutti i tratti maschili – vanità, frivolezza, banalità, debolezza e così via … rivendicando per sé tutte le caratteristiche femminili – forza, indipendenza emotiva, energia, dinamismo, risolutezza, disinvoltura, obiettività, assertività, coraggio, integrità, vitalità, intensità, profondità di carattere, fascino e così via”. Valerie attacca, prima tra le femministe, anche Freud: “le donne non soffrono l’invidia del pene, sono gli uomini a invidiare la figa … Per questo (il maschio) diventa un travestito e si fa tagliare via l’uccello: essere una drag queen lo appaga pienamente”.

Il maschio, “ha reso il mondo un mucchio di merda”; egli è causa di: guerra, denaro, matrimonio, prostituzione, lavoro mercificato, e a liberare le donne sarà appunto l’eliminazione di tutto questo. Nella sua serrata critica alle strutture e sovrastrutture del mondo capitalista Valerie non tralascia nulla: arte e cultura, amicizia e amore, sesso, rapporti familiari, sempre la donna viene umiliata, indebolita e resa  insicura, dipendente dagli uomini. Sarebbe sufficiente che tutte le donne lasciassero gli uomini e si rifiutassero di collaborare, per far crollare tutto il sistema; molte donne però, quelle che Valerie chiama “figlie di papà”, sono state fagocitate dal sistema e dovrebbero essere sottoposte a “slavaggio del cervello”. Ma non c’è più tempo, quindi un pugno di femmine SCUM, agendo in clandestinità, attraverso atti di sabotaggio e la distruzione di tutti i soggetti dannosi, ”slavorerà” per poi conquistare tutti i posti di controllo delle informazioni. Eliminati gli uomini, le donne si rimetteranno in sesto: attraverso programmi educativi, acquisiranno le competenze necessarie per ridisegnare le città, risolvere i problemi di malattia e morte, automatizzare completamente il lavoro in modo da avere il tempo libero per attività creative. Secondo Valerie la felicità non si trova in se stesse ma nell’interazione con gli altri, e la meta non è l’introversione ma l’oblio di sé. Anche la cultura hippy è sottoposta a una critica spietata: fondamento delle comuni è l’ammucchiata, che comporta gelosie e invidie tra i maschi per il possesso delle femmine, e loro destino è il fallimento; il loro isolamento è indice di mancanza di prospettive e, in definitiva, di vitalità.

L’atto unico Up Your Ass è dedicato, con grande ironia, a se stessa. E l’ironia è la cifra di questa esilarante commedia, la cui protagonista, Bongi Perez, alter ego di Valerie, è una ragazza che vive in  strada e da questo osservatorio mette a nudo l’umanità. Anche qui la dissacrazione non risparmia nessuno: super machi bianchi e neri, drag queen, insegnanti di Economia Domestica Creativa, donne sposate che ammazzano i figli rompiscatole.

Chiude la Trilogia SCUM il racconto breve Come conquistare la classe agiata. Prontuario per fanciulle, la cui protagonista vive di accattonaggio e taccheggio, per contribuire alla “causa socialista”, mettendo alla berlina il variegato mondo di maschi che incontra.

Nonostante siano passati più di cinquant’anni, questi testi di Valerie Solanas sono ancora perturbanti, e colpiscono, oltre che per l’assenza di qualsiasi forma di vittimismo, per la lucidità e la lungimiranza di questa donna controversa, a cui va riconosciuto un senz'altro un merito: quello di mettersi in gioco fino in fondo, in una spietata coerenza tra idee e vita che ha pagato a caro prezzo.

Le opere di Valerie Solanas sono state raccolte in un volume a cura di Stefania Arcara e Deborah Ardilli: Valerie Solanas, TRILOGIA SCUM. Tutti gli scritti, Vanda epublishing, 2018. Questa recente edizione contiene: una nuova traduzione del Manifesto SCUM, che si rifà al testo originale e non a quello pubblicato nel 1968 da Olympia Press; la commedia Up Your Ass e il racconto Come conquistare la classe agiata ed è corredata da due preziosi saggi delle curatrici. Il volume si chiude con la biografia di Valerie Solanas e con il capitolo VALERIE LIVES!: tributi, riscritture e opere ispirate a Valerie Solanas, e anche qualche voce contro. Come quella di Lou Reed (grande amico di Andy Wahrol) che, in una canzone, I Believe (1990) arriva addirittura ad augurarle di essere dimenticata “C’è qualcosa di ingiusto se lei è ancora viva oggi. Essere malata non è una scusa, le avrei staccato la spina io stesso”.

Fonti, risorse bibliografiche, siti su Valerie Solanas

Stefania Arcara e Deborah Ardilli (a cura di), Valerie Solanas, TRILOGIA SCUM. Tutti gli scritti, Vanda epublishing, 2018

Mary Harron (regia), Ho sparato a Andy Warhol (I Shot Andy Warhol), film, 1996

Referenze iconografiche: Valerie Solanas : S.C.U.M. Society For Cutting Up Men.Neue Nationalgalerie, Berlin, 2012. Foto di Marc Wathieu, fonte Flickr.

Voce pubblicata nel: 2020

Ultimo aggiornamento: 2023