Vittoria Titomanlio, membro dell’Assemblea Costituente e quattro volte deputata per la Democrazia Cristiana, nasce a Barletta (Bari) il 22 aprile 1899 da Sabino (ispettore demaniale) e Carolina De Boffe. Conseguito il diploma magistrale, per lunghi anni insegnò nelle scuole elementari e contemporaneamente si impegnò nell'ambito cattolico ed in particolare nell'associazionismo, ancor prima di dedicarsi all'attività politica strettamente detta. Fece parte del consiglio diocesano di Napoli,; nel 1928 entrò nella Gioventù femminile dell'Azione cattolica; nel 1932 venne nominata propagandista nazionale -  carica che comportava  il muoversi per tutta Italia tenendo corsi e relazioni soprattutto tra i lavoratori e le lavoratrici  - e nel 1936 entrò a far parte del Consiglio superiore e venne nominata incaricata regionale per la Campania.

Dopo il 1943, con la caduta del regime fascista, passò dal lavoro sociale a quello più propriamente politico, ricoprendo importanti incarichi: fu consigliere nazionale dell'Associazione italiana maestri cattolici e segretaria provinciale delle Acli (Associazione Cattolica Lavoratori Italiani), delegata nazionale del Movimento femminile per l'artigianato italiano e membro del comitato consultivo ministeriale per l'artigianato e le piccole industrie; entrò a far parte del Consiglio nazionale del Movimento Femminile della Democrazia Cristiana e, nel 1947, del suo Comitato centrale, che era diretto da Maria De Unterrichter Jervolino.

La sua elezione, il 2 giugno 1946, all'Assemblea Costituente segnò l'inizio di una lunga carriera istituzionale, che la vedrà in Parlamento per quattro legislature, dal 1948 al 1968. Anche al suo contributo si deve la tutela dell’autonomia regionale come espressione di libertà e democrazia e la pubblicazione da parte dei giornali delle rettifiche di notizie su persone di cui fosse stata lesa la dignità.

Ma il suo nome è forse rimasto maggiormente legato, nelle cronache, a un episodio che ha visto come protagonista l’on. Oscar Luigi Scalfaro, futuro presidente della repubblica che,  nel 1950, in un ristorante con lei e con il collega Umberto Sampietro, scandalizzato per la presenza di una donna con un vestito che ne lasciava nude le spalle, ritenendola un’offesa al comune senso del pudore, alzatosi dal suo posto, attraversò l’intera sala per invitarla a ricoprirsi. La donna, Edith Mingoni Toussan,  rispose per le rime e, appresa l’appartenenza alla Dc dei suoi interlocutori, dichiarò la propria simpatia per il Msi, ricevendo in risposta l’ insulto  di “fascista” da  Vittoria Titomanlio. Quell’alterco fece epoca e il padre della Toussan arrivò a sfidare a duello lo stesso Scalfaro che declinò l’invito motivandolo con la fede cristiana: a lui  rispose, con una lettera aperta sul quotidiano  “Avanti!”, il principe Antonio de Curtis, in arte Totò, accusandolo di codardia. La vicenda andò sui giornali, fu oggetto di un'interrogazione parlamentare alla Camera e finì anche in Questura, dove fu poi un’amnistia ad estinguere tutto.

Molto intenso fu l’impegno di Titomanlio  anche nella società civile, dove ricoprì l'incarico di presidente in varie istituzioni - l'Istituto nazionale istruzione addestramento settore artigianato, l'Ente di zona Casse rurali e artigiane, la Commissione provinciale e regionale per gli albi artigiani presso la Camera di Commercio di Napoli, il Collegio dei sindaci della sezione campana del Sindacato nazionale musicisti – e fu dirigente di vari Enti, come l'Acai (Associazione Cristiana Artigiani Italiani), e l'Iniasa (Istituto Nazionale per l'Istruzione e l'Addestramento nel Settore Artigiano). Morì il 28 dicembre 1988 a Napoli.

 

 

Fonti, risorse bibliografiche, siti su Vittoria Titomanlio

Maria Teresa Antonia Morelli (a cura di), Le donne della costituente, Laterza, Roma-Bari 2007

Anna de Stefano Perrotta, Vittoria Titomanlio, in http://www.toponomasticafemminile.com

Patrizia Gabrielli, Vittoria Titomanlio: la pudica battagliera in Eadem,  Il primo voto. Elettrici ed elette, Castelvecchi, Roma 2016

Referenze iconografiche: Celebrazione del Ventennale del voto alle donne, 20 gennaio 1965. Foto di  dati.camera.it. Creative Commons Attribution 4.0 International license.

Voce pubblicata nel: 2018

Ultimo aggiornamento: 2023