“Sono la regina del mare”

Grace O’Malley appartenne a una rinomata famiglia di marinai irlandesi. I genitori, Owen e Margaret O'Malley, erano capotribù del clan e controllavano Clew Bay e le aree locali, occupandosi, in particolare, del commercio e del pagamento delle tasse da parte dei marinai. Grace apprese a casa l’amore per il mare ma fu costretta a trascorrere l’infanzia e gran parte dell’adolescenza sulla terra ferma, al castello di Belcare, vicino a Westport. Le leggende narrano che, mentre il padre stava imbarcandosi per un'operazione commerciale in Spagna, la giovane futura piratessa domandò di poter far parte dell’equipaggio, ricevendo però un secco rifiuto: “le ragazze non possono fare i marinai…e poi, i tuoi lunghi capelli rossi si impiglierebbero nel sartiame” (Favilli & Cavallo, 2017, p. 62). Non contenta della risposta e desiderosa di dimostrare alla famiglia che anche le donne sanno navigare, Grace decise di tagliarsi i capelli e di adottare abiti tipicamente maschili, guadagnandosi così l'appellativo di Gráinne Mhao, che in irlandese significa “calvo/con pochi capelli”.

Nel 1546, a soli 16 anni, Grace venne costretta a sposare Donal O'Flaherty, membro e futuro leader del clan omonimo, dal quale ebbe tre figli: Owen, Margaret “Maeve” e Murrough. L’unione consentì alla famiglia O’Malley di espandersi territorialmente e di aumentare le ricchezze e l'influenza. Nonostante la giovane età e un matrimonio di convenienza, Grace seppe guadagnarsi il rispetto degli uomini dei clan, prendendo parte attiva ai loro traffici; sottrasse addirittura al marito il comando della flotta, ottenendo così una posizione di inusuale spicco per una donna all’epoca. Il Castello di Bunowen, dove viveva con il marito e i figli, nella parte più occidentale di Connacht, divenne il simbolo delle fiorenti attività commerciali.

Quando O’Flaherty perse la vita in battaglia, la giovane vedova tornò alla sua dimora, rientrando in possesso del castello di famiglia di Hen, sulle sponde del Lough Corrib. Grace tornò a casa, ma non fu sola: oltre ai figli, la seguirono più di duecento membri del clan O’Flaherty. La morte del marito, piuttosto, segnò per Grace un punto di svolta che la portò ad interessarsi sempre più vivamente al commercio e ai rapporti con la corona inglese. Arricchitasi grazie a traffici più o meno legittimi, conquistò molti castelli, tra cui il Doona a Blacksod, il Kildavnet vicino a Achill Island, il castello di O'Malley di Clare Island e il Rockfleet a Clew Bay. Ciascuna di queste roccaforti era situata in una posizione strategicamente importante, sia per la protezione della costa che per la difesa da potenziali attacchi nemici. Il proprietario del castello di Rockfleet era Richard-un-Iarainn Burke, secondo marito di Grace, col quale, nel 1567, ebbe un figlio, Tibbot, e dal quale si allontanò dopo solamente un anno di matrimonio. Grazie al denaro e all’autorità ottenuti tramite la pirateria, Grace ingaggiò un'attività rivoluzionaria nei confronti della corona inglese (che stava acquisendo progressivamente sempre più potere in Irlanda), saccheggiando le navi mercantili di passaggio e costringendole a pagare per attraversare i mari o intrattenere relazioni commerciali.

Nel 1588, la corona, contrariata e infastidita da queste azioni offensive di pirateria, decise di attaccare il castello a Clare Island, dimora degli O’Malley, con una flotta composta da quasi trentamila uomini, provenienti da Galway. All'età di 58 anni, Grace fu catturata e imprigionata da Richard Bingham, un governatore inglese incaricato di amministrare i territori irlandesi. A causa dell’esponenziale aumento del potere britannico in Irlanda, il brevissimo periodo di reclusione di Grace fu comunque segnato, oltre che da una diminuzione della sua influenza, anche da una massiccia perdita di ricchezze, che portò la piratessa e la sua famiglia sull'orlo della povertà assoluta. Il governatore Bingham, però, decise, nel 1593, di incarcerare anche il fratello, Dónal na Píopa, e i due figli di lei, Tibbot Burke e Murrough O'Flaherty.

Una volta scarcerata, Grace presentò una petizione alla corona inglese, chiedendo il rilascio immediato dei familiari e salpò per l'Inghilterra con l’intento di affrontare direttamente la regina. Lo storico confronto tra la regina LINK Elisabetta I (1533 - 1603) e la "Regina dei pirati" ebbe luogo nel settembre del 1593 al castello di Greenwich. Grace non volle inchinarsi dinanzi ad Elisabetta perché non la riconosceva come legittima sovrana d’Irlanda; eppure, in un primo momento, l’incontro sembrò essere un successo. La regina, infatti, accolse le richieste di Grace (tra cui il rilascio dei prigionieri e la rimozione del governatore Bingham dal suo incarico), chiedendo in cambio solamente di sospendere le molte ribellioni irlandesi e gli atti di pirateria contro la Gran Bretagna.

Il racconto tradizionale narra che tale discussione venne condotta in latino, poiché unica lingua conosciuta e parlata da entrambe le donne. Inoltre, secondo gli scrittori di corte presenti all’incontro, Grace commise parecchie gaffe contrarie alla rigida etichetta reale. Starnutì rumorosamente e, soffiatasi il naso in un elegante fazzoletto di pizzo portatole da una dama, non esitò a gettarlo nel fuoco. Dinnanzi all’imbarazzo generale per tale gesto, la piratessa avrebbe alzato indifferente le spalle, ribattendo che era usanza, in Irlanda, sbarazzarsi delle cose sporche una volta usate. Tuttavia, una volta tornata a casa, Grace si rese conto che la regina esitava a mantenere la parola data. Ben presto infatti, Elisabetta I rese a Bingham il ruolo politico di governatore; sentendosi oltraggiata, Grace appoggiò nuovamente le varie piraterie e rivolte contro la corona, annullando così gli accordi stipulati a Greenwich.

Grace tornò quindi alla vecchia (e tanto amata) vita da pirata fino alla sua morte, avvenuta nel castello di Rockfeet nel 1603, lo stesso anno in cui morì anche Elisabetta I. Oggi Grace O'Malley è considerata una delle figure più importanti e significative della storia e del folklore irlandese del XVI secolo, e un'ispirazione per tutti coloro che scelgono di vivere la propria vita senza aderire a un’etichetta sociale o rinunciare ai propri desideri.

La sua storia vive ancora attraverso diverse tradizioni popolari, canzoni, poesie, racconti e film che hanno fatto il giro del mondo.

*Voce a cura di Zoe Malvica - laureata in Filosofia e Scienze e Tecniche Psicologiche presso l’Università degli studi di Perugia, attualmente frequenta la magistrale in Psicologia Clinica presso l’Università di Trento. Appassionata da sempre allo studio della mente, dei pensieri e delle emozioni umane, si interessa anche di poesia, filosofia e letteratura classica. Partecipa al gruppo SCRIBUNT: (Gruppo di) Scrittura di Biografie – Università di Trento (referenti Maria Barbone; Susanna Pedrotti; Lucia Rodler).

Fonti, risorse bibliografiche, siti su Grace O'Malley

Chambers, A. (2014). “Pirate Queen of Ireland: The True Story of Grace O'Malley”. Dublin. The Collins Press
Cook, J. (2004). “Pirate Queen: The Life of Grace O'Malley, 1530-1603”. Cork. Mercier Press.

Favilli, E. & Cavallo, F. (2017). “Storie della buonanotte per bambine ribelli:100 vite di donne straordinarie”. Milano, Mondadori.

O’Connell, A. (2010). “Gráinne ní mháille or ‘Granuaile’, an Irish woman, a chieftain and a national symbol”. Revue Civilisations, Combat(s) de femme(s), pp.15-44.

Royal Museums Greenwich. (n.d.). “Grace O'Malley: The pirate queen of Ireland”. https://www.rmg.co.uk/stories/topics/grace-o-malley-irish-female-pirate

The Toronto Star. (2005). “Grace O’Malley, the Pirate Queen”. Toronto Star Newspapers,

ONT Edition. Starship; p. C24.




Voce pubblicata nel: 2024

Ultimo aggiornamento: 2024