“Mia madre mi ha dato il nome di un miracolo della natura”

Waris in somalo significa fiore del deserto”. E come un bocciolo fiorisce in un terreno arido e pieno di insidie, così anche Waris Dirie, modella e attivista contro la mutilazione genitale femminile, riesce a “fiorire” dal suo doloroso passato. Nasce nel 1965 a Galcaio, una città al confine tra Somalia ed Etiopia. La famiglia appartiene a una tribù nomade che possiede, come unico bene, il bestiame e si impegna ogni giorno per trovare cibo e acqua. Waris cresce così insieme ai genitori e altri 12 fratelli e sorelle, occupandosi del gregge e affrontando la dura vita del deserto.

Vivendo nel deserto, senza calendari né orologi, Waris non sa di preciso quando viene sottoposta alla mutilazione genitale femminile, ma è sicuramente ancora molto piccola. Il rituale è conosciuto in Somalia come “circoncisione femminile”. Esso, tuttavia, ha poco a vedere con la circoncisione maschile: alla giovane donna, spesso bambina, vengono rimosse le piccole e grandi labbra dei genitali e il clitoride, mentre i lembi di pelle restanti vengono ricuciti insieme grossolanamente, lasciando solo un piccolo foro per i fluidi corporei. In alcuni luoghi, tuttavia, la FGM (Female Genital Mutilation) consiste nella sola rimozione della parte superiore del clitoride. La pratica viene svolta senza anestesia e senza cura delle norme igienico-sanitarie. Perciò, nella maggior parte dei casi, le bambine muoiono per infezioni o dissanguamento. La stessa Waris perde sorelle e parenti a causa di questa pratica. Una volta terminato il taglio, vengono legate insieme le gambe per facilitare la cicatrizzazione. Per chi sopravvive alle infezioni, le complicazioni dovute alla FGM sono innumerevoli: dalle problematiche legate al ciclo mestruale al rischio di molteplici infezioni. Le donne devono vivere per tutta la vita in una continua sofferenza fisica e psicologica, private inoltre della possibilità di qualsiasi piacere sessuale. Ancora oggi, ogni anno, circa 2 milioni di donne in tutto il mondo rischiano di subire la FGM. La ragione di tale rituale non è medica né religiosa: serve solo a garantire al marito la verginità e la fedeltà sessuale della sposa. Non c’è nulla, infatti, nella Bibbia o nel Corano che faccia riferimento a questo rituale.

Nonostante il forte attaccamento alla terra e alla famiglia, a circa 13 anni Waris Dirie decide di scappare per sfuggire a un matrimonio combinato con un uomo molto più vecchio di lei. Cammina da sola nel deserto per molti giorni, senza cibo né acqua, affrontando le numerose insidie del selvaggio territorio africano, fino a raggiungere finalmente Mogadiscio. Giunta nella capitale somala, Waris risiede per qualche tempo dalla sorella Aman, fuggita anche lei dalla famiglia anni prima. Tuttavia, capisce presto che quella vita casalinga le sta stretta. Comincia allora a trasferirsi da una famiglia all’altra, lavorando come domestica. L’occasione attesa capita quando, per caso, origlia una conversazione tra una zia e un parente venuto in visita: il suo nome è Mohammed Chama Farah e cerca una domestica per la futura residenza in Europa, dove dovrà alloggiare in qualità di ambasciatore. Waris non ci pensa due volte: convince la zia a proporre il suo nome all’ambasciatore e in poco tempo si trova su un aereo diretto a Londra.

Una volta giunta in Gran Bretagna, Waris lavora come domestica per alcuni anni nella casa dello zio. In questo periodo viene contattata da un fotografo interessato a scattarle alcune fotografie, ma la rigida morale somala le impedisce di rispondere all’offerta. Waris ha la sua occasione come modella solo tempo dopo, quando lo zio decide di tornare in Somalia con la famiglia. Consapevole di cosa avrebbe significato per lei tornare in Africa, Waris nasconde il passaporto, costringendo così i parenti a lasciarla a Londra da sola. Ora è finalmente libera. Grazie a un incontro fortuito con un’altra ragazza somala, Halwu, Waris alloggia temporaneamente in un ostello della YMCA (Young Women Christian Association). Comincia anche a lavorare da McDonald’s e nel frattempo frequenta una scuola di inglese. Grazie all’amicizia con Halwu, Waris riesce a ricontattare il fotografo che l’aveva notata tempo prima, Malcolm Fairchild, e farsi scattare alcune foto. Il book viene tanto apprezzato che Waris viene contattata dall’agenzia di modelle Crawford. È proprio questa agenzia a trovarle il lavoro con il famoso fotografo Terence Donovan per il calendario Pirelli, lanciando così la carriera da modella. “Da quel giorno non misi più piede in un McDonald’s” scrive ironicamente Waris Dirie, nel suo libro autobiografico (Dirie, W. & Miller, C., Fiore del deserto: storia di una donna, 2016, 61).

Il successo con il calendario Pirelli fa sì che Waris venga notata per il nuovo film di James Bond, 007 Zona Pericolo, con Timothy Dalton. Questa e altre proposte di lavoro all’estero, però, la costringono ad affrontare le problematiche legate al passaporto, ormai non più in regola: si procura prima un passaporto falso e, in seguito a una truffa, accetta di sposare il fratello di un’amica, Nigel, che le propone un matrimonio fantoccio per evitare l’espulsione dal paese. Waris può dunque partire per l’Europa e l’America, sfondando nel mondo della moda. Ma, benché la sua carriera prosegua sempre meglio, l’unione forzata con Nigel si rivela ben presto critica. Arriva a Manhattan nel 1991 e comincia a lavorare per le maggiori aziende di vestiti, gioielli e cosmetici; viene proiettata sulle più celebri riviste di moda tra cui “Elle” e “Vogue”; collabora con noti fotografi del settore, tra cui Richard Avedon, conquistando il mondo delle passerelle. Numerose sono le sfilate a cui partecipa, a Milano, Parigi, Londra e New York. Nel 1995 la BBC le propone un documentario sulla sua vita, intitolato A Nomad In New York. Waris accetta, a patto però che, una volta in Somalia, la aiutino a ricongiungersi con la madre. Dopo lunghe ricerche la BBC riesce a mettersi in contatto con la donna e Waris può finalmente incontrare la sua famiglia.

Dopo il ritorno negli Stati Uniti e l’uscita del documentario, Waris continua a girare per il mondo, rimanendo una nomade anche in Occidente. A New York incontra Dana Murray, musicista jazz, che sposerà. Poco dopo, la coppia ha il primo figlio: il suo nome è Aleeke, che in somalo significa “Leone vigoroso.

Negli anni Novanta, inoltre, Waris riesce anche a farsi operare per riaprire la cucitura dell’infibulazione. Il confronto con le donne europee le mostra quanto sia diversa da loro:

“Il mistero fu svelato; da quel momento non ebbi più bisogno di interrogami, né di sperare, magari, che le altre donne fossero mutilate come me. Ebbi improvvisamente la certezza di essere diversa”
(Dirie, W. & Miller, C., Fiore del deserto: storia di una donna, 2016, 161).

Waris tiene nascosto il suo segreto fino all’intervista con Laura Ziv, giornalista di «Marie Claire», a cui racconta per la prima volta della sua infibulazione.

"Volevo che i sostenitori di quella tortura sentissero finalmente dalla voce di una donna che cosa si prova, visto che nel mio paese le donne sono private del diritto di parola […] Ho dovuto farlo non solo per me, ma per tutte le ragazze che, in molte parti del mondo, la stanno ancora subendo”
(Dirie, W. & Miller, C., Fiore del deserto: storia di una donna, 2016, 262). Così scrive Waris nella sua autobiografia. L’intervista, pubblicata con il titolo La tragedia della mutilazione genitale femminile solleva subito non solo enorme successo, ma anche un forte sdegno collettivo. Grazie ad essa, Waris viene contattata da Barbara Walters per realizzare insieme a Ethel Bass Weintraub un servizio per il programma 20/20, intitolato poi In viaggio verso la guarigione, vincitore di molti premi e trasmesso nell’estate del 1997.

In seguito, la United Nations Population Fund, in collaborazione con l’OMS (Organizzazione mondiale della sanità), invita Waris a partecipare alla lotta contro la mutilazione genitale femminile in qualità di ambasciatrice. L’Organizzazione Mondiale della Sanità stima che ad oggi la pratica sia stata subita complessivamente da circa 200 milioni di donne e ragazze in tutto il mondo e ogni anno 3 milioni di bambine siano ancora a rischio. L’FGM viene praticata anche nei paesi occidentali, dove le comunità africane fanno venire donne esperte in questa pratica. In alternativa, sono gli stessi padri a svolgerla su mogli e figlie. Il “Centro federale per il controllo e la prevenzione delle malattie” stima che solo nello stato di New York circa 27.000 donne siano state o saranno presto sottoposte a questo rituale.

Nel 2002, Waris fonda a Vienna la Desert Flower Foundation che finanzia scuole e ospedali in Somalia e che oggi ha sedi in tutto il mondo. Per il suo lavoro da attivista, Dirie riceve molti premi e riconoscimenti a livello internazionale. Il suo libro autobiografico, Desert Flower, viene pubblicato nel 1998, grazie all’aiuto di Cathleen Miller, ed è oggi bestseller internazionale. Queste le parole conclusive:

“Sono consapevole dei pericoli che questo lavoro comporta […]. Ma la mia fede mi dà la forza di proseguire, perché di certo Dio conosce la ragione per cui mi ritrovo su questa strada. Mi ha affidato un compito, una missione […] Sfido la sorte, come ho sempre fatto in tutta la mia vita”
(Dirie, W. & Miller, C., Fiore del deserto: storia di una donna, 2016, 268).

È autrice di altri romanzi tra cui Desert Dawn (Dirie W. & D’Haem J., 2003), Desert Children (Dirie W., 2005) e Letter to my mother (Dirie W., 2007). In seguito al riconoscimento della cittadinanza austriaca, ottenuta nel 2005, Waris Dirie vive oggi con il marito e i due figli tra Vienna e Danzica, in Polonia.

*voce a cura di Matilde Ferri
Nata a Bologna nel 1998, ha conseguito una laurea triennale in Scienze e Tecniche di Psicologia Cognitiva presso l’Università degli Studi di Trento. Attualmente studia Psicologia Clinica sempre nell’Ateneo trentino. Intende specializzarsi in Psico-sessuologia una volta terminato il percorso magistrale.
Partecipa al gruppo SCRIBUNT: (Gruppo di) Scrittura di Biografie - Università di Trento (referenti Maria Barbone; Susanna Pedrotti; Lucia Rodler).

Fonti, risorse bibliografiche, siti su Waris Dirie*

Britannica, T. Editors of Encyclopaedia. (2022, January 1). Waris Dirie. Encyclopedia Britannica.



Voce pubblicata nel: 2024

Ultimo aggiornamento: 2024