Questa grande regina rinascimentale ha calcato la scena della grande politica europea, dimostrando ampia capacità di strategia diplomatica nel muovere sapientemente i fili sotterranei delle alleanze tra le grandi corti europee.

Un altro tratto peculiare della sua esperienza, comune ad altre dame italiane come Caterina de’ Medici e Maria de ‘Medici o più tardi Eleonora Gonzaga, è l’internazionalità, la disponibilità a viaggiare e la capacità di adattamento a luoghi e culture diverse da quella di appartenenza, con le quali imparò a dialogare, riuscendo a creare favorevoli ponti di scambio. Del resto anche la madre Isabella aveva avuto una formazione ed esperito ampia familiarità con le questioni internazionali.
Bona Sforza seppe cavalcare con maestria gli scenari dei complessi e violenti conflitti tra le diverse potenze e dei fragili equilibri di quei tempi così inquieti. È stata una regina capace di mettere più volte punto alla sua vita e di ripartire da zero, da tutt’altra parte del mondo.

Nacque nel castello di Vigevano il 2 febbraio 1494, in quello che era considerato il più potente stato italiano del tempo, il Ducato di Milano. In lei scorreva il sangue di due nobilissime famiglie europee: la madre, Isabella d’Aragona, era figlia del re Federico III d’Aragona e suo padre, Gian Galeazzo Sforza, era uno dei rampolli più promettenti della famiglia Sforza.

Bona visse un’infanzia triste e tribolata. Il padre, legittimo erede al trono del Ducato di Milano, morì l’anno successivo alla sua nascita, probabilmente avvelenato da suo zio, quel Ludovico il Moro che da quel momento assunse pieni poteri e il titolo di Duca di Milano.
Temendo le reazioni di Francesco Maria Sforza, fratello di Bona e legittimo erede, il Moro fece rinchiudere Isabella d'Aragona, la figlia Bona e la sorella Ippolita in castelli milanesi distanti dal centro della città, praticamente sue prigioniere. Gli Sforza non tollerarono l’affronto, e per i secoli successivi rivendicarono la legittimità di successione al trono.

Fu questa situazione, insieme ad un duro contrasto con la Francia, a far esplodere una delle più violente guerre dinastiche a cui l’Italia del tempo assistette: con la discesa di Carlo VIII in Italia cominciavano le guerre d’Italia. Furono anni bui per Milano, che incupirono anche la famiglia reale sforzesca. Così, nel febbraio del 1500, rassegnatasi al mancato insediamento al trono di suo figlio Francesco Maria, Isabella lasciò Milano per tornare a Napoli con le figlie.

Francesco Maria fu mandato in Francia per essere neutralizzato e non avanzare pretese al trono. Intanto a Napoli re Federico, con gesto sferzante, investì sua nipote Bona sovrana dei feudi di Bari e Rossano – feudi che solo l'anno precedente erano stati restituiti da Ludovico il Moro –; in tal modo diede al Moro un chiaro segnale politico.
Anche nella città partenopea Bona non ebbe vita facile; sempre perseguitata dalle guerre, visse traumaticamente l'invasione ispano-francese e l'occupazione della città da parte dell'esercito francese. Furono anni duri ma furono anche gli anni fondamentali della sua formazione.

A palazzo Bona fu educata personalmente dalla regina Isabella, poi affidata prima alle cure dell’umanista Crisostomo Colonna e poi di Antonio De Ferrariis, medico personale di sua madre. Fu molto accurata la sua formazione, che spaziò dalla grammatica latina alla letteratura petrarchesca, come d’uso a quei tempi.

Crisostomo Colonna di lei ebbe a dire:
«molto colta, di temperamento sanguigno, di altezza media, né troppo magra né troppo grassa, di buona indole, conosce quattro libri di Virgilio, molte lettere di Cicerone, diversi epigrammi, sa a memoria il Petrarca, scrive e parla in modo particolarmente dotto».
Oltre alla letteratura latina Bona conosceva la storia, suonava il monocordo, coltivava l’arte della danza, era esperta cavallerizza e valida cacciatrice. Dalla madre fu iniziata all'arte del governo, abilità che affinerà per tutta la vita e che la porterà a decidere sempre per il bene della ragioni di stato.

Così accettò di sposare l’ottimo partito che sua madre le aveva procurato, ma pare che in precedenza, durante il periodo barese, avesse avuto un amante, un certo Ettore Pignatelli, figlio di Alessandro Pignatelli (a sua volta già amante della madre). Ettore Pignatelli morì avvelenato e alcuni affermano per volontà della stessa Bona, a causa del suo rifiuto di seguirla in Polonia.

Il 6 dicembre 1518, con tutti gli onori della corte e alla presenza della cugina la poeta Vittoria Colonna, nel Castel Capuano di Napoli, Bona sposò per procura Sigismondo I, re di Polonia, cinquantunenne già vedovo di Barbara Zápolya. Nello stesso giorno fu firmato l'atto che assegnava a Bona i feudi di Bari e di Rossano.

La regina partì da Manfredonia alle volte di Cracovia dove giunse dopo alcuni mesi. Il 18 aprile 1519, nella cattedrale di Wawel, furono celebrati il matrimonio con Sigismondo I Jagellone e a seguire l’incoronazione. I festeggiamenti durarono otto giorni, ed ebbero una forte eco in tutta l'Europa. Sigismondo fu il suo unico marito, da lui ebbe sei figli e a lui rimase fedele, sembra, anche se dopo la sua morte si concesse diversi amanti.

In Polonia la sua vita cambiò radicalmente, ma Bona si adattò con rapidità alla nuova condizione. Studiò il polacco e imparò a conoscere il nuovo Paese e il suo popolo. Fu influente nell’orientare il governo dello stato e Sigismondo la teneva in grande considerazione, tanto che ella fu l’ispiratrice di numerosi mutamenti e riforme sia di politica interna che estera. La sua azione mirava a emulare le forme che si facevano largo nell’Europa occidentale. Provò anche a trasformare la Polonia in una monarchia assoluta sullo stampo di quella francese e inglese.

Combatté fortemente il potere dei nobili, spesso ostili al re, e poiché ad essi era affidato il compito di eleggere il re, nel 1530, mentre re Sigismondo era ancora vivo, fece incoronare il figlio Sigismondo Augusto, di appena dieci anni, erede al trono, senza richiedere l'approvazione della nobiltà: era il segno che la successione al trono seguiva naturalmente la linea dinastica e non era sottomessa alla dieta dei nobili.
Quando il figlio Sigismondo Augusto rimase vedovo, osteggiò fortemente il secondo matrimonio con la lituana Barbara Radwill, poiché la famiglia d’origine secondo Bona, non aveva peso nel panorama politico europeo; progettò invece per lui il matrimonio con la più potente italiana Anna D’Este. Ma il figlio contravvenne ai progetti della madre e da quel momento i loro rapporti s’incrinarono tanto che Bona fu da lui accusata di aver avvelenato la nuora, morta appena trentenne.

Bona Sforza iniziò ad avere aspirazioni come Viceregina di Napoli, nomina che, con suo grande dispiacere non le giunse mai. Così, delusa dalla famiglia e dalla politica, nel 1556 decise di lasciare la Polonia e di tornare in Italia, nonostante suo figlio Sigismondo cercasse di trattenerla.
Appena dopo il matrimonio della figlia Sofia Bona ripartì per l’Italia e si stabilì definitivamente a Bari. In un solo anno impresse un nuovo volto alla città, rendendola più moderna ed elegante.

Morì il 19 novembre 1557, un anno dopo il suo arrivo a Bari. La sua bara fu portata nella Basilica di San Nicola. Si racconta che, rimasta incustodita per molte ore, fu incendiata dalle candele e i suoi resti, ormai carbonizzati, furono sepolti in fretta e furia in una modesta cappella. Più tardi i figli Sigismondo e Anna provvidero a far costruire un sepolcro regale, situato dietro l'altare maggiore, che tuttora è una delle maggiori attrazioni per i visitatori della Basilica.

Oggi molti sono i detrattori di Bona Sforza; alcuni la ritraggono come un’avvelenatrice senza scrupoli (anche a causa della grande ambizione che la contraddistinse e che ne guidò la politica), ma certamente tutta la sua esistenza dovrà essere riconsiderata alla luce dei moderni strumenti di analisi, e questo non certo per assolverla, quanto per coglierne l’estrema forza e complessità.


Fonti, risorse bibliografiche, siti su Bona Sforza

Acta Tomiciana, III-XVI (fino al 1534).
W. Pociecha, Królowa B. (La regina B.), Poznań 1949-58.

L. Pepe, Storia della successione degli Sforzeschi negli Stati di Puglia e Calabria, Bari 1900.

A. Dina, Isabella d'Aragona, in Archivio stor.lomb., XLVIII (1921).

L. Collison-Morley, The Story of the Sforzas, London 1933

cfr anche

Maria Teresa Guerra Medici, La civil conversazione, Milano, 2023, i libri di enciclopediadelledonne.it

Isabella d'Aragona - Dizionario Biografico degli Italiani

Bona Sforza - Dizionario Biografico degli Italiani


Voce pubblicata nel: 2023

Ultimo aggiornamento: 2024