Jane Isabel Butzner, nata a Scranton Pennsylvania il 4 maggio 1916, dal 1944 è nota come Jane Jacobs in virtù del matrimonio con Robert, architetto. Da questa unione, oltre ai figli Jim, Ned e Mary, nascono anche le idee di radicale critica alla pianificazione urbanistica novecentesca contenute in Death and Life of Great American Cities, pubblicato nel 1961 e tradotta in molte lingue, tra cui in italiano nel 1969 con il titolo Vita e morte delle grandi città. Saggio sulle metropoli americane. Con questo libro Jane intendeva occuparsi

“di come le città funzionino nella vita reale, perché questo è l’unico modo per capire quali principi urbanistici e quali metodi d’intervento possano giovare alla vitalità sociale ed economica della città, e quali invece tendano a mortificarla.”

In esso le basi consolidate dell’insegnamento e della pratica urbanistica vengono sistematicamente messe in discussione da un’analisi dell’organismo urbano fondata sull’esperienza diretta delle sue funzioni e sulla osservazione dei meccanismi che ne sostengono la vita. L’idea di città sulla quale era internazionalmente improntata la pratica corrente dell’urbanistica a partire dagli anni Trenta aveva un modello di riferimento, la Ville Radieuse del celebre architetto franco-svizzero Le Corbusier, che secondo Jane “somigliava ad un meraviglioso giocattolo meccanico e per di più era, come opera di architettura, di una semplicità, una armonia e una chiarezza abbaglianti”. Al contrario la lettura che Jane fa della complessità urbana era finalizzata a mettere in evidenza l’ordine intrinseco che sottende il caos apparente di quel particolare ecosistema che è la città.

New York, dove la diciottenne Jane si trasferì nel 1934 dopo il completamento della scuola superiore, era il punto di osservazione ideale del funzionamento di una grande città e le diverse esperienze lavorative che annoverò nei primi anni della sua esistenza metropolitana, dopo aver abbandonato la città natale duramente colpita dalla Grande Recessione del 1929, contribuirono ad approfondire la sua conoscenza dei meccanismi dell’economia urbana. Gli articoli pubblicati nel 1937 sulla rivista «Vogue», nei quali la ventunenne Jane descriveva i distretti newyorchesi delle pellicce, dei diamanti e dei fiori, sono un primo esempio del suo interesse per l’argomento.

Dopo un paio d’anni passati a studiare geografia, storia, legge, filosofia e scienze naturali presso l’Extension program della Columbia University, Jane cominciò a lavorare nel campo della comunicazione: dal 1941 al 1943 per l’organo dell’industria metallurgica «The Iron Age», e, fino al 1952, per l’Office of War Information e la rivista del Dipartimento di Stato «Amerika». A causa del modo poco ortodosso con cui affrontava le questioni trattate nella sua attività di redattrice e di impiegata di agenzie di stato, venne sospettata di simpatie comuniste e interrogata due volte tra il 1948 e il 1952. Il suo pensiero indipendente si era formato nell’ambiente familiare, nel quale il padre medico e la madre infermiera l’avevano lasciata libera di seguire le proprie inclinazioni e di farsi notare dalle istituzioni scolastiche per il suo carattere insofferente all’autorità.

Nel 1952 ottenne un impiego nella redazione di «Architectural Forum», inizialmente con il compito di occuparsi di progetti di ospedali e scuole. Da quella posizione Jane ebbe anche modo di studiare i piani di rinnovamento urbano che nel secondo dopoguerra stavano cambiando il volto di molte città americane. Ma il suo interesse per l’urbanistica ebbe modo di applicarsi ben oltre le pagine della rivista per la quale lavorava: dal 1955 fino al suo trasferimento a Toronto nel 1968, Jane fu un’instancabile attivista del comitato di difesa del Greenwich Village che si opponeva ai progetti di demolizione e ricostruzione di alcuni settori, considerati fatiscenti, della parte meridionale di Manhattan e al progetto di una autostrada urbana che l’avrebbe attraversata da nord a sud. Tra gli oppositori della Lower Manhattan Expressway vi era Bob Dylan, che compose una canzone per il comitato di protesta le cui parole furono scritte da Jane.

In Downtown Is for People, pubblicato dalla rivista «Fortune» nel 1958, Jane affrontò per la prima volta organicamente gli effetti sulle zone centrali delle grandi città americane dei piani di rinnovamento urbano. Di qui prese forma l’idea di scrivere quell’ “attacco contro gli attuali metodi di pianificazione e di ristrutturazione urbanistica” che è Vita e morte delle grandi città, la cui pubblicazione fece della sua autrice una figura ispiratrice per tutti coloro che si opponevano a quei piani in cui la parola rinnovamento corrispondeva ad autostrade urbane e massicce demolizioni negli ambiti storici delle città. La sfida di Jane, una madre di tre figli nemmeno laureata, alle idee dominanti dell’urbanistica fu subito considerata dai sostenitori dell’urban renewal qualcosa di inaudito.

Nel 1968 arrivò per Jane il momento di abbandonare New York. Quando, durante una manifestazione contro la guerra del Vietnam, alla quale rischiavano di dover partecipare i suoi due figli, fu arrestata insieme, tra gli altri, a Susan Sontag. Stanca di doversi continuamente opporre al governo federale e locale, Jane decise di trasferirsi a Toronto insieme alla famiglia.

Con The Economy of Cities del 1969 (pubblicato in Italia nel 1971 con il titolo L’economia delle città) Jane proseguì la messa a punto della sua visione alternativa della natura urbana. Nato dalla “curiosità di sapere perché alcune città crescono mentre altre ristagnano e poi decadono”, il libro rovescia l’idea consolidata che individua la nascita della città nello sviluppo del villaggio rurale, dogma che sottende i “tentativi moderni e pratici di sviluppo economico pianificato”. Un altro attacco, quindi, ai paradigmi disciplinari dei pianificatori a lei contemporanei. L’economia urbana, per Jane oggetto di studio sin dai tempi dei suoi articoli per «Vogue» alla fine degli anni Trenta, diventa quindi il suo campo d’indagine privilegiato. Su di esso Jane tornerà nel 1984 con la pubblicazione di Cities and the Wealth of Nations e di questioni economiche e sociali si occuperà ancora nei suoi successivi libri Systems of Survival (1992), The Nature of Economies (2000) e Dark Age Ahead (2004). In quest’ultimo Jane ritorna sulla sua esistenza newyorchese e su come essa le sia stata di grande aiuto nella comprensione del funzionamento delle città.

A pochi giorni dal suo novantesimo compleanno, Jane Jacobs muore a Toronto il 25 aprile 2006.

Fonti, risorse bibliografiche, siti su Jane Jacobs (Jane Isabel Butzner)

Max Allen, Ideas that Matter. The Worlds of Jane Jacobs, The Ginger Press 1997

Alicia Sparberg Alexiou, Jane Jacobs Urban Visionary, Rutgers University Press 2006

Peter L. Laurence, Becoming Jane Jacobs, Pennsylvania University Press 2016

Samuel Zipp, Nathan Storring, Vital Little Plans: the short works of Jane Jacobs, Random House 2016

Referenze iconografiche: Mrs. Jane Jacobs, 1961. Fonte: United States Library of Congress's Prints and Photographs division.  Immagine in pubblico dominio.

Voce pubblicata nel: 2017

Ultimo aggiornamento: 2023