Armanda Verdirame nasce a Novara nel 1944, ma vive e lavora da sempre a Milano, con uno studio alla Fornace Curti, storico punto di riferimento per le terre, e uno privato. Compiuti gli studi artistici, approfondisce negli anni Settanta le tecniche calcografiche presso le Stamperie di Milano e Urbino. Per alcuni anni insegna materie artistiche e si dedica alla ceramica e alla scultura che diventerà la sua materia di indagine preferita. Utilizza bronzo, marmo e altri materiali, ma la sua preferenza va all’argilla nelle sue varie tonalità e lavorazioni, perché la ritiene densa di valori eco-simbolici e antropologici,  quei valori sui quali sviluppa nel tempo le sue ricerche. Ed è nella campagna di Recanati, ospite del laboratorio Trillini, che Armanda Verdirame trova la sua terra d’elezione e d’ispirazione. Le sue  sculture si allontanano dalla visione classica di solidità, per esprimere una leggerezza morbida, a volte fragile, che accoglie maternamente il seme.

Fin dal 1985 infatti elementi naturali appaiono nelle sue opere: i semi, di riso, miglio, orzo, farro, semi come rimando alla vita e al valore del cibo, semi che lasciano impronte che l’artista chiama “memorie per un futuro imprevedibile” anticipando quello che poi diventerà il problema ecologico di un ambiente snaturato e ferito. I semi, impressi sulla superficie delle opere, diventano il logo di tutta la sua poetica, tesa all’attenzione ecologica per la vita e il pianeta. L’artista racconta che le sue creazioni nascono spontaneamente dal vissuto e spesso, colloquiando, si ricorrono termini come: motivazione profonda e nascosta, fragilità, futuro improbabile, imperfezione, spaccatura, frammento, morbida accoglienza, leggerezza, vita, vissuto, ecologia, terra come materia madre e pianeta da salvare, suoni, suggestioni, messaggio, metafora.

Il frammentarsi, si spiega, è naturale per l’argilla, che accoglie il seme ma le fratture sono anche simbolo di lacerazioni dell’anima. Così stalattiti e stalagmiti, a volte in parte di bronzo o marmo oltre che di terra bianca, naturale o nera, richiamano la vita misteriosa delle grotte e l’installazione di forme sferiche e circolari ci porta ad immaginare il primordiale big bang. La sfera cosparsa di semi rappresenta il tutto; l’essenza dell’Assoluto si condensa nella sua forma. Le colonne si ispirano alle antiche colonne coclidi (spirali a chiocciola) dei Romani, decorate da fregi narrativi. 

Anche Armanda Verdirame vi sviluppa il suo racconto metaforico in natura e vissuto attraverso semisegni. La motivazione profonda e nascosta delle colonne risale a una suggestiva immagine del telescopio Hubble che negli anni Novanta mostrava formazioni dell’Universo simili a colonne di fumo.

Le opere a forma di scudo nascono, invece, da una meditazione sulla necessità di protezione per la natura e, spezzandosi, prendono forma di ali protettrici, i cui frammenti si disperdono nello spazio. L’idea dello scudo protettivo si era sedimentata nell’artista dopo il grido d’allarme lanciato durante una conferenza da Pierre Restany di ritorno da un viaggio in Amazzonia (1978), che dopo aver assistito allo scempio della foresta, aveva definito l’esperienza “Shock amazzonico”.

 L’attenzione e le preoccupazioni per la vita dell'artista si concretizzano anche nelle opere a forma di uovo, che si spezzano, si increspano o addirittura si distorcono, straziate in angoscianti presse a significare il timore per quell’improbabile futuro, che l’artista spesso evoca.

Armanda Verdirame ha trasmesso il linguaggio-seme anche su sovrapposte tavolette d’argilla, memore delle tavolette da scrittura mesopotamiche. Il seme si fa grafema (= unità linguistica) e si trasforma in fonema (= unità sonora) nell’installazione “Orchestra”, formata da 24 leggii metallici, che sostengono spartiti in cotto di varie tonalità di semi su immaginari righi musicali, pronte a far vibrare la musica del Silenzio. 

La ricerca artistica di Armanda Verdirame è documentata da una intensa attività espositiva in Italia e all’Estero. Le sue opere sono presenti in diversi musei: Città del Vaticano-Roma, a Brescia al Museo di Arte e Spiritualità, a Sora (Fr) come vincitore di concorso per un Tabernacolo, a S. Stefano Belbo (CN), ad Ancona, a Maccagno, a Santa Maria di Leuca, e anche a San Francisco (CA) e a Bonn. A Messina, sulla via per Mistretta per Antonio Presti dove contribuisce a creare una installazione pubblica e dal 2009 una sua installazione permanente si trova al Museo Archeologico di Cosenza.     

nelle immagini:

Scudo da prato,  terracotta- diametro 0.80;

Installazione alle antiche terme di Salsomaggiore (Parma), 2003. Sabbia h. 1.00- terrecotte: La caduta della Luna, dedicato a un racconto di Vincenzo Consolo;

Armanda Verdirame (dal sito dell'artista armandaverdirame.com)

 

Fonti, risorse bibliografiche, siti su Armanda Verdirame

www.armandaverdirame.com

Referenze iconografiche: Scudo da prato,  terracotta- diametro 0.80;

Installazione alle antiche terme di Salsomaggiore (Parma), 2003. Sabbia h. 1.00- terrecotte: La caduta della Luna, dedicato a un racconto di Vincenzo Consolo;

Armanda Verdirame (dal sito dell’artista armandaverdirame.com)

Voce pubblicata nel: 2022

Ultimo aggiornamento: 2023