Bianca (all’anagrafe Bianca Enrica Luisa Maria Teresa) Ugo nacque a Genova l’11 febbraio 1910 da Ernesto e Nice Castellani. Studiò nel prestigioso collegio svizzero delle suore della Santa Croce a Menzingen, nel Cantone Zug dove imparò il tedesco e altre lingue straniere.

Il suo debutto sulla carta stampata di respiro nazionale probabilmente avvenne il 15 aprile 1933, quando, per circa 2 anni, iniziò a occuparsi di recensioni librarie per «Eva», un settimanale femminile edito e diretto da Ottavia Vitagliano. Il percorso professionale di Bianca, però, si indirizzò principalmente verso la traduzione. Lavorò per le case editrici Corticelli, dall’Oglio-Corbaccio (per la quale firmò nel 1939 la prima traduzione italiana di Vanessa di Hugh Walpole), Elettra, Mondadori e Bompiani. Elio Vittorini, artefice del successo delle collane letterarie della Bompiani, e suo caro amico, la volle tra i traduttori dell’antologia Teatro spagnolo. Raccolta di drammi e commedie dalle origini ai nostri giorni (1941) e Germanica. Raccolta di narratori dalle origini ai nostri giorni (1942).

Il 16 aprile 1942, con il marito Ugo Dèttore (che Bianca sposò nel 1938) – il responsabile di diverse iniziative di Bompiani, tra cui il Dizionario letterario delle opere e dei personaggi di tutti i tempi e di tutte le letterature -, fondò la Società per azioni editrice Bianchi-Giovini. L’impresa doveva il nome al nonno di Dèttore, Angelo Bianchi, più noto come Aurelio Bianchi-Giovini, giornalista e politico.

La nuova realtà editoriale, che basava il proprio operato sull’importanza dell’interazione tra le culture, offrì ai lettori una produzione di livello piuttosto elevato. Le pubblicazioni, a firma dei maggiori intellettuali del periodo – per esempio Mario Bonfantini, Carlo Bo, Mario Praz, Vittorio Lugli, Giovanna Federici Airoldi, Ada Gobetti Marchesini, Giancarlo Vigorelli, Angelo Miotto, Dino Del Bo, Mario Apollonio, Salvatore Fiume, Enrico Emanuelli, Elena Valla Ceva, Fernanda Wittgens - vennero articolate perlopiù nelle serie: "Europa. Storia e documenti dei movimenti letterari europei", (1942-1947), “Ulisse” (incentrata su etica, religione e problemi sociali, 1943), “Aretusa” (narrativa classica italiana e straniera, 1943-1946), “Tartuca” (romanzi italiani, 1943-1953), “Narrativa straniera contemporanea” (1946) e “Cultura” (saggistica varia, 1946-1948).

Mentre Dèttore intervenne spesso come autore, curatore, traduttore e prefatore delle opere edite dalla coppia, Ugo vi partecipò in misura più limitata. Nel 1943 siglò l’Enciclopedia della donna, un libro di nozioni pratiche per la casa dal profilo più tecnico rispetto a quelli promossi fino ad allora; per la sua compilazione Ugo raccolse uno schedario di circa 4.000 voci. Come traduttrice firmò nel 1945 la prima versione integrale nella nostra lingua di Muenchhausen di Karl Lebrecht Immermann, lavoro già in parte condotto per Germanica di Bompiani. In collaborazione con il marito, tradusse Simplicissimus di Hans Jacob Christoffel von Grimmelshausen, e, nel 1946, propose di George Tabori Beneath the Stone the Scorpion, in italiano Sotto la pietra lo scorpione.

Il catalogo ideato in origine era piuttosto ricco, venne però notevolmente ridimensionato a causa dei blocchi censori posti dal Ministero della cultura popolare, il Minculpop della neonata Repubblica sociale. Altrettanto dannosi furono i bombardamenti subiti dalla città, tanto intensi da ridurre in macerie la sede della Casa editrice nei giorni tra il 15 e 16 agosto 1943. Infine, alla ridotta progettazione contribuì l’arresto dei Dèttore l’anno seguente. La coppia venne incarcerata nel braccio tedesco di San Vittore gestito direttamente dalle SS, lei matricola 1610, lui 1611. Secondo Davide Dèttore, il figlio che Ugo Dèttore ebbe da un secondo matrimonio, il motivo di tale misura, ufficialmente ignoto, fu l’aver ospitato un intellettuale francese poi fatto fuggire in Svizzera. Tra le ragioni non è da escludere, inoltre, la radice fortemente antifascista che connaturò il loro entourage, sia amicale sia lavorativo. Dell’arresto non si conosce con precisione la data, ma certamente fu nel marzo 1944, forse immediatamente dopo l’11. È noto però il giorno del rilascio: il 31 marzo. Bianca descrisse la detenzione nel racconto Donne in prigione pubblicato da «Mercurio» (dicembre 1945, n.16) la rivista diretta dalla sua carissima amica Alba de Céspedes.

" Come ci son capitata non lo so. Cioè lo so benissimo come ci son capitata. L’avevo detto anche con la zia Ersilia: «Vedrai che uno di questi giorni ci ficcano dentro: la nostra casa è diventata un dormitorio pubblico». E così una mattina […] mi son trovata in una cella […] Appena entrata avevo chiesto di Elena e Elena era corsa sorridente e curiosa, tuttavia con

il cuore in ansia: questo «nuovo arrivo» poteva portare notizie importanti, poteva significare una direzione nuova nelle piste che la polizia stava battendo senza tregua, con tante conseguenze gravi, con tanti fatti nuovi, poteva significare in una parola «morte» come poi ha significato per taluno. […] E così è cominciato quel periodo, breve invero, che per me è stato il più bello della mia vita. Nei sogni il ricordo del collegio rappresenta sempre un incubo, il ricordo del carcere mai. Eravamo tutte unite, tutte concordi, tutte solidali. […] Chi eravamo? Di alcune, quelle che conoscevo prima, so il cognome, di altre so soltanto il nome e anche la fisionomia si è annebbiata nella mia mente, perché sebbene da allora non siano passati molti mesi, tuttavia l’intensità della vita è stata tale, che mi son ritrovata con un numero d’anni sulle spalle quasi indicibile. [Elena] godeva di una certa libertà essendo scopina […] Ci conoscevamo di nome, perché quando la vita era ancora vita e non una cosa fatta di agguati e di disperazioni, avevamo vissuto più o meno nello stesso ambiente […]"

«Zia Ersilia» era Ersilia Gabba, moglie di Giulio Cederna e madre di Camilla, considerata per affetto una zia. Elena era Elena Moncalvi, collaboratrice di Ada Buffulini e di Lelio Basso, moglie di Arialdo (Momi) Banfi (come il fratello Gian Luigi uno dei sette soci della Bianchi-Giovini, un altro era Lodovico Barbiano di Belgiojoso), coinvolto appieno nella Resistenza.

Sebbene la produzione della Bianchi-Giovini dopo la Liberazione avesse ripreso con una certa vivacità, i problemi finanziari che attanagliavano l’azienda furono tali da farla precipitare in un baratro. La pessima situazione è riassunta da Ugo in alcune lettere indirizzate, tra il 1949 e il 1950, ad Alba de Céspedes, (documentazione conservata presso la Fondazione Arnoldo e Alberto Mondadori):

"Essendo riuscita a un certo momento ad aver la maggioranza assoluta delle azioni la Bianchi-Giovini è rimasta a me. Ma non ti dico in quali condizioni. Ingiunzione di sfratto, per affitto non pagato […] non un libro vendibile nelle scansie, in quanto li avevamo dati in pegno ai vari fornitori e creditori, […] e conti scoperti in banca. In queste condizioni ho preso la ditta e mi sono messa a lottare. La battaglia non è ancora finita. Abbiamo licenziato tutto il personale […]

Non meno drammatico fu il fronte privato che Bianca affrontò in perfetta solitudine giacché, nel frattempo, il matrimonio con Dèttore era andato a rotoli.

"In settembre – scrive ancora a de Céspedes - ho saltato parecchie volte i pasti […] Ho appena quanto mi basta per fare da mangiare […] La casa è riscaldata solo in due stanze"

Neanche l’aver assunto, dal 1948 al 1949, il ruolo di direttrice del settimanale femminile milanese «Campi Elisi. L’amica del cuore» l’aveva aiutata economicamente.

Alla fine del 1951 Bianca Ugo divenne l’amministratrice unica della Spa. Nonostante la ridefinizione della linea editoriale, che abbandonò il filone della saggistica impegnata per abbracciare quella divulgativa, la Bianchi-Giovini fu posta in liquidazione.

L’azienda si sciolse il 16 luglio 1958.

Terminata tale esperienza, Ugo, il 12 maggio 1959, avviò la B.U.M. (Bianca Ugo Milano), una casa discografica che incideva long playing culturali e scolastici e La collana di zia Mariù, che raccoglieva quaranta canzoncine e filastrocche, registrate sempre su 33 giri.

Nell’aprile 1964, Bianca partecipò alla trasmissione RAI La fiera dei sogni, un programma a quiz condotto da Mike Bongiorno. Vi concorse in qualità di «specialista dei moderni metodi didattici» che comprendevano, in taluni casi, l’uso di materiale multimediale, come quello prodotto dalla B.U.M. Aveva come sogno quello di visitare le scuole materne ed elementari dei paesi scandinavi e della Gran Bretagna. Ugo venne descritta dalle cronache dei quotidiani milanesi come ferratissima, disinvolta, padrona di sé, nonna autoritaria, ma comprensiva e piuttosto ardita nelle affermazioni.

L’attività della B.U.M. cessò intorno al 1968.

Nel complesso il nome di Ugo come traduttrice continuò a comparire poche volte in libreria. Abbandonata definitivamente l’editoria, Ugo si dedicò, con lo pseudonimo Alexa, all'interpretazione dell’arte divinatoria I Ching o I King, praticata attraverso l’esegesi di Yìjīng, ovvero l’antichissimo Libro delle mutazioni. Come raccontò al «Corriere della sera» (23 ottobre 1979), aveva iniziato a interessarsi a I Ching nel 1954, quando la Bianchi-Giovini impresse, con la curatela di Nunzio Jacono, Il libro delle mutazioni. Tale passione si trasformò via via in una vera e propria attività. Infatti, tra la fine degli anni Sessanta e i primi anni Settanta, Alexa-Bianca si cimentò in questa pratica in alcuni villaggi Valtur d’estate, nel resto dell’anno a Milano.

Bianca Ugo morì a Milano il 17 marzo 1982.

Fonti, risorse bibliografiche, siti su Bianca Ugo

P. Caccia, Bianca Ugo, dalla traduzione all’arte divinatoria, “Tradurre - Pratiche, teorie, strumenti” https://rivistatradurre.it, autunno 2021.

Referenze iconografiche: Bianca Ugo, 1939. Da Archivio privato. Fonte: https://rivistatradurre.it.

Voce pubblicata nel: 2023

Ultimo aggiornamento: 2023