Elizabeth Wayland Barber – Betchen per professori, colleghi, studenti e amici – è un’archeologa, linguista e coreografa di danze storiche e popolari americana. Si è innamorata dell’archeologia perché, come lei stessa ha affermato, le permetteva di utilizzare in modo interdisciplinare le informazioni ricavate dalle altre scienze, e questo modo di conoscere, di imparare e di interrogare caratterizza l’insieme delle sue ricerche.

Particolarmente conosciuta è la sua opera nell’ambito dei “tessili archeologici”. La storia della ricerca che ne è stata all’origine, inizialmente concepita come una recensione bibliografica e un lavoro a breve termine, permette di cogliere il significato di una sottile e discreta rivoluzione, che proprio alla rigorosa interdisciplinarità – e risoluta indisciplinatezza – di Elizabeth Barber deve la propria riscoperta.

Parlare di tessili antichi significava infatti raccogliere una sfida complessa e cercare il proprio oggetto di studio tra gli scarti degli scavi archeologici, tra le righe della letteratura scientifica e al di là delle apparenze. Alla difficoltà di rendere conto di frammenti di materiali deperibili come quelli che compongono tessuti e utensili, e a quella di prendere in considerazione fonti di natura diversa, dai testi, alle lingue, all’iconografia antica, si aggiungeva la mancanza di interesse scientifico da parte del mondo accademico delle scienze dell’antichità nei confronti di quella che veniva unanimemente definita un’occupazione femminile di irrilevante interesse storico. Come giustificare lo studio di tessuti e decori, da sempre declassati tra le arti minori? Come elevare al rango di tecnica vera e propria la realizzazione e la manipolazione di fili e motivi? E come far competere fili, corde e stoffe con lance, scudi e spade? Come Elizabeth Wayland Barber ha dimostrato, la “string revolution”, compiuta con e tra i fili dalle donne nelle loro pratiche quotidiane sin dalla preistoria, è all’origine di una delle più antiche e complesse tecnologie dell’umanità.

Come lei stessa ricorda: “Al Bryn Mawr [il college femminile dove si è laureata nel 1963] avevo imparato che per cambiare il mondo maschile, dovevamo giocare secondo le regole stabilite e dimostrare che potevamo fare le cose come gli uomini, se non meglio di loro”.

È allora esemplare la storia della pubblicazione del suo primo saggio sull’argomento, Prehistoric Textiles: The Development of Cloth in the Neolithic and Bronze Ages with Special Reference to the Aegean (1992), firmato E. Barber. Su richiesta dell’editore il suo nome fu abbreviato alla sola iniziale al fine di evitare che il libro fosse annoverato tra le curiosità intellettuali di una femme savante e le redattrici delle Princeton University Press lavorarono in questo senso per assicurarsi che ogni indizio che potesse accennare al genere dell’autrice fosse cancellato dalle pagine del libro. Letta, criticata e ancora oggi riletta, E. è riuscita così a trasmettere l’interesse per i tessili antichi, studiati ormai in tutti gli ambiti del sapere e finalmente annoverati tra le tecnologie più high-tech.

A questa prima opera hanno fatto seguito altri saggi, firmati con il suo nome per intero: Women's Work: The First 20,000 Years; Women, Cloth, and Society in Early Times (1995), The Mummies of Ürümchi (1999).

Meno conosciuto è il suo percorso di linguista. Elizabeth Barber si è soprattutto interessata alle decifrazioni archeologiche, ovvero alle decifrazioni delle scritture e delle lingue antiche. Il suo Archaeological decipherments: A handbook, pubblicato nel 1974, presenta questa ricerca tra archeologia, linguistica e informatica. Basato sulla ricerca di Dottorato condotta a Yale (1968) e dedicato in particolare alle scritture egee, la lineare A (ancora oggi non decifrata) e B (decifrata nel 1952), che Elisabeth Barber aveva studiato sotto la guida di Mabel Lang e di Emmett L. Bennett, colpisce in questo saggio la prossimità con l’opera di Alice Kober, linguista che proprio per la decifrazione del Lineare B aveva elaborato negli anni 1940-1950 un metodo innovativo e “informatico” di analisi.

A completare questo percorso sorprendente, la sua attività di coreografa. Presso lo stesso Occidental College di Los Angeles di cui è Emerita in archeologia e in linguistica, Elizabeth Wayland Barber ha infatti diretto dal 2009 la compagnia di danza storica e popolare. Tra le altre sue opere: The Dancing Goddesses: Folklore, Archaeology, and the Origins of European Dance (2013), e When They Severed Earth from Sky: How the Human Mind Shapes Myth (2004), scritto con il marito, Paul Barber.

Vive insieme al marito e ai loro cani a Pasadena, Los Angeles, dove coltiva le piante di un bellissimo giardino, passeggia la mattina presto, danza, studia e ricama.

Voce pubblicata nel: 2020

Ultimo aggiornamento: 2020