"Qui su questa balaustra dove sto scrivendo vicino al mare,

il mormorio delle onde mi porta un nome, Emma,

ed ecco che la tua visione mi sorride nella gloria del sole

così fu ieri, così è oggi, così sarà sempre".

Aff.to Berto

Imperia, 29 dicembre 1935

"Emmarella arrivò trafelata da Forcella, col libretto dei risparmi in mano, duecentocinquantamila lire sopra un libretto al portatore del Banco di Napoli. Emma Mancini Fenicottero, quella figurina coraggiosa che durante la Resistenza portava i messaggi segreti ai comunisti in clandestinità. Compagno Abdon Alinovi - ansimò - è tutto quello che possiedo, lo regalo al partito. E tu, Emma, come farai a vivere? Non preoccuparti, compagno Alinovi, la mia vita è il Pci. Quei soldi furono i primi della sottoscrizione avviata a Napoli nel 1957, all'indomani dei fatti di Ungheria, per acquistare la nuova sede di via dei Fiorentini. Il progetto fu firmato da Luigi Cosenza, il grande architetto. Nel '63, all'inaugurazione, c'erano Luigi Longo, Giorgio Amendola, Emilio Sereni, poi venne Palmiro Togliatti. Trentotto anni di storia in quelle stanze, passione e politica, lotte e scomuniche, questione morale e accordi di potere." 1

Le parole di Abdon Alinovi, piene di affetto e nostalgia, racchiudono l'anima di Emma Mancini che nasce a Napoli l'otto marzo del 1887, nel quartiere di San Ferdinando, da una famiglia di umile estrazione sociale, nel giorno che poi sarebbe diventato importante per ricordare le conquiste sociali, economiche e politiche di tutte le donne del mondo.

Le carte del Casellario Politico Centrale, conservate nell'Archivio Centrale dello Stato 2, e le carte della Questura di Napoli, fondo Sovversivi Annuali, conservate nell'Archivio di Stato di Napoli 3, restituiscono la vita della Mancini durante il ventennio fascista. Una storia di sopraffazione da parte della dittatura fascista e dei suoi crimini testimoniata da una rete capillare di note informative, verbali di interrogatori, denunce, ecc. che scavano nel vissuto e nel quotidiano; una storia che, attraverso un corpus di lettere e cartoline sequestrate durante le tante perquisizioni presso la sua abitazione, racconta di quel variegato caleidoscopio di legami, affetti, desideri, paure, attese, sacrifici che caratterizza l'anima coraggiosa e paziente della giovane Emma.

Nel 1908 Emma rimane orfana di entrambi i genitori e deve provvedere alla cura e alla sopravvivenza di se stessa, dei tre fratelli e della sorella e, dopo diverse tribolazioni, riesce a organizzare nella propria abitazione, in vico Zite, 33, a Forcella, nel cuore della Napoli antica, un laboratorio di camicie che darà in seguito lavoro anche ad alcune ragazze delle zona.

Una donna d'altri tempi, una militante appassionata e disinteressata, che resta nubile per scelta abbracciando sin da giovane le idee social-comuniste.

Quando il fascismo prende pieni poteri e ogni attività diventa clandestina, la sua abitazione, denominata dai fascisti "Il Covo", diventa luogo di incontro tra i maggiori esponenti dell' antifascismo come Bordiga, Russo, Donadio ecc.

Iniziano così centinaia di perquisizioni, decine di fermi brevi e lunghi, viene sottoposta ad ammonizione.

Ammalatasi di colecistite, viene operata e controllata costantemente dalla P.S. che prendono il gusto di arrestarla ogni qual volta arrivava in città qualche autorità come, ad esempio, la visita di Hitler del 5 maggio 1938 durante la quale le vengono imposti i domiciliari.

Il 7 aprile 1936 viene arrestata e incarcerata a Poggioreale perché trovata in possesso di corrispondenza epistolare sovversiva per poi essere assegnata al confino per tre anni presso Castiglion Messer Marino (Chieti) con queste motivazioni:

"Donna intelligente, astuta, scaltra, pur essendo di limitatissima cultura, esercita ascendente sulle persone politicamente sospette, delle quali è consigliera e protettrice.

Ammonita, per motivi politici, dal 15 gennaio 1930 al 14 gennaio 1932, pur sapendosi pedinata ed alacramente sorvegliata, non ha dato prova alcuna di ravvedimento; l'ammonizione è valsa semplicemente a renderla più circospetta.

Continua a mantenersi in stretto contatto con compagni di fede e specialmente con i confinati politici delle colonie, i quali si rivolgono a lei per ragioni varie, sicuri di ottenere valido appoggio.

Recentemente si è occupata financo di distribuire sussidi del soccorso rosso internazionale a famiglie di detenuti per motivi politici.

Per fuorviare poi le tracce della Polizia ha scelto come posto adatto e sicuro il suo laboratorio di camiceria sito nella propria abitazione, ove ha modo di svolgere la sua perniciosa attività e coltivare indisturbata le relazioni con i compagni di fede, facendoli passare per clienti".

Liberata condizionalmente il 20 maggio 1936, fa ritorno nella sua abitazione dove viene riattivata la vigilanza. Tutta la sua corrispondenza viene sottoposta a revisione postale e questo ci permette di conoscere alcuni dei legami importanti che costellano la sua vita: il libraio Umberto Guida, Luigi Villani, Vincenzo Giordano, Antonio Capasso, il fratello Alberto che viveva in Francia, di professione guantaio, la sorella Rosa, Umberto Seidenari, anarchico di Imperia, che si firma Berto, con il quale stringe un'amicizia affettuosa testimoniata da un fitto scambio di lettere e cartoline.

Il sentimento che Umberto Seidenari nutriva per Emma è stato di una profondità tale da spingerlo a chiederle la mano ma lei rifiuta.

Nel 1943 le bombe caddero su Napoli e sulla sua casa. Sinistrata trova ospitalità dalla sorella Rosa, a Bari, e vi rimane fino al giugno del '45 quando fa ritorno a Napoli ospite della famiglia De Rosa con i quali, 19 anni prima, ha condiviso l'oppressione fascista.

La sua casa, il suo lavoro, diversi volti amici non ci sono più ma Emma non si lascia piegare dalla vita e si rialza. Il 5 aprile 1969 firma un toccante e lucido racconto autobiografico, morirà di lì a poco, all'età di 82 anni, lasciando come eredità queste parole piene di luce:

"Sono fiera della vita vissuta. Credo che poche donne socialiste o comuniste abbiano avuto la possibilità di parlare oltre che con i compagni, con avversari e fascisti e ovunque stimata". 4

Note


1 Ottavio Ragone, Addio bandiera Rossa, si trasloca, La Repubblica, 04 novembre 2001
2 Archivio Centrale dello Stato, Casellario Politico Centrale, busta 2971


3 ASNa, Questura di Napoli, Archivio di Gabinetto, Schedario politico. Sovversivi annuali, busta 57, fascicolo 993
4 Ricordi della compagna Emma Mancini, in Biografie di comunisti napoletani, Istituto Campano per la storia della Resistenza, Napoli.

Fonti, risorse bibliografiche, siti su Emma Mancini

Referenze iconografiche: immagini digitalizzate provenienti dalla documentazione relativa al fascicolo di Emma Mancini, conservata presso l'Archivio di Stato di Napoli: ASNa, Questura di Napoli, Archivio di Gabinetto, Schedario politico. Sovversivi annuali, busta 57, fascicolo 993

Voce pubblicata nel: 2020

Ultimo aggiornamento: 2023