«La vita di Luciana Nissim Momigliano attraversa tutto il Novecento e del secolo breve la Nissim conosce una delle pagine più oscure: quella della persecuzione e della deportazione nel campo di sterminio di Auschwitz-Birkenau, vissuta insieme ad alcuni amici carissimi: Vanda Maestro, che non fece ritorno, e Primo Levi, a cui Luciana sarà legata da un sentimento di amicizia per tutta la vita» (dalla quarta di copertina del volume a cura di Angela Chiappano, Luciana Nissim Momigliano: una vita, Giuntina, 2010).

Luciana nasce a Torino nel 1919 da una famiglia ebrea originaria di Biella; è la primogenita di tre sorelle. Il padre fa il commerciante, ma non guadagna molto in quegli anni difficili di crisi economica; una volta era stato picchiato dai fascisti, lui che aveva partecipato alla grande guerra, e da allora non si era più interessato al fascismo. Prende tuttavia la tessera nel 1933, quando per l’ultima volta si presenta l’occasione, per non mettere in difficoltà le figlie.

Luciana era molto dotata per gli studi; finita la maturità classica nel 1937, decide, d’accordo con i genitori, di iscriversi a medicina. Nel corso del 1938 vengono emanate le leggi razziali: i ragazzi ebrei non possono più frequentare le scuole pubbliche, con l’eccezione degli studenti già iscritti all’Università, i quali possono proseguire sino al conseguimento della laurea.

Durante gli anni di studio e ancor più dopo la laurea (1943), Luciana si lega ai “ragazzi della biblioteca ebraica”: tra loro Franco Momigliano, Primo e Annamaria Levi, Giorgio Diena, Emanuele ed Ennio Artom, Livio Norzi, Giorgio Lattes, Alberto Salmoni, Vanda Maestro. Discutono di ebraismo, di filosofia, di politica, di resistenza al fascismo, di emigrazione in Palestina. Prende così forma la sua coscienza civile.

Quando, l’8 settembre 1943, l’Italia è occupata dai tedeschi, la famiglia Nissim si rifugia in un paesino della Valle d’Aosta, Brusson, dove Luciana ritrova Primo Levi; con lui, Vanda Maestro e altri due comuni amici si unisce a un gruppetto di ex militari che, nella prospettiva di organizzare la resistenza contro i tedeschi, nel settembre 1943 raggiungono ad Amay le prime formazioni partigiane. Nella notte tra il 12 e il 13 dicembre, le milizie fasciste iniziano però un rastrellamento che porta all’arresto, tra molti altri, dei giovani torinesi.

Nel carcere di Aosta per un mese, Luciana viene poi tradotta nel Campo di Fossoli, da cui, il 23 febbraio 1944 parte con un convoglio di circa 600 persone per Auschwitz, dove giungerà il 26 febbraio.

Sono con lei in quel viaggio tragico gli amici Primo Levi, Vanda Maestro e Franco Sacerdoti. Solo Luciana e Levi torneranno: Franco muore durante l’evacuazione del campo nel gennaio 1945; Vanda nell’ottobre 1944: ha fatto promettere all’amica Luciana che chiamerà con il suo nome la prima figlia che avrà. Luciana mantiene fede alla promessa: purtroppo, nel 1947, la sua Vanda morirà durante il parto in cui lei stessa rischierà di perdere la vita.

È grazie alla sua laurea in medicina che Luciana potrà sopravvivere nel campo in condizioni di “privilegio”: viene infatti assegnata alla infermeria del campo e in un secondo momento a quella di un campo di lavoro a Hessisch Lichtenau. Di qui riesce a fuggire nell’aprile del 1945 e, dopo tre mesi, a raggiungere l’Italia.

Due mesi dopo il suo rientro in Italia, Luciana Nissim entra nella clinica pediatrica di Torino: è anche il tentativo di superare le esperienze del campo di concentramento. E proprio su quelle esperienze pubblica subito, nel 1946, presso l’editore torinese Ramella, il libro Donne contro il mostro, scritto con Pelagia Lewinska.

«Entriamo in un portone: sul frontone c’è scritto: “Arbeit macht frei” /…/Avevamo perduto la libertà, e ora, a poco a poco, perderemo la nostra individualità, ogni indipendenza, e poi la nostra umanità, il coraggio, la dignità … Tutto si svolge liscio, eguale a se stesso, sotto gli auspici dell’organizzazione tedesca; non c’è pathos, non c’è sentimento; c’è solo orrore».

Nel novembre del 1946 si sposa con Franco Momigliano. Conseguita la specialità in pediatria è subito assunta (gennaio 1947) alla Olivetti di Ivrea, con l’incarico di dirigere l’asilo nido, mentre Franco Momigliano è responsabile della Direzione relazioni interne. Dirigente dal 1954, viene poi esonerata dall’incarico il 1° febbraio 1956 per dissapori con Adriano Olivetti in merito a questioni politiche e sindacali.

A Milano si iscrive a psichiatria, specializzandosi nel 1959; nel 1956 aveva iniziato un’analisi personale con Franco Fornari, seguita da un’analisi di training con Cesare Musatti: diventa così analista della Società italiana di psicoanalisi nel 1965 e didatta nel 1978.

Riflettendo sul suo lavoro di analista, Luciana ha detto: «Se ho lasciato una traccia come analista, è perché ho introdotto l’umiltà nell’ascolto della risposta del paziente, come commento a ciò che avviene nell'hic et nunc della seduta. Ho cercato di insegnare ai colleghi più giovani a prendersi l’altro sulle spalle, anziché lasciarlo a trent’anni fa con la sua mamma o all’altroieri con la sua fidanzata. Su questo ho scritto un saggio di culto e per fortuna non me ne sono accorta: così non mi sono presa sul serio…».

Nel 1960 nasce il figlio Alberto. Nel 1987 muore suicida Primo Levi; l’anno seguente viene a mancare anche Franco Momigliano. E Luciana, che per anni non aveva affrontato gli argomenti delle sue origini ebraiche e dell’esperienza nei campi di concentramento, sente il dovere di fare chiarezza dentro di sé e di testimoniare di fronte agli altri: e continuerà a farlo sino alla sua morte.

Fonti, risorse bibliografiche, siti su Luciana Nissim Momigliano

La bibliografia della Nissim è molto vasta, comprendendo anche importanti scritti scientifici pubblicati in Italia e all’estero. Oltre al già citato volume a cura di Alessandra Chiappano, Luciana Nissim Momigliano: una vita, ricordiamo:

 

L. Nissim Momigliano, Ricordi della casa dei morti, Torino, Ramella, 1946 (poi Firenze, Giuntina, 2007);

L. Nissim Momigliano, Continuity and change in psychoanalysis. Letters from Milan, London, Karnac Books, 1992

Andreina Robutti (a cura di), L'esperienza condivisa: saggi sulla relazione psicoanalitica, Milano, Raffaello Cortina Editore 1992

L. Nissim Momigliano, L'ascolto rispettoso. Scritti psicoanalitici, Milano, Raffaello Cortina Editore 2001

L. Nissim Momigliano, Il cerchio magico. Scritti sulla supervisione psicoanalitica, Roma, CMP Edizioni 2009

 

Voce pubblicata nel: 2012

Ultimo aggiornamento: 2023