“Mia cara Lydia, se ci sei batti un colpo!”.

A Palazzo Morando, in via Sant’Andrea 6, in molti sono pronti ad affermare che la contessa frequenti ancora le stanze della sua storica dimora milanese. Qualcuno sostiene che non apprezzasse il color violetto e che, in occasione della ristrutturazione del 2003, fece di tutto per riverniciare le pareti della Pinacoteca.

La contessa Lydia Caprara di Montalba, nacque ad Alessandria d’Egitto nel 1876 da Edoardo Caprara ed Elena Laurin. La famiglia, di origine bolognese, vantava personaggi illustri fa i suoi avi come ad esempio quel Gian Battista Caprara che divenne cardinale di Milano. Fu il re Vittorio Emanuele II a concedere il titolo nobiliare al nonno di Lydia, re Umberto I aggiunse in seguito il predicato Di Montalba.

I Caprara si erano trasferiti in Egitto a metà dell’Ottocento e fecero i banchieri per il Chedivè Ismail, Lydia trascorse la sua infanzia in quei luoghi e fu là che sviluppò la suo passione per l’esoterismo. Tornarono in Italia alla fine dell’Ottocento, si stabilirono a Roma e, a soli sedici anni, Lydia sposò il conte Gian Giacomo Morando De’ Rizzoni Attendolo Bolognini che negli anni seguenti diventò deputato per cinque legislature. Nel 1903 si stabilirono a Palazzo Morando dove Lydia amava organizzare serate esclusive; faceva accomodare gli ospiti nel salottino dorato e, in compagnia della sua sfera di cristallo, leggeva il futuro o invocava qualche spirito amico.

Le giornate trascorrevano tra la mondanità cittadina e la villeggiatura presso Vedano al Lambro insieme alla zia materna del conte Morando, la duchessa Eugenia Attendolo Bolognini Litta Visconti Arese. Nel 1899 i coniugi decisero di restaurare il Castello di Sant’Angelo Lodigiano per riportare la dimora all’antico splendore. I lavori durarono diversi anni e quando il Conte Morando Bolognini venne a mancare, nel 1919, Lydia decise di continuare l’opera trasformando il castello in una galleria d’arte.

Più tardi, nel 1933, a lavori ormai terminati, la contessa donò il castello e la proprietà terriera attigua all’Istituto Nazionale di Genetica per la Cerealicoltura che, sotto la guida del senatore Nazareno Strampelli, nel 1935 iniziò un’attività di sperimentazione di nuove varietà del grano. Un’altra attività importante per il territorio lodigiano fu la costituzione della “Scuola di Arti e Mestieri” che nacque nel 1901, su iniziativa privata dei coniugi, e continuò a svilupparsi nel castello anche negli anni successivi.

La contessa Lydia si impegnò per supportare la comunità anche attraverso la Fondazione Morando Attendolo Bolognini, costituita nel 1922, con lo scopo di istituire un Ente Morale destinato ad accogliere gli orfani di guerra. Nel palazzo di Lograto, in provincia di Brescia, venne creato il luogo in cui accogliere e educare i figli dei contadini della provincia bresciana. Fu il marito che, poco prima di morire, raccomandò a Lydia di occuparsi di opere di bene e lei lo fece; la Villa di Lograto, che già nel 1917 aveva ospitato un cospicuo numero di profughi veneti dopo la rotta di Caporetto, venne destinata all’accoglienza di circa cinquanta bambini fra i tre e i dieci anni. Nella struttura, in un’ala appositamente dedicata, venne istituito un asilo per l’infanzia e un ambulatorio medico. Negli anni successivi, grazie a un cospicuo lascito, vennero costruite scuole femminili di avviamento professionale e laboratori di maglieria e ricamo.

La contessa Lydia fu molto amata sia nel lodigiano che nel bresciano e venne definita la “Dama di carità”. Spirò nel 1945 nella sua Villa di Vedano al Lambro, non lasciò eredi e per suo volere il Palazzo Morando venne donato al Comune di Milano che si impegnò a farne una sede museale.

Molti la ricordano come un’appassionata lettrice di volumi di astrologia, alchimia e scienze occulte; c’è chi sostiene che sia stata seppellita insieme a uno scrigno d’argento che, presumibilmente, custodiva la sua preziosa sfera di cristallo.

Voce pubblicata nel: 2020

Ultimo aggiornamento: 2023