È fra le personalità più illustri della storia della Repubblica italiana per l’insieme della sua esperienza politica: il suo impegno antifascista, il carcere, la fondazione dell’Udi (Unione donne italiane), la campagna per il voto al Referendum, l’attività politica fuori e dentro le istituzioni, il lavoro ininterrotto per un pensiero e una pratica politica incentrata sulla emancipazione e l’autodeterminazione delle donne.

Nasce a Roma il 21 gennaio 1921; sua madre è ebrea, il padre è podestà di Civitavecchia, oltre che affermato imprenditore. Studia al Liceo classico Ennio Quirino Visconti e alla facoltà di lettere dell'Università di Roma, i suoi studi però si interrompono bruscamente: in un'intervista dichiara che le furono portati via tutti gli appunti della sua tesi di laurea. Attiva nella cooperazione antifascista nei licei e nell'Università di Roma viene arrestata nel maggio 1943 per attività contro il fascismo e detenuta per qualche tempo nel carcere delle Mantellate; partecipa alla resistenza a Roma nelle file del Movimento dei Cattolici Comunisti e nell'attività dei Gruppi di difesa della donna che agiscono nel periodo della lotta di liberazione nazionale su molti fronti diversi: controinformazione e propaganda, assistenza ai partigiani, raccolta di viveri e indumenti; assistenza alle famiglie dei caduti; mobilitazione delle donne nei luoghi di lavoro per boicottare la produzione destinata allo sforzo bellico; organizzazione di manifestazioni e scioperi contro la guerra e contro la fame. Alla fine della guerra si scoprirà che ai Gruppi hanno collaborato circa 70.000 donne.

La stampa femminile clandestina diffonde numerosi giornali, che hanno come obiettivo non solo di incoraggiare le donne alla resistenza contro i nazifascisti, e coinvolgerle a pieno nella nuova società democratica. Le donne comuniste pubblicano «Noi donne» che esce in varie edizioni provinciali; le donne cattoliche pubblicano «La Fiamma», quelle del Partito d’azione «La nuova realtà». Redattrici collaborano con articoli vari dedicati alle donne e ai loro problemi, ai fogli clandestini editi dai vari partiti. Nelle zone libere i Gruppi diventano libere palestre in cui le donne si cimentano in attività sociali, politiche e culturali del tutto inedite nel mondo femminile delle campagne. Il CLN Alta Italia riconosce ufficialmente i Gruppi di difesa della donna con un atto del 16 ottobre 1944: in quel periodo i Gruppi si erano attivati anche nelle libere amministrazioni locali, partecipando con proprie rappresentanti alle giunte popolari formate nelle zone libere e repubbliche partigiane.

Maria Lisa è attiva nella lotta clandestina della capitale nel periodo dall’8 settembre 1943 al 4 giugno 1944 in quella che definisce una “resistenza senza armi” nelle Memorie di una che c’era: “non ho mai preso un’arma in mano se non per trasportarla e ho fatto soltanto quello che centinaia di donne hanno fatto in quei mesi”. Entra nel Movimento dei cattolici comunisti, e nel 1944 partecipa al Primo convegno dei quadri del Partito Socialista Cattolico, con una relazione dedicata alla importanza dell’impegno femminile nella politica e a sostegno della democrazia.

Nel settembre 1944, dopo la liberazione della capitale e lo scioglimento nel 1945 di Sinistra Cristiana, Maria Lisa si iscrive al Partito Comunista Italiano (1946). Si era sposata intanto nel 1944 con Franco Rodano, influente pensatore cattolico e ascoltato consigliere del Partito Comunista Italiano, in particolare di Enrico Berlinguer. Appare tra le donne che votano per prime nel 1946, nel Referendum tra monarchia e repubblica, in una scuola dell’Esquilino: “in una fila lunghissima e tante donne in attesa di poter votare. Non era una sorpresa per me. Con l’Udi, che era stata fondata nel 1944, avevamo fatto una gran campagna per il voto spiegando alle donne quanto fosse importante la loro partecipazione. E il risultato di questa campagna fu confortante”.

Diventa consigliere comunale di Roma dal 1946 al 1956, entra in Parlamento come deputata dal 1948 al 1968 e poi senatrice fino al 1972, consigliere provinciale di Roma dal 1972 al 1979. È la prima donna nella storia italiana ricoprire la carica di vice presidente della Camera dei deputati (dal 1963 al 1968). Viene eletta come parlamentare europea dal 1979 al 1989. Numerose le relazioni svolte, dalla situazione della donna in Europa, a quella al Parlamento Europeo sulle famiglie monoparentali, sulla parità previdenziale, sulla parità nell'acquisizione della cittadinanza, e relatrice sulla politica comunitaria verso le donne in numerosi convegni internazionali (Atene, Bad Godesberg, Madrid, Pisa, Opatja, etc.).

Il suo lavoro politico è intensissimo. Componente dell'Assemblea paritetica CEE-ACP (assemblea composta da parlamentari europei e rappresentanti dei paesi dell'Africa, Caraibi e Pacifico, associati alla CEE con il Trattato di Lomè), è presente nei gruppi di lavoro che dell'Assemblea paritetica, su Donne e cooperazione allo sviluppo e su Donne e demografia, componente della Commissione ad hoc sulla condizione della donne del Parlamento Europeo (1979-1981), presidente e relatrice generale della Commissione d’inchiesta del Parlamento Europeo sulla Situazione della donna in Europa (1981-1984) e vicepresidente della Commissione dei diritti delle donne del Parlamento Europeo (1984-1989). L’8 marzo 2013 ha ricevuto la laurea honoris causa in Scienze della Comunicazione presso l’Università degli Studi di Cassino e del Lazio Meridionale. È stata rappresentante del Parlamento Europeo alla Conferenza del decennio della donna dell'ONU a Nairobi (1985), ha fatto parte della delegazione italiana alla Conferenza mondiale della donna dell'ONU a Pechino (1995) e alla Commissione per lo Status della donna dell'ONU a New York nel 1996, 1997, 1998, 1999, 2000 e ha partecipato nel giugno 1999 per il governo italiano al Seminario sui problemi di genere dell'OSCE a Vienna. Ha fatto parte della Commissione nazionale di parità presso la Presidenza del Consiglio dei Ministri, dove ha seguito, tra l'altro, le tematiche connesse con la dimensione di genere nella cooperazione allo sviluppo. Presiede le riunioni dell'Accordo comune per la democrazia paritaria che è un coordinamento di oltre 50 associazioni femminili attive per la promozione della presenza femminile in politica ed è co-fondatrice di Noi Rete Donne. Viene nominata nel 2015 cavaliere di Gran Croce dal Presidente della Repubblica Mattarella su proposta del Presidente del Consiglio, Renzi.

Un suo commento tratto da una sua recente intervista offre una interessante interpretazione sulle ragioni di alcune donne che rifiutano l’eredità del femminismo:

Primo, perché si sentono libere da un lato, e dall’altro, non sanno che la parità acquisita non è «naturale» ma ha richiesto battaglie durate decenni; secondo, perché condividono «paritariamente» coi coetanei maschi il grande dramma di questi anni, la precarietà; terzo, perché vivono, come tutti noi, in un’epoca segnata da un feroce individualismo.

Fonti, risorse bibliografiche, siti su Maria Lisa Cinciari Rodano

Marisa Rodano, Memorie di una che c’era,  2010 ed. Il Saggiatore

Conversazione con Marisa Rodano, ricordando il ruolo delle donne nella Lotta di Liberazione, di Tiziana Bartolini, "Noi donne" n. 16 del 25 aprile 2017

Conversazione con le studentesse liceo Dante Alighieri di Roma

Su "Noi donne" Chiara Raganelli per i 100 anni di Marisa Rodano

Referenze iconografiche: Maria Lisa Cinciari Rodano, 1940. Fonte:  dati.camera.it. Creative Commons Attribution 4.0 International license.

Voce pubblicata nel: 2019

Ultimo aggiornamento: 2023