Maria Trebbi è stata ostetrica condotta del comune di San Lazzaro, alle porte di Bologna, dal 1932 al 1974. Ha fatto nascere 8.500 bambini.
Nata il 4 aprile 1909 a San Lazzaro, in una domenica insolitamente nevosa, Maria è figlia di Luigi Trebbi, capomastro, e di Letizia Onofri, anche lei ostetrica condotta a San Lazzaro dal 1899 al 1932, che ha già partorito nel 1900 Elena e quattro anni più tardi Ernesto. Maria ha un gemello, Mario.
La morte nel 1926 della sorella Elena (anche lei ostetrica), convince Maria ad intraprendere quella professione. Nel 1929 si iscrive alla Scuola di Ostetrica dell'Università di Bologna, dove consegue nel 1932 il diploma sotto la guida del prof. Pasquale Sfameni, che della sua allieva dirà: «La levatrice sig.na Trebbi Maria fu mia allieva e si distinse per la diligenza esemplare, per l'amore allo studio, e per l'intelligenza pronta, per cui ritrasse dalle sue fatiche un profitto lodevolissimo, meritandosi pari tempo la stima dei superiori».
Il primo parto ufficiale è datato 15 agosto 1932: così è annotato nel quaderno che accompagnerà la sua carriera di casa in casa. In realtà, già il 29 marzo 1931, quando non era ancora diplomata, aveva accompagnato sua madre in una data che segna quasi un passaggio di consegne tra le due donne.
Alla morte della madre, avvenuta il 6 gennaio 1933, subentra ufficialmente nell'incarico di ostetrica comunale, poi, l'anno successivo, vince il concorso per la nomina a titolare di una seconda condotta. Ai 33 anni di professione della madre si sono così aggiunti i 43 della figlia, per un periodo record di oltre trequarti di secolo, nei quali le due ostetriche hanno fatto nascere migliaia di sanlazzaresi.
Nel 1935 Maria sposa Giuseppe Marchesini: insieme avranno tre figli Pier Luigi, Letizia e Gianni. Nel mese che precede la nascita del suo terzogenito, Maria assiste ad otto parti. L'ultimo è del 12 aprile 1947: il giorno dopo sarà lei a partorire. Sembra ripetersi la storia di sua madre che chiese al Sindaco di essere sostituita a soli quattro giorni dal parto in cui sarebbero nati Maria e Mario.
Durante la seconda guerra mondiale Maria continua a svolgere il suo lavoro protetta solo dalla fascia della Croce Rossa e dal salvacondotto che spetta ai sanitari. La svolta professionale arriva negli anni Sessanta, quando i parti in casa diminuiscono. Maria, nota anche come “la Trebbi”, si limita all'accompagnamento, ma nonostante il suo ruolo sia cambiato, continua a frequentare corsi di aggiornamento e il Consultorio materno di San Lazzaro. Con la nascita del Consorzio sociosanitario del Comune, Maria si dedica con passione allo screening per la prevenzione dei tumori che coinvolge oltre ottomila donne residenti a San Lazzaro.
«Compila e invia le cartoline, si applica con assiduità. Quando si accorge che una donna non risponde alla convocazione inforca la bici e va a chiamarla di persona, la rassicura, spiega in cosa consiste il prelievo e quale sia il fondamentale scopo per il quale esso viene praticato. In questo modo ne salva più di una.»
In più occasioni il professor Cesare Maltoni, che aveva avviato lo screening contro i tumori dell’utero nel 1965, spese parole di elogio per l’impegno profuso da Maria Trebbi. E Maria Rosa Frontini, ex dipendente del Comune, sottolinea: «La signora Maria ha trasmesso la cultura dell’educazione alla prevenzione a tante donne che poi l’hanno lasciata in eredità alle generazioni successive. E questo è un merito enorme».
Il 4 aprile 1974 va in pensione. Da quel momento si dedica ai nipoti, fino a quando il 13 agosto 1989 muore all'Ospedale Sant'Orsola di Bologna, proprio lì dove aveva aiutato tante donne a partorire.
«Nonostante venga celebrato il 16 agosto, quando la città è vuota per le ferie, il funerale è affollatissimo. C'è il picchetto d'onore della Polizia municipale, la chiesa di San Lazzaro è piena (…). Una signora elegante si avvicina alla figlia Letizia durante il funerale: “Ho appreso dal giornale. Ero al mare, ma non potevo mancare. Se mio figlio è ancora vivo, lo devo a sua madre».
La memoria di Maria Trebbi entra nei racconti di famiglia: «Mio fratello gemello Gianni, nato molto gracile, fu salvato dalla signora Maria che allestì una sorta di culla termica con tante bottiglie piene di acqua calda ricoperte da un panno. Riscaldato in quel modo Gianni sopravvisse e poi diventò anche più robusto di me». Sono i ricordi di Roberto Generali, ex sindaco di San Lazzaro o di Norma Calzolari, il cui bambino viene colpito dalla poliomelite: «Silvio aveva bisogno di una iniezione ogni ora. La signora Maria rimase per notti intere a casa nostra dormendo su una turca per praticargli le iniezioni. Non lo dimenticherò mai».
Dopo averle consegnato nel 1983 un riconoscimento, l'Amministrazione Comunale ha intitolato a Maria Trebbi, il 7 aprile 2001, un asilo nido.

NOTE
Le immagini sono tratte dal libro citato in bibliografia.
Un particolare ringraziamento a Gianni Marchesini per la collaborazione.

Fonti, risorse bibliografiche, siti su Maria Trebbi

Pier Luigi, Letizia e Gianni Marchesini, Maria Trebbi: Una vita per San Lazzaro, Gianni Marchesini Editore 2009

Voce pubblicata nel: 2012

Ultimo aggiornamento: 2012