Una tra le scrittrici afroamericane più influenti nel panorama statunitense, Zora Neale Hurston fu una figura determinante durante la Harlem Renaissance, un movimento di grandi fermenti creativi che coinvolse non solo scrittori, ma anche musicisti, pittori e attori. È a questo periodo che risale una crescente presa di coscienza da parte degli autori della ricchezza dell’eredità africana. E proprio la Hurston fu una delle prime a raccogliere e includere nel suo copioso lavoro racconti folclorici e tradizioni legate alle sue origini, ravvivando la letteratura con la forza e l’espressività del dialetto afroamericano.

Zora Neale Hurston era la sesta degli otto figli del Reverendo Battista John Hurston e dell’insegnante Lucy Ann Potts. Sebbene la Hurston dicesse di essere nata a Eatonville, in Florida, nel 1901, in realtà nacque nel 1891 a Notasulga, in Alabama, e solo quando lei compì tre anni la sua famiglia si trasferì a Eatonville, la prima città degli Stati Uniti abitata interamente da afroamericani. Suo padre fu eletto sindaco della città per tre mandati e qui Zora iniziò a ricevere la sua prima educazione. La vibrante tradizione folclorica della sua città e le incredibili storie narrate dagli anziani del paese nel porticato del negozio di Joe Clarke ebbero un forte impatto su Zora che iniziò presto a inventare lei stessa delle storie. Quando sua madre morì suo padre si risposò e Zora fu mandata in collegio a Jacksonville dove sentì parlare per la prima volta di segregazione razziale. Scrisse più tardi, «Jacksonville mi ha fatto rendere conto di essere una ragazza di colore».

Sola e senza denaro, Zora iniziò a lavorare come guardarobiera per una compagnia itinerante di operetta che la condusse a Baltimora dove decise di fermarsi. Determinata a proseguire gli studi, si recò alla Morgan Accademy, una scuola superiore per afroamericani, e illustrò la sua situazione al preside che la accettò nell’istituto trovandole anche un lavoro come badante. Fu in questo periodo che la ventiseienne Hurston, probabilmente per avere i requisiti necessari a iscriversi al corso, dichiarò di essere nata nel 1901, togliendosi così dieci anni.

Zora si dimostrò subito una studentessa brillante. «Ogni cosa nuova che imparavo a scuola mi rendeva felice», scrisse poi nella sua autobiografia. Jump at de Sun, le aveva sempre ripetuto sua madre Lucy e lei era risoluta a puntare in alto e a proseguire gli studi al Morgan College. Ma l’incontro con una studentessa della Howard University che la definì “materiale da Howard”, le fece cambiare idea e quell’estate del 1918 Zora si trasferì a Washington D.C. dove trovò ospitalità a casa di un’amica. Dal 1918 al 1924 la Hurston studiò alla Howard University guadagnandosi da vivere facendo la manicurista in un negozio da barbiere per soli bianchi.

Anche qui la Hurston si fece ben presto notare per le sue capacità e gli insegnanti iniziarono a spronarla a scrivere. Utilizzò i racconti che aveva sentito a Eatonville come parte della sua prima storia John Redding Goes to Sea che vinse il concorso annuale di «Stylus», la rivista del circolo letterario del campus creata da Alain Locke. Era il 1921 e Zora aveva già trent’anni, pur passando per una ventenne. Charles Johnson, editore del giornale «Opportunity: Journal Of Negro Life», lesse il racconto e chiese a Zora di inviargli un po’ di materiale. Nel 1924, Zora gli inviò Drenched in Light che fu pubblicato. L’anno seguente Alain Locke scelse un’altra delle storie di Zora, Spunk da includere nel numero speciale della rivista «Survey Graphic, The New Negro». Incoraggiata da tanto apprezzamento Zora decise di spedire quest’ultimo racconto e la commedia Color Struck al primo concorso letterario indetto dalla rivista «Opportunity». Vinse con entrambi i pezzi. La carriera di Zora iniziò a brillare. Charles Johnson la incoraggiò a raggiungerlo a New York per perfezionare la sua scrittura e per finire gli studi. Mentre studiava antropologia al Barnard College, scrisse poesie, opere teatrali, articoli e racconti brevi e nel 1925 ricevette diversi riconoscimenti dalla «Opportunity».

Dopo la laurea alla Barnard, la Hurston continuò i suoi studi alla Columbia University dove ebbe la possibilità di studiare con l’illustre antropologo tedesco Franz Boas che ne condizionò profondamente il lavoro. Nel 1926 iniziò a fare ricerca sul campo per Boas ad Harlem e nel 1927 a Eatonville, raccogliendo materiali che avrebbe inserito nelle sue collezioni e nei suoi romanzi. Partì poi alla volta di Haiti e della Jamaica producendo al rientro due importanti collezioni di folclore: Mules and Men e Tell my Horse. Da questo momento la sua carriera fu inarrestabile. Scrisse diversi romanzi tra cui Jonah’s Gourd Vine e Their Eyes Were Watching God; commedie: Mule Bone, From Sun to Sun, The First One e racconti brevi: The gilded Six-Bits, Story in Harlem Slang. La sua autobiografia, Dust Tracks on the Road, fu pubblicata nel 1942.

Hurston aveva una personalità complessa. Il suo biografo letterario, Robert Hemenway, la descriveva come «appariscente eppure vulnerabile, egocentrica ma premurosa, una repubblicana conservatrice e una neo nazionalista nera». I critici afroamericani obiettarono che gli elementi folclorici nel suo lavoro erano umilianti per la loro gente e monotematici. Alla ricerca spasmodica dell’approvazione da parte del pubblico bianco, gli scrittori neri temevano che l’evocazione della Hurston dell’esperienza rurale dei loro padri vanificasse i loro sforzi tesi all’integrazione. Pochi di loro diedero credito allo straordinario lavoro della Hurston. La critica d’arte Judith Wilson fa notare che la Hurston «aveva compreso qualcosa che nessun altro autore nero del suo periodo sembra avere capito o apprezzato così bene – cioè che i detentori delle tradizioni popolari e la cosmologia della porta accanto sono altrettanto preziosi come la grammatica e la filosofia della cultura occidentale».

Convinta della vitalità e delle potenzialità della comunità nera, la Hurston si oppose alla legislazione che forzava l’integrazione, e la sua posizione la isolò dagli altri afroamericani che al contrario premevano per l’assimilazione alla cultura bianca. La sua perorazione in difesa della vitalità della cultura africana precede i movimenti culturali che iniziarono a fiorire negli anni Sessanta.

In tutto questo susseguirsi di eventi, la Hurston trovò solo in un’occasione spazio per l’amore. Il 19 maggio del 1927 sposò il suo compagno di studi alla Howard, Herbert Sheen dal quale divorziò quattro anni dopo.

Durante gli ultimi anni della sua vita i lavori della Hurston furono ignorati ed ella piombò in uno stato di estrema povertà. Lavorò per un periodo come donna di servizio, bibliotecaria, supplente ed editorialista per il «Fort Pierce Chronicle». Alla fine del 1959 venne ricoverata al St. Lucie Welfare Home dove morì il 28 gennaio 1960 per un grave disturbo cardiaco. Fu sepolta in una tomba senza nome nel cimitero di Fort Pierce. Nell’agosto del 1973 la scrittrice Alice Walker, determinante nel ristabilire la reputazione della Hurston, fece erigere una lapide con la scritta: «Zora Neale Hurston – A Genius of the South – 1901-1960 – Novelist – Folklorist – Anthropologist».

Zora Neale Hurston è oggi conosciuta come una delle più importanti scrittrici afroamericane del ventesimo secolo. Pochi sono i college e le università che non includono la lettura di almeno uno dei suoi libri. Il suo capolavoro, Their Eyes Were Watching God, scritto in sole sette settimane ad Haiti, è stato favorevolmente paragonato al Native Son di Richard Wright ed è tenuto oggi in grande considerazione.

Fonti, risorse bibliografiche, siti su Zora Neale Hurston

Zora Neale Hurston, Dust Tracks on a Road - an autobiography, Harper Perennial, New York, 1996

Deborah G. Felder, The 100 Most Influential Women of All Time, Carol Publishing Group, Orlando, 1996

A.P. Porter, Jump at de Sun: the Story of Zora Neale Hurston, Carolrhoda Books, Inc. Minneapolis, Minnesota, 1992

Robert E. Hemenway, Zora Neale Hurston, a Literary Biography, Champaign-Urbana: Illinois U P, 1977

Referenze iconografiche: Zora Neale Hurston, suona l'hountar, o mama drum. Fonte: Library of Congress. New York World-Telegram & Sun Collection. Immagine in pubblico dominio.

Voce pubblicata nel: 2012

Ultimo aggiornamento: 2023