«Ti ho mandato l’altro giorno un giornale di Roma con l’annuncio di una grande tournée di Italia Vitaliani all’Argentina: Suor Teresa, Maria Stuarda, Debora… La nostra giovinezza non vuol morire… Ma noi non siamo a Roma!»

Così scrive Marino Moretti a Aldo Palazzeschi da Cesenatico il 31 agosto 1919. In quegli anni Italia Vitaliani era una delle attrici più importanti del panorama teatrale italiano e non solo. Italia è famosa anche perché è la nipote di un’altra grande prima donna del teatro, Eleonora Duse. Tra le due ci sarà una rivalità sottile, silenziosa, mai ammessa, ma su cui spesso la stampa si butterà a capofitto. Per molti Italia supera in bravura Eleonora ma subisce la presenza carismatica della celebre cugina sui palcoscenici, anche perché condividono il repertorio “moderno” e una recitazione naturale e poco formale.

Italia nasce a Torino il 20 agosto 1866 da Vitaliano Vitaliani e Elisa Duse. Vitaliano è un attore emulo di Leigheb, Elisa è nipote di Vincenzo Alessandro padre di Eleonora.Uno degli zii è Cesare Vitaliani, scrittore, attore e capocomico di una compagnia nella quale recitò anche Ermete Novelli nel 1871.I fratelli Vitaliani sono tanti: Riccardo, Umberto, Clara e Giorgina, Evangelina (anche attrice cinematografica e moglie di Ernesto Corsari, morì nella Casa di riposo di Bologna), Adele, Italia: sono attori girovaghi di quelli che hanno popolato e arricchito il mondo teatrale dell’Ottocento.

Italia recita nel 1876 con il padre, nella compagnia di Luciano Cuniberti; ma il vero e proprio esordio è con Anna Predetti nel 1879. A soli tredici anni debutta nella Compagnia Bellotti-Bon e Marini diretta dallo zio Cesare Vitaliani. Nel 1883 fa parte della Compagnia Nazionale diretta da Pierina Giagnone, poi, l’anno seguente, della Compagnia di Cesare Rossi come prima attrice giovane; accanto a lei, prima attrice è sua cugina Eleonora. Italia è brava a tal punto che nelle pagine della rivista «L’Arte drammatica» nel 1893, rappresenterà la «nuova scuola nel teatro drammatico» insieme a Anna Pedretti, Eleonora Duse, Lina Diligenti, Teresa Mariani, Irma ed Emma Gramatica, Virginia Reiter.

Ecco come la descrive una giornalista dell’epoca Clarice Tartufari: «Una piccola capote nera le posava sui capelli che sono di un castano tendente al biondo, […] Veduta di profilo, ella somiglia, per le linee alquanto angolose del mento e delle mascelle, la ripiegatura decisa delle labbra sottili, a una madonna bizantina; ma contemplata di faccia, la bocca aveva una espressione di amarezza dolente, e gli occhi, i grandi occhi fosforescenti, erano simili a due spiragli, da cui irraggiava la luce dell’anima».

Viene soprannominata la “Principessa d’Orange” o anche il “sergente di ferro”: Italia infatti non parla molto e possiede carisma, una ferrea disciplina e un totale rispetto per il palcoscenico. «Italia Vitaliani non sa trovare quelle parole ambigue che dicono e non dicono, […] quando una persona, sia pure un personaggio, la secca, essa lo dimostra; quando un lavoro, sottoposto al suo giudizio, le spiace, essa lo dice, senza perifrasi né pietose tergiversazioni». Nel 1892 dirige come capocomico la Drammatica Compagnia: la compagnia teatrale ottocentesca è una vera e propria impresa gestita da un capocomico che spesso è il primo attore, il direttore. È lui-lei che amministra le paghe, decide il repertorio; gode del favore del pubblico per la sua bravura, ma su questi ruolo gravano anche le responsabilità amministrative ed economiche. L’anno comico comincia il primo giorno di Quaresima e termina l’ultimo giorno di Carnevale, poi dal mercoledì delle Ceneri si ricomincia. La Vitaliani è una delle prime donne a rivestire il ruolo di capocomico. È determinata e esige disciplina, rispettosa del palcoscenico e del pubblico, generosa e esigente a tal punto che quando si parla di lei si dice: «Signorina voi siete un perfetto gentiluomo». È una compagnia di primo livello quella di Italia Vitaliani, gira le capitali e le grandi città, ma non disdegna la provincia. Italia porta in scena Maria Stuarda, Hedda Gabbler, Elisabetta d’Inghilterra; donne diverse che rappresenta cercando di evidenziare la loro umanità. «Nella Vitaliani ha vibrato sempre la donna. Le interpretazioni delle più ingenue, delle più sceme, delle più smidollate creature del repertorio noto al pubblico italiano, ricevevano da lei una umanità sincera, un senso di vita potente». Nel 1892 fa compagnia con Antonio Salsilli ed è a Trieste al Teatro Filodrammatico con la Hedda Gabler. Nel 1898 e l’anno seguente è al Teatro Cressone di Como con Vittorina Duse, Maggi e Bracci. Sempre in questi anni organizza una tournée in Russia e Romania. Così come la Duse, anche Italia ha grande fama all’estero: in Russia in Spagna, in America del Sud è amata ed applaudita. Nel 1907 prepara una compagnia con Carlo Duse; nel loro repertorio non solo Dumas, Ibsen, Zola ma anche opere di Carlo come Tutto in ordine. Il 4 gennaio 1907 al Teatro Verdi di Salerno viene messo in scena il dramma di Gorkij I figli del sole. La rappresentazione allestita dalla compagnia Vitaliani-Duse diventa un avvenimento molto importante per la città. Poi è al Teatro Piccolini di Firenze. Nel 1915 la compagnia Vitaliani-Carlo Duse è al Politeama Garibaldi con Calindri (padre del celebre Ernesto), Rivalta, D’Antoni, nel 1919 è al Teatro Argentina dove resterà per i mesi di agosto e settembre portando un repertorio vastissimo. Scrive Roberto Bracco: «L’arte di Italia Vitaliani è fatta d’intenzioni così sottili, così umanamente intime, così squisitamente preziose che non si può esattamente valutarla, se non si sia dotati d’una percezione estetica ugualmente fine».

Come spesso accade, dietro la caparbietà e il rigore si nasconde una estrema fragilità pronta a prendere il sopravvento. L’attrice passa da momenti di entusiasmo e vitalità estrema a momenti di profonda sfiducia e insicurezza: la depressione è alle porte. Nel 1920 alla morte di Luigi Rasi viene nominata direttrice della Reale Scuola di recitazione di Firenze. Dal 1924 al 1926 dirige la Regia Scuola di Santa Cecilia. Nel 1921 interpreta il film di cappa e spada Il ponte dei sospiri dove recita magistralmente la parte di una dogaressa.

Riprende la vita delle tournée - in fondo non riesca a stare ferma. Nel 1923 è al Teatro romano di Fiesole e poi ancora altre città e altri teatri. Nel 1926 insieme a Carlo Duse partecipa al film di Carmine Gallone e Amleto Palermo Gli ultimi giorni di Pompei.È l’ultimo film. Si ritira dalle scene per un esaurimento nervoso. «È diventata misantropa. Ha impeti sdegnosi, che se hanno una giustificazione immediata, sono condannati da un antico torto. Ha scatti vivaci che la sua anima d’artista vuole, e forse sono legittimi; ma che, pur troppo, ad un’attrice non sono permessi dal pubblico».

Vive a Milano malata e povera, dimenticata; solo grazie al Comitato Onoranze ad Italia Vitaliani formato da attori, scrittori amici, riesce a superare i momenti più brutti e a tornare ancora una volta sulle scene la sera del 16 giugno 1929 al Lirico di Milano.

Muore a Milano il 7 dicembre 1938. A chi le domandava quando avrebbe scritto le sue memorie, Italia rispondeva: «Non le scriverò mai, ve lo prometto».

Fonti, risorse bibliografiche, siti su Italia Marianna Vitaliani

Album Italia Vitaliani, Roma, Tipografia E. Voghera 1900

Clarice Tartufari, Italia Vitaliani, Palermo, Casa editrice Salvatore Biondo 1904

Camillo Antona Traversi Le grandi attrici del tempo andato vol. II Torino, Formica Editore 1929

Referenze iconografiche: Ritratto di Italia Vitaliani pubblicato nella rivista Feminal nº 3. Fonte Hemeroteca Digital. Immagine in pubblico dominio.

Voce pubblicata nel: 2012

Ultimo aggiornamento: 2023