Aurelia d’Este, descritta come “bionda ricovrata dama dal mento volitivo”, nacque nel castello di S. Martino in Rio dal Marchese Sigismondo IV d’Este dei marchesi di S. Martino in Rio e da Maria Teresa Grimaldi di Monaco. Ebbe una rigida educazione di convento a Milano, nel monastero di San Paolo, dalla zia Angelica Agata d’Este.
Sposò Francesco Gambacorta, divenendo duchessa di Limatola (Benevento), uno dei rampolli delle più nobili famiglie napoletane e si trasferì a Napoli. Nel 1705, mentre era di passaggio a Roma, fu ammessa all’Accademia dell’Arcadia nella riunione del 19 dicembre, trentunesima nel gruppo elitario delle pastorelle d’Arcadia nella colonia Sebezia col nome di Egle Parteniate. Fu presentata all’Accademia di Roma dal nipote Carlo Emanuele d’Este, alunno in Roma del Collegio Clementino e arcade fin dal 1703 con il nome di Ateste Mirsinio. Egli assicurò che Aurelia aveva una sperimentata erudizione in storia e filosofia e particolarmente nella perfetta cognizione e maneggio della poesia. Poco dopo, Aurelia d’Este Gambacorta fu accolta fra gli Innominati di Bra con il nome di Concentrata. Non si sa chi sia stato il tramite perché negli atti dell’Accademia manca il suo nome, ma vi è il suo ritratto a Bra nell’antica sede degli Innominati nella Villa di Belvedere; gli altri sono: il Conte Pier Ignazio della Torre “l’incostante”; Maria Selvaggia Borghini “l’Adattabile&rduo;; Benedetta Clotilde Lunelli Spinola “La ricovrata”; Scipione Maffei “il Risorgente”; Bartolomeo Reviglio “l’Estraneo”; Anton Maria Salvini “L’illeso”; Aurora Sanseverino “La Perenne”. Si può ipotizzare che l’ammissione di Aurelia fra gli Innominati di Bra sia frutto di un effetto a catena di ammissione arcadica, avallato anche dal fatto che suo padre Sigismondo aveva un ruolo politico attivo tra Modena e Torino, in particolar modo nella volontà di Rinaldo d’Este di avere il riconoscimento imperiale asburgico.
Della produzione letteraria di Aurelia non è pervenuto nulla: sappiamo solo che scrisse dei sonetti filosofici filo-cartesiani. Alcune sue opere sarebbero apparse in una Raccolta di Poesie pubblicata dagli Accademici di Brà, ma fin’ora non se n’è trovata traccia.
Scrisse diversi saggi sulla poesia latina grazie ai quali fu lodata nella Vita degli Arcadi illustri. Fu Paolo Mattia Doria a introdurre la duchessa Aurelia alla filosofia cartesiana attraverso le piacevoli conversazioni che si tenevano di norma nel palazzo di lei fra un gruppo eletto di persone cui partecipavano Giovan Vincenzo Gravina, Antonio Monforte, Niccolò Galizia, Metastasio e l’abate cassinese Giovan Battista de Miro. Paolo Mattia Doria, genovese, fu l’ospite, l’amico, il maestro, l’ammiratore di Aurelia D’Este. Il Doria fu l’animatore del salotto di Aurelia Gambacorta e con lei ci furono altre allieve aristocratiche: Isabella Pignone del Caretto duchessa d’Erce, Eleonora Pappacoda principessa di Geraci, Ginevra Grillo marchesa di Trevico, Angela Cimmino marchesa di Petrillo. I sonetti della Duchessa non giunsero alle stampe, e pare che ella amasse la riservatezza. Anche quando morì nel 1719, l’Accademia degli Innominati, non ritenne opportuno pubblicare gli elogi che le dedicarono gli amici letterati, né l’orazione funebre che per lei fu composta dal Vescovo di Sorrento Filippo Anastasio.
In compenso, per sollecitazione di Aurelia, Paolo Mattia Doria radunò le discussioni che si svolgevano nel suo salotto e dalle quali compose la Vita civile e le dedicò I Ragionamenti ne i quali si dimostra che la donna, in quasi tutte le virtù più grandi, non essere inferiore all’uomo, pubblicati a Napoli nel 1716. Entrambe le opere hanno come filo conduttore il fatto che le donne attraverso libere conversazioni adempivano ad una funzione civile perché si educavano al dominio delle passioni ed educavano alla virtù attraverso l’amore, un amore non galante ma filtrato attraverso la filosofia. Le donne potevano indirizzare la vita civile dello stato attraverso le conversazioni dei Salotti che diventavano nuove forme di socializzazione che garantivano un’armonia fra le parti sociali che, in quel periodo, era perduta perché il Regno di Napoli era stato dilaniato da vari tumulti, non ultimo la Congiura di Macchia che aveva diviso in opposte fazioni l’aristocrazia napoletana. Con i Ragionamenti dedicati ad Aurelia si poneva di nuovo alla ribalta il nome dei Gambacorta, offuscato dalla vicenda della Congiura del 1701. Infatti, il marito di Aurelia, Francesco Gambacorta duca di Limatola era imparentato con Gaetano Gambacorta principe di Macchia ed entrambi avevano partecipato ad un tumulto antispagnolo e tutti i Gambacorta erano usciti indeboliti dalla vicenda. Con i Ragionamenti in cui Aurelia era l’interlocutrice e la dedicataria, i Gambacorta non erano più congiurati ma fautori di un rinnovato vivere civile nella società della conversazione.
Aurelia s’impegnò anche nella produzione e nella conservazione della cultura sostenendo e accogliendo nel suo salotto le varie energie intellettuali del tempo. Fu Aurelia, infatti, che, nel 1715, di fronte alla freddezza con cui i matematici accolsero le ricerche del Doria sulla duplicazione del cubo, gli procurò il sostegno di Antonio Monforte. Con lei Pietro Metastasio ebbe una intensa corrispondenza fin dal 1712, quando la incontra la prima volta; a lei nel 1717 indirizzava la dedicatoria delle Poesie edita a Napoli, nelle quali, diciannovenne, attribuiva ad Aurelia il merito di essere passato dall’improvvisazione alla poesia scritta, dalla poesia da ascoltare a quella da leggere e continua a dedicarle versi improvvisati e a scriverle lettere “zeppe di pompose laudi”, esaltandone la beltà, la bontà e la nobiltà dei natali.
Aurelia muore giovane, all’età di 36 anni, senza lasciare figli.
La sua morte viene celebrata dai Membri delle Accademie e il Pastore Arcade Girolamo Tiraboschi nel 1782, ne onorerà ancora la memoria scrivendo la sua biografia. Sarà anche ricordata da Silvio Pellico e da Giosuè Carducci nelle sue Prose 1859-1903.
Dal discorso in occasione della morte di Aurelia D’Este anno MDCCXVIIIL viene tratteggiata anche se a grandi linee la personalità di Aurelia: riservata, amante della campagna e del sapere, affidabile e modesta:
«Tal perdita quest'anno ha fatta la città di Napoli nella persona della Sig. Donna AURELIA D'ESTE, Duchessa di Limatola, la quale per essere stata adorna di non mediocre letteratura, ben merita, che da noi se ne faccia qui onorata e dolorosa memoria......
Maritata nel Sig. D.Francescomaria Gambacorta, Duca di Limatola, non abbandonò gli studj; anzi datasi, a più astrusi e difficili, apprese in Napoli, sotto la disciplina del chiarissimo Sig. Paolo-Mattia Doria, la fisica e la metafisica Cartesiana; della quale in guisa si dilettava, che chiamava la sola scienza. Non però l'altre scienze ella trascurò anzi molto dilettavasi dell'istoria, e della toscana poesia; e compose alcuni sonetti, ne'quali ristrinse l'ordine di pensare, tenuto nelle sue Meditazioni dall'illustre Cartesio; e chiunque gli vide, bellissimi. gli ha giudicati. Con tali e tanti meriti ella venne ad essere ascritta l'anno 1705 all'Accademia degli Arcâdi in Roma, col nome di “Egle Parreniate”, e poscia a quella de l'Innominati di Bra, ove fu detta “Concentrata”;…..
Tutto ché però ella fosse tale, e d'esser lei tale, già fosse noto a tutti; con tutto ciò il suo sapere era senza fasto, e a nulla più attendeva, che a tenere celate quelle rarissime doti ch'erano in se».

Fonti, risorse bibliografiche, siti su Aurelia D'Este, duchessa di Limatola

Archivio di Alberto Macchi - Roma

 

Girolamo Tiraboschi, Biblioteca modenese: Castri-Giustineo, Soc. Tipografica, Modena 1782

Girolamo Tiraboschi, Biblioteca Modenese, o notizie della vita e delle opere degli scrittori, vol. 2, Soc. Tipografica, Modena 1783

Francesco Protonotari, Nuova Antologia, 1895

Raccolta Rassegna Storica dei Comuni, vol. 17, Istituto Studi Atellani, Novissimae Editiones, Napoli 2003

Maria Zito, Studio su Pietro Metastasio, Tip. di L. Gargiulo, 1904

Francesco Novati, Vittorio Cian, Giornale storico della letteratura italiana, vol. 60, Loescher 1912

Tiziana Agostini Nordio, Lo spazio della scrittura: letterature comparate al femminile : atti del IV Convegno della Società italiana delle letterate, Fondazione Giorgio Cini, 31 gennaio-1 febbraio 2002, vol. 2002, Il Poligrafo, Venezia 2004

Luigi Russo, Metastasio, Forni 1945

Silvia Fabrizio-Costa, Città e rovine letterarie nel XVIII secolo italiano, Peter Lang, Bern 2007

Alfredo Mango, L’Arcadia e l’Accademia degli Innominati di Bra, Franco Angeli Milano 2007

Storia letteraria d'Italia, vol. 8, parte 1, Vallardi 1929

Voce pubblicata nel: 2012

Ultimo aggiornamento: 2016