“Ho un carattere difficile, nei modi ma sono buona, cerco una verità nei rapporti nelle cose da dirsi in faccia. Parlo con tutti, folla intima, passanti, tassisti, quelli del mercato”

Vivace e inquieta come la capigliatura che le incornicia il bellissimo viso e che inutilmente prova ogni tanto a domare, gli occhi curiosi e fieri che guardano avanti.

Carolina Rosi nasce a Roma il 26 dicembre 1965. Suo padre è Francesco Rosi regista di film come Salvatore Giuliano, Le mani sulla città, tra i più ammirati nel mondo, nomination all’Oscar nel 1981 per Tre fratelli. Sua madre è Giancarla Mandelli sorella di Mariuccia (Krizia) e lei stessa imprenditrice, una donna che lavorando sodo da segretaria della casa discografica Sugar a creatrice di boutique a Roma con le vetrine realizzate dall’amico Luchino Visconti, diffuse il prêt à porter in Italia. Carolina vive un’infanzia circondata dal profondo affetto di due genitori che costantemente cercano di farla stare con i piedi per terra senza avvalersi dei privilegi che può avere. Quando è a casa, quando è al mare si gode le risate le passeggiate con papà Franco che la segue mentre monta un pony in un bosco come tutti i bambini, che la circonda di amore lasciando alla mamma come accade spesso, l’onere della severità, delle regole. E quella casa dove cresce diventa un punto di riferimento per amici artisti intellettuali da Martin Scorsese a Giuseppe Tornatore, da Richard Gere a Marcello Mastroianni.

Terminate le scuole superiori ad Oxford, Carolina fino a 18 anni vive con i genitori, poi si sposta in un piccolo appartamentino accanto a quello di un’altra straordinaria artista e amica di famiglia Lina Wertmuller. Fin da giovanissima ha un innato senso dell’eleganza. Si trasferisce a Milano per due anni, lavorando con sua zia nella casa di moda Krizia, come modella e fashion designer, imparando la fatica di una attività che non è solo uno dei settori più affascinanti, dinamici dal punto di vista professionale ma anche dei più complessi perché richiede abnegazione, doti comunicative, rigore e disciplina. Lei però sogna il cinema, sogna di salire su un palcoscenico. Tornata a Roma decide di frequentare l’Accademia d’arte drammatica Silvio d’Amico dove si diploma nel 1988.

Debutta in teatro con lo spettacolo La morte innamorata per la regia di Luca Ronconi:
“Se c’è un rimprovero da figlia a padre è forse quello di avermi scoraggiato in tutte le maniere dall’idea di fare l’attrice… Quando mi sono iscritta all’Accademia, ha capito che che era una cosa seria e a quel punto ha deciso di darmi una mano con un piccolo ruolo in Cronaca”. Francesco Rosi infatti la chiama per una piccola parte in Cronaca di una morte annunciata. Si sperimenta così nella carriera di attrice cinematografica. Ti presento un’amica con la regia di Francesco Massaro (1987), Il colore dell’odio di Pasquale Squitieri nel 1989 e ancora con suo padre che la dirige in Dimenticare Palermo al fianco di Jimmy Belushi.

Nel 1993 partecipa per la tv alla miniserie tratta dalla Bibbia Abramo di Joseph Sargent con Richard Harris e interpreta Corinna in La famiglia Ricordi, con la regia di Mauro Bolognini. Nel 1994 è Silvia in Voci notturne scritto da Pupi Avati con la regia di Fabrizio Laurenti. La sua carriera cinematografica si arricchisce anche di esperienze estere: con Yves Montand recita in Nenetchaiev est de retour regia di Jaques Deray nel 1990, in Au nom du pere et du fils di Patrice Noia nel 1991.

L’obiettivo di partecipare a film impegnati la porta a rifiutare un blockbuster con Silvester Stallone. Impetuosa e generosa anche in amore, ama ed è riamata, ma non è facile arrivare al suo cuore, non è facile vivere il ciclone che è in lei. Il 1993 segna un incontro importante quello con Luca De Filippo attore e regista figlio di Eduardo uno dei drammaturghi ed interpreti più amati. Lina Wertmuller sta mettendo in scena un’opera che ha scritto per la compagnia di Luca, L’esibizionista, una commedia divertente ma anche molto complessa nella messa in scena. Carolina lavora come assistente alla regia e poi come attrice. I De Filippo li conosce da tempo: a otto anni aveva accompagnato suo padre a casa di Eduardo a Velletri e con lui aveva giocato trascorrendo ore con i suoi gatti. L’amore tra lei e Luca nasce lentamente: hanno due caratteri diversi ma interessi comuni, la buona cucina ad esempio e lo stesso modo di pensare: “provenivamo da famiglie diverse. Io sono cresciuta nel fragore di discussioni infiammate, lui nei silenzi di Eduardo. I nostri primi litigi furono tremendi: si chiudeva in quattro giorni di mutismo. E io ci stavo male”. Entrambi inoltre hanno vissuto tragedie personali, la morte tragica di una sorella: Luca perde Luisella nel 1960, Carolina, Francesca nel 1967.

L’amore mette a soqquadro le loro vite: si allontanano per poi ritrovarsi e poi di nuovo si cercano. Nel 1995 lavora con Glauco Mauri nello spettacolo Edipo, nel 1997 coadiuva Francesca Archibugi nel film L’albero delle pere e ancora collabora alla regia di Francesco Rosi ne La tregua con attori del calibro di John Turturro. Tornata con Luca l’unione diventa anche artistica: aiuto regista e interprete in palcoscenico in varie opere di Eduardo De Filippo e di altri autori: da Il Contratto al Il Suicida di Erdman adattamento di Michele Serra, regia di Armando Pugliese, a La palla al piede di G. Feydeau regia di Pugliese di cui firma anche traduzione e adattamento insieme a Luca. Respira polvere di palcoscenici, viaggia di notte a volte percorrendo autostrade o scoprendo l’alba nella periferia di una nuova città, piazza dopo piazza con Luca, discutendo di quella scena, delle luci, del pubblico. Dal 2003 al 2008 convince suo padre a fare la regia di tre grandi capolavori e sono tre straordinarie regie, tre successi: Napoli milionaria!, Le voci di dentro, Filumena Marturano.

Le tournée sono estenuanti, si sta lontani per mesi: Carolina e Luca lavorano e insieme progettano e sognano una loro oasi dove fermarsi, un buen retiro che sia anche produttivo però e magari offra lavoro ad altre persone. Comprano un terreno in Toscana, creano una loro casa e iniziano a piantare ulivi; nasce un olio particolare l’Ostro come il vento del sud; nasce la loro azienda la Scovaventi.

Si sposano alla presenza di pochi amici dei figli di Luca che diventano i suoi e che l’accolgono con affetto. Una famiglia allargata che ha come obiettivi portare avanti le lezioni dei padri e delle madri: la cultura in alcune delle sue forme più meravigliose, il teatro e i prodotti della terra.

La vita che ti dà, a volte senza darti alcun preavviso ti ruba tutto senza nessuna pietà: Giancarla sua madre già malata, muore tragicamente nel 2010. Il 2015 è devastante per Carolina, le toglie tutta la famiglia: suo padre muore il 10 gennaio, a novembre scompare Luca e poi sua zia il 6 dicembre. Carolina vorrebbe fermarsi, ma non è ancora tempo: la compagnia teatrale ha bisogno di lei, così come la Scovaventi e la Fondazione De Filippo. Fa quello che anni addietro fu costretto a fare Eduardo De Filippo quando nonostante la perdita di sua figlia, per il rigore, il senso di responsabilità che pervadeva la sua esistenza, tornò subito alla vita lavorativa artistica riuscendo a restare con sé stesso, a piangerla, solo per pochi giorni. Carolina diviene presidente della Fondazione Eduardo De Filippo per poi lasciarla a Tommaso secondogenito di Luca; prende le redini della compagnia e ne diventa capocomica; prende la responsabilità direttiva della società Elledieffe e della Andiamo avanti production, è imprenditrice con la Scovavent. Deve superare innumerevoli ostacoli per farsi accettare nel mondo del lavoro, perché a una donna sono richiesti sempre esami, anche quando sui palcoscenici porta le opere di Eduardo e chiama grandi registi come Marco Tullio Giordana e Roberto Andò per Questi fantasmi e Ditegli sempre di sì’.

Carolina va avanti. Nel 2017 vince il premio Mitreo Film Festival; le viene assegnato il Premio Pavoncella alla creatività femminile per l’impegno per il teatro (VI edizione) e riceve il Premio Persefone come migliore attrice del Teatro di prosa (XVI edizione). Nel 2018 presiede il premio Matilde Serao a Napoli a cui tiene molto: “Mi ha sorpreso soprattutto la sua modernità, quando riflette sull’emancipazione femminile. Matilde non è femminista ma comprende che il mutamente della condizione della donna passa soprattutto attraverso il cambiamento sociale, la tutela economica”.

Il 27 novembre 2019 le viene assegnato il Premio Minerva alle Arti (XXX Edizione). Un riconoscimento che si svolge sotto l'Alto Patronato della Presidenza della Repubblica e che viene dato alle donne italiane e straniere riconosciute per il loro impegno civile e sociale nel mondo politico, culturale. Il 25 agosto 2021 riceve il Premio San Ginesio All'Arte dell'Attore. Decide di realizzare e cofinanziare un documentario Citizen Rosi che ripercorre attraverso i film di suo padre la storia del nostro paese.

“Il modo indagatorio con cui mio padre ha cercato di mettere in luce la storia del suo tempo con delle riflessioni obiettive e non soggettive era come un dovere di portare lo spettatore a delle conoscenze e delle conclusioni”.

Il documentario di cui è regista insieme a Didi Gnocchi, presentato nel 2019 alla 76° Mostra internazionale d’arte cinematografica di Venezia, vince il premio Pasinetti assegnato dai Giornalisti Cinematografici.

“Il cinema è come il teatro, un’arte che trova sempre il modo di rinnovarsi, di dire cose nuove, sorprendenti, coinvolgenti. Nel teatro il contatto dal vivo tra attore e pubblico è la cosa più antica del mondo e non può essere sostituita da idee bizzarre perdendo l’incanto e la sua necessità. Oggi il cinema però ha molto spazio per una poliedricità di stili narrativi”.

Dopo aver lavorato in teatro superando ogni ostacolo si trovasse di fronte, Carolina decide di fermarsi. Si dedica alla sua terra a Manciano, alla sua azienda: da Dubai a New York, da Milano a Roma, presenta quanto produce, con quel fermento innovativo che è il suo marchio. Il suo motto è andare avanti perchè andiamo avanti è la frase che Franco, suo padre, ripeteva ad ogni sforzo, ad ogni impegno che richiedeva coraggio e consapevolezza: “Non c’è colpo duro che m’abbia sotterrato. Vedo sempre il positivo e capisco che non può esistere il bene senza il male. Come faremmo a gioire se non abbiamo conosciuto il baratro?”

Capace di reinventarsi alla ricerca della propria dimensione, somiglia proprio ai personaggi femminili di Eduardo perché come loro, lei è la donna che fugge dalle imposizioni, che non ci sta ad arrendersi, che si rimbocca le maniche e lavora, una dimensione che le restituisce la trama narrativa della sua vita, il suo universo femminile.

Carolina pronta a combattere come il vento di tramontana che viene dal Nord quello della passione, del dolore che spazza l’aria, sa essere raccolta, pacata come l’ostro il vento caldo che spira dal sud, portatore di pioggia, che dà il nome al suo olio, quello delle attese e della memoria che, senza troppo rumore, si fa vita presente e storia.


Fonti, risorse bibliografiche, siti su Carolina Rosi

S. Fiori, Mi diceva: “Sarai una vedova allegrissima”, «La Repubblica», 12 settembre 2017).
R. di Giammarco, Carolina “Io, Luca, papà una vita in scena. Curo memorie”, «La Repubblica», 12 aprile 2020.

G. Baffi, Carolina Rosi “Il risveglio del cinema riparte da Napoli”, «La Repubblica», 9 giugno 2020.

F. Bettin, Sipario, 9 dicembre 2021 https://www.sipario.it/attualita/dal-mondo/item/14074-intervista-a-carolina-rosi-di-francesco-bettin.html (url al 20 novembre 2023).

A. Ferrucci, Le rose di papà. L’ironia del mio De Filippo e i poker illeciti di mamma e Mina, «Il fatto quotidiano», 18 settembre 2022.

M.L. Giovagnini, Carolina Rosi Papà mi ha insegnato ad andare sempre avanti, «Io Donna» n. 44, 5 novembre 2022.

E. Costantini, Papà Franco? Dovevo chiamarlo per nome! https://roma.corriere.it/notizie/cultura_e_spettacoli/22_ottobre_30/carolina-rosi-papa-franco-dovevo-chiamarlo-nome-16e3c3d6-5798-11ed-9a55-f49030f49577.shtml 30 ottobre 2022

RaiPlay Oggi è un altro giorno Carolina Rosi in tournee a teatro in nome di Eduardo De Filippo, 3 novembre 2022.

E. Pellecchia, Rosi: Poesia ed etica l’eredità di mio padre, «Il Mattino», 9 febbraio 2023.

F. Dividi, Il primo podcast del Museo del cinema è dedicato a Francesco Rosi 14 novembre 2023.https://torino.corriere.it/notizie/cultura/23_novembre_14/il-primo-podcast-del-museo-del-cinema-e-dedicato-a-francesco-rosi-disponibile-dal-15-novembre-99b1122c-7657-4481-bd79-06c234ba0xlk.shtml

C. Sannino, Carolina Rosi, Napolitano: Giorgio è stato l’ultimo gentiluomo di una generaizone di giganti, «La Repubblica», 14 novembre 2023.

https://scovaventi.it

https://www.raicultura.it/cinema/articoli/2022/10/Citizen-Rosi-un-documentario-sul-regista-napoletano


Voce pubblicata nel: 2024

Ultimo aggiornamento: 2024