Maria, figlia del duca di Montalto Ferdinando d’Aragona, era di poco più giovane della sorella Giovanna ed egualmente celebrata per la sua bellezza. Una supposta rivalità con la sorella mise in imbarazzo qualche poeta che intendeva magnificare le virtù e le qualità delle due signore. Giovanni Filocolo di Troia si cavò d’impaccio con la Canzone in onore delle due sorelle. Pietro Aretino per lei compose un sonetto e scrisse la Vita di Santa Caterina d’Alessandria. Le furono dedicate opere dai poeti Luigi Tansillo e da Agostino Nifo, e alcuni sonetti fra i quali, particolarmente laudatorio (quasi servile), quello di un gentiluomo napoletano, il neoplatonico Giambattista d’Azzima marchese della Terza, ricordato da Gerolamo Ruscelli. Maria nel corso della sua vita in più occasioni manifestò il forte carattere che le aveva meritato il soprannome di Draga, affibbiatole da Giulia Gonzaga.

Aveva sposato nel 1523 l’altro nipote di Costanza, Alfonso d’Avalos cugino di Ferrante e suo successore al comando delle armate imperiali. Il matrimonio dopo un inizio poco felice divenne in seguito una salda unione e per tutta la vita il marchese del Vasto fu un marito affezionato. L’insolito amore coniugale fu celebrato in un grazioso sonetto, Ancor che nel partir, che si ritiene dedicato dal marchese alla moglie. Alfonso ebbe una carriera più che brillante: per circa vent'anni fu al centro di rilevanti vicende politiche e militari; nel 1532 fu a capo di una spedizione contro Solimano guadagnandosi un omaggio di Ludovico Ariosto.

A Napoli Maria faceva parte del circolo letterario-religioso e mondano che faceva capo a Giulia Gonzaga e a Vittoria Colonna, dove forse conobbe o sentì parlare di Juan de Valdes e dove ebbe rapporti con Carnesecchi e Ochino. Di lei rimane il carteggio con il cardinale Seripando.

Nel 1543 Alfonso fu nominato da Carlo V governatore di Milano e si trasferì nella capitale lombarda con la famiglia. Maria fu una abile coadiutrice del marito nel governo della città ove ebbe come cappellano un esponente della riforma cattolica, Galeazzo Florimonte. Sembra anche che suo confessore sia stato Michele Ghislieri, il futuro Pio V. Nel 1546 il marito morì tragicamente e Maria tornò a vivere a Napoli ove resse con mano ferma, tenendo fede al soprannome, la famiglia e il governo della casa. Nel 1556 riuscì a far attribuire alla sua casata la signoria di Salerno che alcuni anni dopo mise a disposizione del re per la lotta contro i Turchi; fece educare i suoi sette figli con estrema cura combinando vantaggiosi matrimoni.

Maria d’Aragona fu anche una donna dalla intelligenza viva e dalla conversazione brillante e libera. Fu parte dei gruppi che si raccoglievano, oltre che a Ischia, a Napoli dove impersonò un ruolo che la avvicinava alla cultura umanista del secolo come sua sorella Giovanna, Vittoria Colonna e Giulia Gonzaga.

L’accademia dei Sereni, che si era riunita a quella degli Ardenti, si pose sotto la sua protezione, e questo non giovò alla istituzione: il vicerè Pietro di Toledo, ostile alle memorie del marchese del Vasto, la fece chiudere qualche mese dopo. Maria morì a Napoli il 9 novembre del 1568.

Fonti, risorse bibliografiche, siti su Maria d'Aragona - marchesa del Vasto

Filonico di Alicarnasso (Alicarnasseo), Fra Costantino Castriota, Vita di donna Maria d’Aragona Marchesa del Vasto, Napoli, Biblioteca Nazionale, Ms. X. B. 53

Lettura di Girolamo Ruscelli sopra un sonetto dell’illust. Signore marchese della Terza alla divina signora marchesa del Vasto, Venezia, G. Griffio 1552

F. Fiorentino, Poesie liriche di Luigi Tansillo, Napoli, de Morano 1882

Maria d’Aragona, marchesa del Vasto, in Studi e ritratti della Rinascenza, ed. L. Fiorentini, Bari, Laterza 1911

Referenze iconografiche: Maria d'Aragona. Fonte: https://collections.louvre.fr/en/ark:/53355/cl010098284.  Creative Commons Attribution-Share Alike 4.0 International license.

Voce pubblicata nel: 2012

Ultimo aggiornamento: 2023