«Libero cor nel mio petto soggiorna, non servo alcun né d’altri son che mia»

Modesta Dal Pozzo, meglio conosciuta come Moderata Fonte, nasce a Venezia nel 1555 da Gerolamo Pozzo, un avvocato, e Maria dal Moro, entrambi cittadini originari. All’età di un anno rimane orfana di entrambi i genitori e trascorre parte della sua infanzia nel monastero di S.Marta. Successivamente, viene cresciuta dalla nonna materna e suo marito: in quel contesto viene educata e particolarmente incoraggiata a coltivare la sua vocazione poetica, ma sarà solo nel momento in cui andrà a vivere con la zia e suo marito, Niccolò Doglioni, che la sua passione prenderà effettivamente forma: lo zio acquisito la stimolerà ulteriormente e le darà consigli sulla stesura delle sue opere.
Doglioni ha una tale influenza sulla vita di Modesta Dal Pozzo che, nel 1572, combina per lei un matrimonio con l’avvocato Filippo Giorgi. La coppia, sposatasi nel 1583, avrà quattro figli: il maggiore, Pietro, nasce probabilmente nel 1584, la seconda, Cecilia, nel 1585, e il terzo, Girolamo, intorno al 1587. La donna morirà nel 1594 dando alla luce la quarta e ultima figlia.

È nella seconda metà del Cinquecento che inizia la sua carriera letteraria sotto il nome di Moderata Fonte, pseudonimo che utilizza per evitare la censura pubblica dovuta al suo status di celibe. Il nom de plume è un evidente gioco di parole con il suo nome.
Scrive e pubblica la prima opera a Venezia nel 1581: I Tredici canti del Floridoro. Il poema, dedicato al Granduca di Firenze, narra della storia d’amore tra Floridoro, un giovane principe che rischierebbe qualsiasi cosa per amore, e Celsidora, la sua futura sposa. È caratterizzato dall’anticipazione delle problematiche che Moderata Fonte esalterà nel suo capolavoro Il Merito delle Donne: tra tutte, l’aperta critica contro la mancanza d’istruzione delle donne rispetto agli uomini che ha come conseguenza l’impossibilità delle donne rivaleggiare contro questi ultimi.

La questione è affrontata anche da Lucrezia Marinelli nel suo La nobiltà et l'eccellenza delle donne, co' difetti et mancamenti de gli huomini, in cui, non senza polemica, cita proprio il Floridoro di Moderata Fonte:

«Io vorrei che questi tali facessero questa esperienza tale che essercitassero un putto e una fanciulla d'una medesima età e ambidue di buona natura e ingegno nelle lettere e nelle armi che vedrebbono in quanto minor tempo piu peritamente sarebbe instrutta la fanciulla del fanciullo e anzi lo vincerebbe di gran lunga. La qual cosa lasciò scritto Moderata Fonte nel suo Floridoro, ma ben’è vero che ella si contentò che devenissero eguali.»
(Lucrezia Marinelli, La nobiltà et l'eccellenza delle donne, co' difetti et mancamenti de gli huomini, pp 33-34)

Dal 1583 l’autrice pubblica altre opere tra cui Le Feste e La passione di Christo, in cui mostra il suo interesse per la secolarizzazione delle narrazioni religiose e l’attenzione verso i personaggi femminili della Bibbia. Anche dopo il matrimonio, Moderata Fonte non cessa mai di scrivere, continuando a produrre opere di vario genere, tra cui canzoni e poemi religiosi come La resurrezione di Christo del 1592.

Di lei rimarrà la sua opera: nell’anno 1600, otto anni dopo la sua morte, “Il merito delle Donne” è pubblicato dalla figlia maggiore, Cecilia, ormai quindicenne. L’opera è accompagnata da una lettera dedicatoria a Livia Feltria della Rovere, duchessa di Urbino, e due sonetti del figlio Pietro. Una lettera di Cecilia ci dice che i due figli sono gli unici superstiti della famiglia, essendo Filippo Giorgi morto nel 1598 e il figlio maggiore, Girolamo, un anno prima (la figlia minore non sopravvisse probabilmente molto alla madre). Molte notizie biografiche su Modesta Dal Pozzo provengono proprio dalla prefazione a quest’opera a opera di Niccolò Doglioni.

Lo zio, Niccolò Doglioni, di lei dirà:

«In qualunque materia, che se lei fusse promossa rispondeva e discorreva saputamente e così fondata, che reccava a tutti maraviglia e stupore. Di memoria era talmente dotata, ch’io la ho vista, già udita una predica e tornata a casa, quella tutta di parola in parola riddire, e sentendo una sol fiata due o tre sonetti quelli recitava a mente, quasi che fosse lei stata di quelli l’autrice e compositrice. Discorreva leggendo alcun libro con tanta prontezza, che dava stupore e talmente il tutto capiva, che ne rendeva minutissimo conto d’ogni cosa. Aveva una providenza mirabile e co ’l discorso ben spesso soleva designare quello a punto, che poi si scorgeva avvenire, onde pareva che avesse ella in sé un qualche divino spirito di profezia.»
(Moderata Fonte, Il Merito delle Donne, Prefazione)

Il merito delle Donne inscena un dialogo tra sette donne: alcune sposate, altre celibi e alcune persino vedove. L’oggetto dell’animata conversazione è la complessa relazione tra uomini e donne: le giovani notano quanto i primi influenzino le seconde portando infelicità nella vita delle mogli.
Il dialogo abbraccia tematiche filosofiche e enciclopediche includendo persino una parodia di grande stile riguardo a tesi legali.

L’intero scritto è ambientato a Venezia, che l’autrice stessa definisce «metropoli dell’Universo» e «maravigliosa opera della man di Dio»: una città che sembra perfetta, ma che in realtà, secondo Moderata Fonte, presenta un problema rilevante. Perché all’interno della società veneziana le donne risultano subordinate al volere dell’uomo? Perché non si parla del divario tra i due generi per cercare di ridurlo?

Sarà la scrittrice stessa a rispondere all’interno de Il Merito delle Donne, in cui presenza di protagoniste donne e la conseguente assenza di uomini sottolinea la distanza delle donne dalla scena pubblica, dalla polis e dalla Storia, consentendo loro una libertà di parola altrimenti impensabile. Utilizzando una struttura simile a quella del Decameron di Boccaccio, ogni donna prende parola parlando della propria esperienza personale offrendo la possibilità di un dialogo aperto con le altre protagoniste. Ognuna di esse elabora una denuncia contro una situazione cupa, violenta e ingiusta che si vede accompagnata da un progetto di riforma sociale.
Tra le sette donne protagoniste, quella che maggiormente rappresenta la libertà femminile e il pensiero di Fonte è Corinna, nubile per scelta. Viene perciò etichettata, in senso dispregiativo, come “dimessa”, aggettivo che veniva utilizzato a Venezia per riferirsi alle donne non ancora maritate.

Nonostante i discorsi di Corinna-Fonte, però, è importante ricordare che l’ambiente culturale Veneziano del Cinquecento era significativamente più tollerante riguardo la libertà di espressione e di stampa rispetto al resto d’Italia. Questa mentalità più liberale dei veneziani era dovuta alla ricchezza di attività umane intese come l’incontro tra etnie e professioni provenienti da tutta Europa e non solo.

Non a caso nello stesso anno, sempre a Venezia, Lucrezia Marinelli pubblica il suo La nobiltà et l'eccellenza delle donne, co' difetti et mancamenti de gli huomini. Così la poeta elabora il tema, che Moderata Fonte affronta in forma di dialogo, attraverso il genere (altrettanto colto) del discorso filosofico. Entrambe si inseriscono così in un filone, tra le altre rappresentato anche da Arcangela Tarabotti (1604-1652), che ha avuto illustri precedenti in Christine de Pizan e Laura Cereta.
Non si può poi non citare, esaminando il contesto veneziano, l’intellettuale Gaspara Stampa e la poeta e cortigiana Veronica Franco, entrambe attive a Venezia rispettivamente nella prima e nella seconda metà del Cinquecento.

Modesta Dal Pozzo non può in conclusione essere meglio descritta che con le sue stesse parole, qui in un ragionamento sulla natura della supremazia maschile:

«Questa preminenza si hanno essi arrogata da loro, che se ben dicono che dovemo star loro soggette, si deve intender soggette in quella maniera, che siamo anco alle disgrazie, alle infermità ed altri accidenti di questa vita, cioè non soggezione di ubidienza, ma di pacienza e non per servirli con timore, ma per sopportarli con carità cristiana, poiché ci sono dati per nostro essercizio spirituale»

*voce a cura di Farida Elbouhy, Alessia Jovane, Samuele Re e Gabriele Sudati, coordinati dalla professoressa Francesca Malara.
Siamo quattro studenti che frequentano il quarto anno del Liceo linguistico A. Manzoni di Milano. Abbiamo redatto questa voce su Modesta Dal Pozzo in quanto parte del progetto di classe in collaborazione con la redazione dell'Enciclopedia delle Donne. Ciò ci ha dato l’opportunità di approfondire il personaggio di Moderata Fonte, un’autrice che, come molte altre figure femminili della storia, viene trascurata dal convenzionale studio della letteratura italiana.


Fonti, risorse bibliografiche, siti su Modesta Dal Pozzo*

Prefazione di Niccolò Doglioni in “Il merito delle donne”, Moderata Fonte (1588-1592)

Modesta Dal Pozzo - Dizionario Biografico degli Italiani

Introduzione di Valeria Finucci del “Floridoro: a chivalric romance”, Moderata Fonte (1581)

Dialoghi letterari e filosofici, Johnny L. Bertolio, Controcanone. La letteratura delle donne dalle origini a oggi, Torino, Loescher Editore

Le scrittrici nella prima età moderna, a cura di Sergio Luzzatto Gabriele Pedullà, Atlante della letteratura italiana, Vol. II Dalla Controriforma alla restaurazione, Einaudi

Cox, Virginia. “Fonte, Moderata (1555–1592).” Italian Woman Writers Project. Chicago: University of Chicago Libraries, 2004.

Valeria Palumbo, Piuttosto m'affogherei. Storia vertiginosa delle zitelle, enciclopedia delle donne, 2018


Voce pubblicata nel: 2024

Ultimo aggiornamento: 2024