Anna, duchessa di Clèves, fu donna di grande intelligenza e ammirevole buon senso. Divenne la quarta moglie di Enrico VIII, re d’Inghilterra e signore d’Irlanda, poiché lui si invaghì del suo lusinghiero ritratto dipinto da Hans Holbein – la miniatura, così come la tela, non mostrava le cicatrici del vaiolo sul viso della donna. E quando, conosciutala di persona, il sovrano si dichiarò deluso dalla sua scarsa avvenenza al punto da “non poterla amare”, lei non si oppose a un annullamento: accettò con garbo la decisione dello sposo, ne ottenne rispetto e agiatezza e, soprattutto, si salvò dalla collera del sovrano, e dal patibolo.

È l’anno 1539: Jane Seymour, l’amatissima terza moglie che ha dato al sovrano l’unico figlio maschio, è morta ormai da due anni. Quando il parlamento sollecita Enrico perché si risposi e generi altri eredi lui rifiuta, è inconsolabile. Tuttavia il figlio, unico erede al trono, è di salute fragile – morirà a sedici anni. Inoltre, sia Francesco I di Francia sia l’imperatore Carlo V d’Asburgo progettano di invadere l’Inghilterra. Allora il potente cancelliere del regno, Thomas Cromwell, prospetta l’alleanza con un paese forte, le Fiandre, governato dal duca Wilhelm di Clèves, nemico giurato dell’imperatore.

Il duca, infatti, ha una sorella ancora nubile, Anna, e la darebbe in sposa a Enrico dopo che da mezza Europa – Anna di Lorena, Maria di Vendôme, le tre figlie del duca di Guisa – hanno declinato le proposte di matrimonio avanzate da Cromwell all’insaputa del sovrano. Sembra che la bellissima Cristina di Danimarca avesse affermato: “Se avessi due teste, ne metterei volentieri una a disposizione del re d’Inghilterra.”

Alla fine Enrico acconsente. L’ambasciatore inglese nelle Fiandre, Sir Philip Hoby, si occuperà del negoziato con il duca, gli avvocati di lui stenderanno i contratti, il matrimonio avverrà entro breve. Anna, che è vissuta in un paese isolato e rigidamente luterano, che non conosce una parola d’inglese e, a differenza delle aristocratiche inglesi, non sa danzare, suonare uno strumento, cacciare con il falco e che indossa gli abiti smessi della cognata, deve accettare. Nel dicembre del 1539 sbarca a Deal, da qui prosegue per Rochester, dove viene alloggiata nel palazzo del vescovo.

Enrico ha sempre amato travestimenti e feste in maschera – famose quelle ai tempi di Anna Bolena, quando sul continente si parlava di lui come del “più bel principe della cristianità”. Ora, a quasi cinquant’anni, è quasi irriconoscibile, in cattiva salute, un obeso tiranno. Decide di farle una sorpresa: insieme con il duca di Norfolk andrà a incontrarla a Rochester travestito da tagliaboschi: entrerà nelle sue stanze, lei lo prenderà per un intruso, interverranno le guardie, e allora lui le si paleserà.

Ma durante le trenta miglia di cavalcata da Londra a Rochester nevica fitto, i due vi arrivano fradici. Enrico è impaziente, si precipita nelle stanze di lei. La duchessa è alla finestra: lui le arriva alle spalle, cerca di abbracciarla. Lei si gira, lo vede – un omaccione malvestito, grondante d’acqua, che cerca di toccarla con le sue grosse mani. Si mette a urlare in tedesco. Lui la guarda, è sbigottito, si precipita fuori, nell’anticamera dove lo aspetta Cromwell: “Mi avete mentito, la pagherete per questo!” urla irato.

Lo insulta, lo prende a ceffoni: “È un mostro dai denti gialli!” sibila. “Ha i segni del vaiolo, schizza saliva quando gracchia in quella sua lingua atroce! È... una cavalla da tiro! Non posso amarla!”

Tuttavia, nello stretto di Calais le navi dell’imperatore sono pronte per l’invasione, e il potente duca di Clèves si unirà all’imperatore nel caso di una rottura del contratto matrimoniale: Enrico è costretto a sposarla. Il matrimonio ha luogo il 6 gennaio del 1540.

Intanto Cromwell e i suoi avvocati cercano disperatamente una soluzione. Prima ci sarebbe stata una promessa di matrimonio concordata dal fratello di lei con il duca di Lorena, e l’attuale matrimonio non è stato consumato, quindi si potrebbe annullare. In compenso, Enrico offrirebbe ad Anna il cospicuo vitalizio di tremila sterline all’anno, l’uso di diversi castelli e proprietà tra cui Richmond, Bletchingley, Hever e Lewes, l’invito a partecipare alle feste di corte, favolosi gioielli, stoffe preziose e il titolo onorifico di “cara sorella”.

Lei accetta. Non si sente offesa come donna, consapevole anche del fatto che, nel frattempo, il sovrano si è invaghito di una delle sue damigelle, la giovane ed esuberante Kathryn Howard che sposerà neanche sei mesi dopo. Scrive al fratello Wilhelm per assicurargli che è sua volontà accettare l’annullamento e restare in Inghilterra dove è felice e dove diventerà una delle donne più ricche del paese. Gli chiede con forza di non prendere misure contro Enrico. Si narra che quando le dissero che dopo l’annullamento avrebbe potuto risposarsi, lei abbia risposto: “Oh no, mai più!”.

La donna non bella, timida, goffa studia inglese, musica, le usanze di corte, impara a vestire con eleganza. Le sue qualità di casalinga tedesca sono simili a quelle delle donne Tudor: cuocere il pane per la famiglia, far fermentare la birra, preservare carne e verdure per l’inverno, preparare marmellate, produrre candele e sapone, filare la lana, conoscere le erbe e prepararne medicamenti, curare piccoli malanni: anche per questo le donne del regno l’adorano.

E poiché è mite e generosa si fa benvolere da tutti: fa venire a corte i figli del re – Mary, che ha ormai ventiquattro anni e ha molto sofferto delle crudeltà del padre verso la propria madre, Caterina d’Aragona; Elizabeth, che ne ha sette, e che a neanche tre ha perso tragicamente la sua, Anna Bolena; il piccolo Edward che di anni ne ha tre, e che lei coccola con tenerezza.

Una volta concluse le pratiche per l’annullamento, il sovrano si vendica su Cromwell: il cancelliere salirà al patibolo nel luglio del 1540. Enrico morirà sette anni dopo, Anna gli sopravvivrà di dieci anni, venendo a mancare in Chelsea Old Palace il 16 luglio del 1557. Il suo corpo sarà imbalsamato e deposto in una bara coperta di drappi intessuti d’oro e con il suo stemma e circondata da torce accese e veglie di preghiera.

Il 3 agosto colei che non fu mai proclamata regina sarà traslata solennemente nell’Abbazia di Westminster, sulla sua tomba in marmo scuro l’epigrafe:

Anna di Clèves, Regina d’Inghilterra.

Fonti, risorse bibliografiche, siti su Anna di Clèves

Antonia Fraser, The Lives of the Kings & Queens of England, London, The Orion Publishing Group 1999

John Guy, Tudor England, London, Oxford University Press 1988

Edward Herbert, The Life and Reign of King Henry VIII, printed by E.G. for T.Whitaker, London 1649; Andrew Clark, London 1672

Albert Frederick Pollard, Henry VIII, London, Longmans Green & Co. 1905/1951

Retha M. Warnicke, Anne [Anne of Cleves] (1515–1557), Oxford Dictionary of National Biography, online ed., a cura di David Cannadine, Oxford, OUP 2004

Derek Wilson, In the Lion's Court: Power, Ambition, and Sudden Death in the Reign of Henry VIII, New York, St Martin's Press 2002

Referenze iconografiche: Ritratto di Anna di Cleves, olio su tela, 1539, Museo del Louvre. Autore Hans Holbein il Giovane. Immagine in pubblico dominio. 

Voce pubblicata nel: 2018

Ultimo aggiornamento: 2023