Maestra, giornalista, scrittrice, Ida nasce e vive a Firenze. È un'importante testimone della sua epoca, il periodo post-unitario d'Italia. La rilettura della sua opera è feconda perché consente di approfondire problematiche di storia della scrittura femminile e dell'educazione.

Figlia di un direttore di tipografia, riceve un'istruzione scolastica tradizionale e una formazione culturale molto ricca per l'epoca, che accresce con letture personali vaste quanto disordinate, che influenzeranno notevolmente la sua attività.

Nel 1871 consegue, per necessità economiche, la patente di maestra, ma il suo impegno didattico effettivo si svolge lungo un arco di pochi anni, fra il 1871 e il 1878. Entra in contatto con Pietro Dazzi, accademico della Crusca, educatore e fondatore nel 1867 delle scuole professionali. Questi la introduce nell'ambiente editoriale fiorentino della seconda metà dell'Ottocento, di cui facevano parte, a vario titolo, figure come Pietro Thouar, Angelo De Gubernatis, Ferdinando Martini, Collodi, Emma Perodi.

Nel 1875 pubblica il suo primo libro, Le memorie di un pulcino, che ottiene da subito un inaspettato, ma rilevante, consenso. Negli stessi anni inizia un'intensa attività giornalistica, collaborando a «La Nazione» e alla «Gazzetta d'Italia». Questo successo editoriale la indirizza verso un'intensa produzione letteraria fatta di racconti, romanzi, traduzioni, tra cui Storia di una donna narrata alle giovinette (1889), Con l'oro o con l'amore (1899), Una famiglia di saltimbanchi (1901). Altrettanto di rilievo è il suo impegno culturale e editoriale nei periodici per l'infanzia, in quegli anni in piena ascesa. L'autrice inoltre era impegnata a tutto campo nella pubblicistica educativa, capace di confrontarsi con il mercato editoriale, non impermeabile alle grandi trasformazioni dell'età giolittiana: è direttrice della rivista per giovinette «Cordelia» (1884-1911) e, parallelamente, anche del più conosciuto «Giornale dei bambini» (1895-1906).

La mia vita, (1904) che la Baccini dedica al figlio Manfredo, "il mio alter ego più somigliante, il mio segretario più attivo, il mio discepolo più valente, la mia ombra più fedele" 1 è fondamentale per conoscere più da vicino la scrittrice. Una vita vissuta all'insegna del massima aderenza agli intenti pedagogici e moralistici dell'epoca. Ma anche una vita vissuta pienamente: fu figlia del suo tempo e seppe interpretarne con sapienza e moderazione i cambiamenti, soprattutto per quanto riguarda la questione femminile. Diego Garoglio, collaboratore di «Cordelia», la definisce una donna dal viso illuminato, dal fulgore dei suoi magnifici e illuminanti occhi neri. Inoltre la dipinge "come un'osservatrice acuta, arguta e serena della vita" 2; una persona ricca "di sentimento, di fantasia, di vivacità polemica e toscanamente limpida, agile e precisa" 3. Baccini, ancora nell'autobiografia, afferma "il mio linguaggio si adatta, si piega per poter parlare spiritualmente ai bambini".

Baccini, inoltre, sapeva parlare con facilità, eloquenza e umorismo, dote rarissima tra gli scrittori, che le consentiva di affrontare e benevolmente e con indulgenza ogni aspetto, anche quelli più brutti, della vita umana. Ritroviamo questo suo carattere ironico e questa sua spontaneità anche in molti suoi scritti.

Fu una lavoratrice instancabile: "amare il proprio lavoro: questo è il segreto più semplice di ogni riuscita; e purtroppo, è quello che tutti meno conoscono" 4. E fu sulle carte in bozza della sua «Cordelia» che si spense il 28 febbraio 1911.

Attraverso il carteggio della scrittrice è possibile disegnarne il ritratto: Ida si dimostra una donna determinata e risoluta nelle sue scelte di vita, resa forte probabilmente dal bagaglio culturale che non molte donne della sua epoca possiedono. Nelle sue lettere non manca di far leva sulla sua professionalità avanzando continue richieste di denaro e di lavoro agli editori. Ma in esse possiamo leggere anche atteggiamenti di cameratismo, da vera professionista qual era nel suo campo, dall’editoria alla produzione letteraria; sapeva rivolgersi con sicurezza, disinvoltura e piglio ai suoi destinatari – quasi sempre uomini – e conosceva il tono da usare per ottenere quanto le era dovuto dagli editori, non sempre rispettosi degli impegni contrattuali.

Infine, attraverso l'epistolario, possiamo conoscere la fitta rete di relazioni letterarie che intesseva e intratteneva. Dallo studio-abitazione di piazza del Duomo, 22 a Firenze scrisse lettere a personaggi illustri di tutta Italia: intellettuali come il Conte Angelo De Gubernatis, giornalisti come Filippo Orlando e Onorato Fava, scrittori e poeti come Fucini, Perodi, Serao, Giovanni Marradi, Alessio Di Giovanni, Alfonso Pisaneschi, Paolo Lioy, Antonio Fogazzaro, editori come Piero Barbèra e Licinio Cappelli, politici come Ferdinando Martini, Ubaldino Peruzi, Enrico Poggi, Atto Vannucci, Pasquale Villari sono stati i suoi interlocutori. Per la sua epoca fu dunque un'antesignana nelle relazioni di lavoro tra sessi diversi e una femminista moderata nell’attività giornalistica di promozione culturale e letteraria rivolta alle giovani italiane.

 

Note


1 I. Baccini, La mia vita, Roma-Milano, Albrighi, Segati, 1904, p. 221.
2 D. Garoglio, Ida Baccini, in «Cordelia. Rivista quindicinale per Signorine», n.4, 1928, p.165.
3 D. Garoglio, Ida Baccini, in «Cordelia. Rivista quindicinale per Signorine», n.4, 1928, p.165.
4 I. Baccini, La mia vita, op. cit., 2004, pp. 183-184.

Fonti, risorse bibliografiche, siti su Ida Baccini

Referenze iconografiche: Foto di Ida Baccini, fonte Fondo Ida Baccini. Immagine in pubblico dominio. 

Voce pubblicata nel: 2012

Ultimo aggiornamento: 2023