Donatella Di Pietrantonio nasce il 5 gennaio 1962 ad Arsita, piccolo paese montano in provincia di Teramo, da famiglia contadina. Nel 1986 si laurea in odontoiatria presso l’università dell’Aquila. Attualmente vive con la sua famiglia a Penne, in provincia di Pescara, dove esercita la professione di dentista pediatrica.
Il suo esordio letterario avviene con Mia madre è un fiume (Elliot edizioni, 2011), sul rapporto tra una madre malata di Alzheimer e la figlia che si prende cura di lei, attraverso il filo della memoria che ripercorre le tappe della vita di ambedue.
Nel 2014 è la volta di Bella mia (Elliot edizioni), il cui titolo è tratto dal verso di una canzone popolare (L’Aquila bella me’). La morte di Olivia, vittima del terremoto del 6 aprile 2009, riunisce sotto un tetto – quello, provvisorio, di un’abitazione del progetto C.A.S.E. – la sorella gemella di Olivia, Caterina, artigiana ceramista e io narrante della storia, l’anziana madre delle due donne e Marco, il nipote adolescente rimasto orfano di madre. Tutti e tre cercheranno, ognuno a modo suo, di venire a patti con l’enorme perdita e di ritrovare la forza di vivere, anche grazie alla presenza di un cagnolino pure lui orfano e la vicinanza di altre persone colpite dal sisma e ospitate nel complesso abitativo provvisorio.
Nel 2017 esce, per i tipi di Einaudi, L’Arminuta. Il racconto descrive circa due anni di vita (1975-1977) di una tredicenne che viene improvvisamente e senza apparente motivo allontanata dalla coppia che l’aveva presa con sé da piccolissima, per essere “rispedita” “al paese”, presso la sua famiglia d’origine, di pochi mezzi e molto numerosa. La protagonista, di cui non si viene mai a sapere il nome, dovrà superare il trauma di un duplice abbandono e cercare di avvicinarsi alla sua famiglia biologica, tanto diversa da lei, a partire dalla lingua e dalle esperienze di vita. Nel corso della storia si scopriranno i motivi del primo e del secondo abbandono e la protagonista troverà il modo di ricostituire un suo equilibrio attraverso nuovi legami, come quello di solido affetto e complicità con la sorella minore Adriana.
Nel 2020 Borgo Sud (Einaudi) ripercorre i drammi della vita adulta dell’arminuta e di sua sorella.
L’opera di Donatella Di Pietrantonio ha ricevuto numerosi riconoscimenti: Mia madre è un fiume ha vinto il Premio letterario Tropea 2011; Bella mia ha conquistato il Premio Brancati 2014, è stato candidato al Premio Strega nello stesso anno e, nella ristampa del 2020, ha ottenuto il Premio internazionale Penne-Mosca 2020. L’Arminuta, romanzo vincitore del Premio Campiello, del Premio Napolí e del Premio Alassio Centolibri – Un autore per l’Europa nel 2017, è stato trasformato in una pièce teatrale messa in scena dal Teatro Stabile d’Abruzzo nel 2019-20; la trasposizione cinematografica, per la regia di Giuseppe Bonito, è del 2021. Di Pietrantonio ha collaborato alla redazione della sceneggiatura. Borgo Sud è stato candidato al Premio Strega nell’edizione 2021. Nel 2017 la scrittrice è stata insignita dell’Ordine della Minerva dall’Università “G. d’Annunzio” di Chieti e Pescara.
I temi più cari a Donatella Di Pietrantonio sono il lutto, la perdita, l’abbandono, i rapporti familiari, di sangue e di spirito, i legami tra madri, figli(e) e sorelle. In un’intervista, la scrittrice ha dichiarato di essere interessata alle “conseguenze del disamore” (Officina letteraria – Donatella Di Pietrantonio). Un altro tema ricorrente è la rievocazione di un Abruzzo contadino o preindustriale, scabro, difficile, che continua a resistere ostinatamente alla e nella modernità. Questa vicinanza alle radici è visibile anche nella resa attenta del ritmo e dei suoni della lingua: Di Pietrantonio non riproduce il dialetto, se non in poche parole e forme come gli infiniti e i vocativi troncati o occasionalmente in frasi più lunghe per dare voce a personaggi dalla fisionomia particolare (ad esempio la vicina squilibrata in Bella mia e la vecchia “magara” zi’ Carmela in L’Arminuta), ma ne ricalca lessico e sintassi, spesso attraverso prestiti e calchi abruzzese > italiano, creando un effetto di straniamento anche per il conflitto semantico che talvolta ne emerge:
“l’arminuta” [la ritornata, NdR], “se li è guadagnati con la sua coccia” [la sua testa, la sua intelligenza, NdR]”,
“essa [lei, NdR] ci si diverte a fa’ i problemi”,
“me lo dite ecco [qui, NdR] che volete”,
“non mi potevo stare zitta?”,
“un giro di piatto” [una porzione [di polenta] che copre solo il fondo circolare, il “giro” del piatto, NdR],
“non s’è portata niente per te dalla casa nostra”,
“per poco non mi sono morta”,
“ti affacciavi da dietro a essa con una coccetta curiosa”,
“voi siete quelle che vi si è morto il fratello”,
“quando ti cala in mente di scappare”,
“la signora […] teneva la furia [aveva fretta, NdR]”.