Il mare a Milano: sembra di vederlo o indovinarlo dalle finestre a forma di oblò che l’architetto Portaluppi fece incastonare nelle pareti dei bagni della splendida villa Necchi Campiglio a Milano, dimora di Gigina Necchi e Angelo Campiglio; nella casa milanese, viveva anche Nedda, la sorella di Gigina.

Il giardino sembra abbracciare la casa dalle luminose vetrate della veranda e la luce irrompe anche da ampie finestre che illuminano marmi verdi e neri senza venature, graniti, parquet in noce e palissandro, percorsi dalle elegantissime sorelle in scarpette confezionate su misura. La luce entra anche da una finestra a forma di stella.

Eppure Gigina e Angelo decidono di acquistare il terreno sul quale faranno costruire quel luminoso esempio di architettura moderna in una serata di nebbia: dopo uno spettacolo alla Scala, sulla strada di ritorno a Pavia, si perdono nel centro di Milano, intravedono un cartello “Vendesi” e gli alberi di un giardino. Il giorno successivo chiamano il proprietario, il conte Ascanio Cicogna, decidono di acquistare il terreno e d’incaricare l’architetto Piero Portaluppi di progettare la loro casa senza limiti di budget.

Nacque così la villa Necchi Campiglio, dove le due sorelle Gigina e Nedda passeranno con Angelo tutta la loro vita, fino a quando Gigina, avendo perso il marito e la sorella, deciderà di lasciare la dimora al FAI (Fondo Ambiente Italiano), dopo aver detto all’allora presidentessa Giulia Mozzoni Crespi: “Guardami negli occhi e prometti che terrai questa casa e la difenderai come casa tua!1.

Gigina aveva preso quell’importante decisione insieme alla sorella, alla quale era legatissima. Erano originarie di Pavia, il loro padre aveva aperto una fonderia di ghisa e il fratello Vittorio aveva fondato la Necchi, fabbrica di macchine da cucire. Angelo era medico, ma, su invito del suocero, abbandonò quella professione e fondò con lui la NECA, una fonderia che produceva motori per caldaie, frigoriferi, sanitari, la società era delle due sorelle ed era guidata da Angelo.

A Milano Gigina e Nedda non condussero un’esagerata vita mondana. La loro casa era frequentata da aristocratici e artisti. Le sorelle Necchi erano sempre elegantissime: facevano compere tra Parigi, Montecarlo e Milano, frequentavano gli atelier di Dior, Gandini, Curiel, Veneziani e Biki. Nedda amava anche i gatti e l’arte contemporanea, teneva i suoi quadri nel seminterrato, perché ne era gelosa e non voleva interferire con i gusti di Gigina e Angelo, che, dopo il rigore di Portaluppi, chiamarono un altro architetto, Tommaso Buzzi, a “imbarocchire” l’arredamento e gli interni.

Buzzi aveva progettato anche la bellissima casa del fratello Vittorio a Nervi, dove le sorelle trascorrevano lunghi periodi durante le vacanze estive.

Forse per ricordare quel mare Gigina, fra i suoi numerosi gioielli, aveva tenuto un anello con un enorme zaffiro, alcuni li aveva venduti e gli altri, alla sua morte, vennero destinati per sua volontà alla Fondazione Umberto Veronesi.

Forse, dalle finestre a forma di oblò dell’architetto Portaluppi, anche il cielo di Milano che le sorelle avranno scrutato, certe sere, avrà avuto il colore del mare e degli zaffiri.

Note


1 Dina Lucia Borromeo, Villa Necchi Campiglio a Milano, Milano, Skira, 2008, p. 11

Fonti, risorse bibliografiche, siti su Gigina e Nedda Necchi

Dina Lucia Borromeo, Villa Necchi Campiglio a Milano, Skira, Milano 2008

https://fondoambiente.it/luoghi/villa-necchi-campiglio

www.storiemilanesi.org

Voce pubblicata nel: 2022

Ultimo aggiornamento: 2022