Sin da bambina, per prima nella sua famiglia, emerge nello studio e si diploma ragioniera con ottimi risultati.

La sua vocazione per la tutela dei soggetti svantaggiati e la lotta contro l’ingiustizia si realizza nel sindacato, la Cgil degli anni Settanta in cui inizia a lavorare a fianco di chi lavora nelle diverse categorie, per poi passare dal 1980 al 2005 all’Ufficio Vertenze, punto nevralgico di studio, coordinamento e accompagnamento dei suoi assistiti nei conflitti con i datori di lavoro, in sede stragiudiziale e giudiziaria.

Acquisisce così un’esperienza nei rapporti con le persone che all’Ufficio si rivolgono, per vertenze individuali e collettive, e nello studio degli aspetti contrattuali e contabili che la rende capace di sostenere le ragioni dei suoi anche di fronte ai professionisti più illustri e affermati.

La ricordo sulle panche dei corridoi del Tribunale a dare forza e sicurezza alle lavoratrici e ai lavoratori prima delle cause davanti al Giudice del lavoro, a fornire ai legali le ultime interpretazioni e le strategie più coraggiose e efficaci per vincere le cause o trovare accordi vantaggiosi.

Preparatissima, con una resistenza inaudita alla concentrazione e al lavoro, non ha mai smesso di studiare, approfondire, scandagliare le questioni da ogni punto di vista, sostenendo: “Tanto dormo poco, di notte mi vengono le idee migliori”.

Ferma e decisa nel pretendere il rispetto dei diritti, intransigente nel reagire agli abusi, ha meritato il rispetto e la stima, oltre che delle lavoratrici e dei lavoratori, dei colleghi sindacalisti, delle controparti e dei periti del Giudice.

Averla in squadra, per 25 anni, è stata per me, legale all’Ufficio Vertenze, una sicurezza e un dono.

Ha sostenuto le ragioni di ogni lavoratrice o lavoratore licenziato ingiustamente, demansionato, frodato del salario, con determinazione, dal caso del bracciante alla vertenza collettiva contro le grandi multinazionali, convinta che l’indipendenza finanziaria che deriva dal lavoro è fattore di libertà personale. Ricordo, tra le tante, la vertenza collettiva contro le Ferrovie dello Stato, un’altra nei confronti dei soggetti forti del porto, altre a tutela delle lavoratrici di case di riposo, di singole e singoli che nel sindacato trovavano ascolto, sostegno, aiuto fattivo per ottenere giustizia. E anche quando, per i limiti della normativa o del giudice, la vertenza non aveva l’esito sperato, c’era sempre, accanto al dispiacere per la sconfitta, la gratitudine e la consapevolezza di aver condotto nel modo migliore possibile la vicenda.

All’interno del sindacato non ha mai fatto parte di correnti o gruppi di potere, è stata considerata “donna con le palle”, espressione colorita a cui rispondeva ridendo: “Grazie, non ne sento proprio il bisogno”, per questa caratteristica di trovare gusto a contrastare soggetti più potenti senza farsi intimidire, né ritenersi inferiore.

Ha espresso in tutta la sua vita libertà femminile, per scelte di autonomia e indipendenza e questi valori ha trasmesso alle figlie, Monia e Antonella, alle nipoti Martina e Arianna, al nipote Nicola, ai bisnipoti, adorati oltre ogni limite.

A questa apparenza tutt’altro che condiscendente ha accompagnato insospettabili momenti di dolcezza e tenerezza, espressi, oltre che nelle relazioni familiari e nelle amicizie, nella cucina, la cura della casa, l’amore per la natura, specialmente la montagna, in cui si rifugiava il fine settimana.

Ha sostenuto tutte le battaglie delle donne, senza partecipare a collettivi femministi, perché ha sempre preferito sostenere sul campo le persone in difficoltà.

Una militanza senza se e senza ma, dalla parte di chi intende reagire all’ingiustizia, senza sconti di approssimazione o buonismo, forte del grande amore per le persone in carne e ossa, le loro materiali vite.

Ci ha lasciato, troppo presto, il 20 agosto 2020, dopo una dolorosa malattia.

Fonti, risorse bibliografiche, siti su Luana Orsi

Referenze iconografiche: Immagine gentilmente concessa dalla famiglia.

Voce pubblicata nel: 2021

Ultimo aggiornamento: 2023