“È resistenza civile quando si tenta di impedire la distruzione di cose e beni ritenuti essenziali per il dopo, o ci si sforza di contenere la violenza intercedendo presso i tedeschi, ammonendo i resistenti perché «non bisogna ridursi come loro»; quando si dà assistenza in varie forme a partigiani, militanti in clandestinità, popolazioni, o si agisce per isolare moralmente il nemico; quando ci si fa carico del destino di estranei e sconosciuti, sfamando, proteggendo, nascondendo qualcuna delle innumerevoli vite messe a rischio dalla guerra.” (In guerra senza armi, 2015)

Anna Bravo si faceva subito riconoscere da amiche, conoscenti e interlocutori per ampiezza culturale, gentilezza, indipendenza di giudizio, coerenza coi suoi valori di fondo, orientati al femminismo, alla pace e alla nonviolenza.

Nata nel 1938, antifascista da sempre, negli anni Settanta aveva già alle spalle significative esperienze di lotta e di militanza nel PCI e nei movimenti sociali e politici della sinistra e delle donne, ma anche studi approfonditi nel campo della storia (soprattutto orale) e contatti col mondo intellettuale e accademico di Torino.

Le sue prime pubblicazioni infatti risalgono agli anni Sessanta, in particolare ricordiamo La Repubblica partigiana dell’Alto Monferrato, Torino, 1964.

In quegli anni si esprimeva come una persona di cultura profonda e raffinata, ma capace di rapporti cordiali e simpatetici con donne e uomini di ogni età e condizione sociale, partecipe del clima gioioso e libertario delle lotte della nuova sinistra.

Il suo impegno è ulteriormente cresciuto nel dibattito degli anni Settanta, soprattutto nell’ambito di Lotta Continua; in particolare ha condiviso con parecchie altre militanti il tentativo (molto combattuto) di portare anche in quell’organizzazione il punto di vista e la presenza delle donne. Istanze femministe e pacifiste (in battaglie interne e spesso di minoranza), si sono espresse e intrecciate negli anni in cui l’esperienza di Lotta Continua ha fatto i conti col proprio esaurimento e con la presenza di contrasti non più mediabili, fino allo scioglimento, avvenuto nel 1976.

L’impegno femminista di Anna è proseguito in sintonia con le esperienze dei collettivi dell’area torinese, rivolti soprattutto alla dimensione sociale (Intercategoriale sindacale, lotte all’Ospedale S.Anna, contrasto alla violenza sulle donne, costruzione di Archivi), ma accogliendo anche gli apporti del femminismo dell’autocoscienza; e ha innervato il proseguimento del suo lavoro di docente presso l’Università di Torino. Questo impegno su più livelli è sfociato nei suoi importantissimi saggi dedicati alla storia delle donne, soprattutto mediante l’uso di fonti orali.

Docente di storia sociale all'Università di Torino, ha pubblicato anche testi rivolti all’insegnamento nelle scuole superiori: ha curato Donne e uomini nelle guerre mondiali (Laterza, 1991), ha pubblicato con Anna Maria Bruzzone In guerra senza armi (Laterza, 1995) e con Lucetta Scaraffia Storia sociale delle donne (Laterza, 2001) e poi I Nuovi fili della memoria. Uomini e donne nella storia, (Laterza, 2003: manuale per le scuole superiori, curato con Anna Foa e Lucetta Scaraffia). Tra i suoi scritti dedicati al pacifismo e alla riflessione sulle lotte degli anni Settanta ricordiamo La vita offesa (FrancoAngeli, 2004); Sopravvissuti (Alinari, 2004, con Liliana Picciotto Fargion); A colpi di cuore. Il Sessantotto (Laterza, 2008); Intervista a Primo Levi, ex deportato (Einaudi, 2010, a quattro mani con Federico Cereja); La conta dei salvati, (Laterza, 2013); Raccontare per la storia, Einaudi, 2014.

L’attenzione che da sempre ha dedicato al tema della resistenza antifascista è proseguita per tutti questi decenni, in particolare mediante la valorizzazione dell’esperienza della resistenza civile.

Anna Bravo ha assunto l’importante impegno di componente attiva del Comitato Scientifico della Fondazione Alex Langer, che da molti anni promuove settimane di studi e riconoscimenti a donne e uomini che nel mondo operano per la pace, la convivenza, il superamento delle barriere etniche e linguistiche, per la costruzione di “ponti” tra le differenze.

Negli anni Novanta ha lavorato nel campo del pacifismo in molti modi, sia attraverso i suoi scritti sia collaborando con gruppi di studio e interventi nelle scuole. Un impegno che ha ottenuto vari riconoscimenti, tra cui conferimento nel 2018 del Premio Nazionale “Nonviolenza” da parte dell’Associazione Cultura della Pace e del Comune di Sansepolcro. La motivazione del conferimento del Premio le riconosce meriti:

"per i suoi studi sulle donne, sull’impegno sociale da loro profuso, sulla resistenza armata e su quella nonviolenta, che hanno contribuito alla comprensione, progettazione, costruzione ed edificazione di una società solidale, nonviolenta e pacifica”.

Anna Bravo è stata una voce attiva nel dibattito interno alle varie forme di femminismo e ha tenuto sempre viva l’attenzione al contrasto alla sofferenza e alla violenza, e al rispetto dei diritti umani.

La ricordiamo come un’amica preziosa, una persona di cultura profonda, coerente nei suoi valori, portatrice di un pensiero complesso, lucido e autonomo. È mancata improvvisamente nel novembre del 2019, ha ancora molto da dirci mediante i suoi testi e la sua vita.

Voce pubblicata nel: 2020

Ultimo aggiornamento: 2021