Prima delle due figlie di Nicolas Ponsardin , il più ricco commerciante di Reims fatto barone da Napoleone I nel 1813, ne eredita le fattezze e il senso degli affari. A 22 anni sposa François Clicquot dal quale nel 1799 ha una figlia, Clémentine. Il marito è quasi sempre assente, segue gli eserciti di Napoleone con carri di vino spumante, torbido e più dolce dello champagne attuale, per farlo conoscere nelle corti europee. Nel 1805 muore di febbre maligna, lasciando alla moglie l’azienda vinicola che all’epoca produce circa 100.000 bottiglie all’anno. La giovane veste a lutto, per sempre, e decide di dirigerla da sola contro ogni tradizione, assistita dal suocero e soprattutto da Louis Bohne, agente di commercio e amico del marito. Rischia più volte di fallire: i banchieri non le fanno credito, forse sobillati dal concorrente Jean-Rémy Moët che ha ottimi rapporti con la corte imperiale. Cambia il nome in Veuve Clicquot Ponsardin nel 1810 quando è pronto il primo millésime ottenuto sotto la sua gestione. Nel 1811, in occasione del passaggio della cometa, produce “le vin de la Comète” che tre anni dopo le serve a lanciare il proprio marchio in Russia, cosa che al marito non era riuscita. Nel 1814, prima ancora dell’abdicazione di Napoleone I, noleggia una nave, aggira l’embargo decretato dalle potenze coalizzate, e rifornisce con diecimila bottiglie la corte di San Pietroburgo.

In mezzo ai cambiamenti di regime e alla crisi economica dovuta alle sanzioni imposte alla Francia con il secondo trattato di Parigi recluta personalmente rappresentanti nelle capitali europee, sorveglia i trasporti fino ai porti d’imbarco per trattare con le truppe d’occupazione, fa murare gli ingressi delle caves per evitare che i soldati prussiani e austriaci le depredino, ma offre bottiglie agli ufficiali russi che domani potrebbero essere ottimi clienti.

Esige la perfezione: «una sola qualità, la primissima» e, per ottenerla, inventa la «table de remuages». Dopo alcuni miglioramenti diventa il “pupitre” dai ripiani di legno scavati e inclinati. Reggono le bottiglie contenenti il vino di seconda fermentazione che deve invecchiare almeno un anno per formare le bollicine di anidride carbonica. Ogni giorno le bottiglie sono ruotate manualmente di un quarto di giro per staccare i sedimenti dal vetro e farli scendere sul tappo, poi sostituito. È la méthode champenoise grazie alla quale il vino resta chiaro e limpido, e che Barbe-Nicole riesce a mantenere segreta per 15 anni in una città dove tutti si conoscono, forse perché condivide i profitti con il personale.

Il successo di vendita è immediato. Tornata la monarchia, Barbe Nicole dà la figlia in sposa a un poeta squattrinato ma di vecchia nobiltà vandeana, il conte di Chevigné, e comincia ad acquistare i migliori vigneti della regione per soddisfare la domanda crescente. Nel 1821 prende in stage il giovane Edouard Werlé, al quale nel 1841 lascia la direzione dell’azienda che ormai vende mezzo milione di bottiglie all’anno (alla morte di lei saranno 760.000). Tanta fortuna – solo con lo champagne, altri investimenti finiscono male - incita le vedove Pommery e Perrier a gestire anch’esse le imprese ereditate dai rispettivi mariti [1].

Nel 1843 Barbe-Nicole si ritira nel castello neo-rinascimentale di Boursault[2] che aveva fatto costruire per ospitare degnamente il genero, la figlia e la nipote Marie-Clémentine [3], e lì muore a 89 anni.

1. Nel 1972, la società diretta da uomini dal 1866 crea un Business Woman Award , il cui motto è una citazione del Gattopardo adatta anche alla signora che rivoluzionò la produzione dello champagne: “Se vogliamo che tutto rimanga come è, bisogna che tutto cambi”.

2. Copiato su quello di Chambord, è stato ricopiato a sua volta ad Arcachon da Adalbert Deganne, uno spasimante di Marie-Clémentine privo di quarti di nobiltà.

3. Nella tradizione stabilita dalla nonna, Marie-Clémentine sposa un discendente di Luigi XIV e della duchessa di Montespan, il conte di Rochechouart de Mortemart, sua figlia Anne il duca di Uzès e le due figlie di Anne il duca di Luynes e il duca di Brissac...

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Fonti, risorse bibliografiche, siti su Barbe Nicole Clicquot-Ponsardin

Tilar Mazzeo, The Widow Clicquot: The Story of a Champagne Empire and the Woman Who Ruled It, New York, Harper Collins 2008

Elvire de Brissac, Voyage imaginaire autour de Barbe Nicole Ponsardin veuve Clicquot, 1777-1866, Parigi, Grasset 2009 (biografia romanzata scritta da una tris-nipote, sorella del 13mo duca omonimo).

Referenze iconografiche: Ritratto di Madame Clicquot Ponsardin, 1859-1861 circa. Collezione Hôtel particulier du Marc à Reims. Immagine in pubblico dominio.

Voce pubblicata nel: 2012

Ultimo aggiornamento: 2023