Come molte famiglie della Valdinievole, anche quella di Rita viveva in povertà; così, dopo il primo parto, la ragazza andò a balia presso una ricca famiglia di Firenze. Come per tutte le balie questo fu un totale capovolgimento della vita quotidiana: Rita si trovò all'improvviso in un ambiente ricco, con la disponibilità di abiti lussuosi e quantità di cibo mai visti fino ad allora e a svolgere una vita senza fatiche fisiche, atta a garantire il “latte riposato” necessario al piccolo rampollo di una famiglia così ricca da poter pagare quel latte con un salario tre volte superiore a quello di un lavoratore medio. Rita però non vide mai quei soldi, che venivano mandati direttamente al marito, Ulisse Orsi, il quale aveva un obiettivo da realizzare per la sopravvivenza della famiglia. Con quei guadagni infatti si pagò nel 1952 il viaggio per andare a cercare fortuna in Australia, lasciando per alcuni anni la moglie, che si ricongiunse, però, con la figlia che tanto dolorosamente aveva dovuto abbandonare a pochi mesi di vita.
Dopo tre anni, al rientro del marito Rita immaginava che la famiglia si sarebbe finalmente e definitivamente riunita. «invece – ricorda - appena che scese dalla nave mi disse che mi portava via me e la bimba no. Per me fu un dolore... Lo volevo butta' in mare perché lui voleva lascia' la bimba. Invece lui disse che se ripartiva non tornava più. Allora fui costretta a parti' anch'io e la bimba fu affidata ai nonni e ai zii...».
Il marito lavorava in una ditta italiana che si occupava dell'elettrificazione di un'ampia zona dell'Australia e stava anche per settimane lontano dal campo base dove lei svolgeva mansioni di cuoca, lavandaia e altri servizi per decine di uomini. Spesso, in assenza del marito, non poteva leggere le lettere che giungevano dall'Italia, e ciò le procurava continua apprensione per la figlia abbandonata e lontana. I soldi guadagnati venivano messi da parte per assicurarsi la possibilità di un eventuale rientro improvviso per motivi legati alla salute della figlia. Finalmente i coniugi riuscirono a tornare al paese natio, costruirono una casa, con Rita che aiutava il marito come manovale, e si ricongiunsero alla figlia. Negli anni successivi, Rita lavorò anche in una fabbrica di prodotti alimentari della zona.

Fonti, risorse bibliografiche, siti su Rita Carrara

Adriana Dadà (a cura di) Balie da latte. Privati e enti assistenziali in Toscana tra XVII e XX secolo, Firenze, Morgana 2002

Voce pubblicata nel: 2012

Ultimo aggiornamento: 2012