Quando il saggio e carismatico Pitagora lasciò Samo, per contrasti col tiranno dell’isola, e si spostò a Crotone verso il 530 a.C. per fondarvi una comunità basata su costumi sobri e comunanza dei beni, lo si vedeva spesso in compagnia e in grande sintonia con una giovane donna magnogreca, Teanò, filosofa anch’essa e autorevole componente della cerchia pitagorica, formatrice e animatrice della “adunanza” (syllogos) delle donne della città. Era sua moglie o sua figlia, o una sua discepola? Le fonti ci danno notizie controverse su ciò; si parla anche di una figlia del filosofo (di nome Miia, o Damo). Forse Pitagora aveva sposato una Teanò e dato lo stesso nome anche alla figlia prediletta, o forse la loro era una coppia coniugale affiatata con una grande differenza di età.

In ogni caso, il nome di Teanò spicca tra quelli delle altre 27 donne che, secondo le fonti greche, fecero parte della comunità pitagorica fin dall’inizio, condividendone lo stile di vita e le riflessioni filosofico-scientifiche. Di Teanò ci restano sette lettere, almeno in parte autentiche, e una serie di sentenze e di aneddoti che illustrano la sua etica, basata sul primato della ragione, sul pudore e sulla fedeltà al marito, senza pregiudizi né superstizioni. Sulle sue altre opere restano scarni frammenti, ma i titoli fanno pensare a una produzione molto varia: un poema in versi epici, Commentari filosofici, Massime pitagoriche, Sulla virtù, Esortazioni alle donne.

Teanò è considerata nella tradizione occidentale la prima filosofa, che precorre figure semimitologiche (come la Diotima platonica), o pienamente storiche, come la grande Ipazia di Alessandria.

La tradizione di pensiero della cerchia pitagorica aveva una parte rivolta al pubblico esterno e una circolazione interna, segreta, riservata agli adepti, che dovevano addestrarsi al “divieto di dire” con una prova iniziatica di cinque anni. Il silenzio, tradizionale virtù della donna greca, aveva in questo contesto grande valore, al punto che le memorie delle teorie pitagoriche, dopo la morte del fondatore della setta, per sicurezza furono affidate alla figlia Damo e, alla morte di questa, alla figlia di lei, Bitale: queste donne furono dunque un tramite fondamentale per la prosecuzione della comunità.

Un aneddoto antico narra che la pitagorica Timica, fatta prigioniera dal dispotico Dionisio, per non rivelare i segreti della comunità si staccò la lingua con un morso e la sputò in volto al tiranno. Pare che anche Teanò, a cui a volte viene attribuito questo episodio di resistenza eroica, esortasse le donne a un uso controllato e saggio delle parole.

Nella concezione della comunità pitagorica dominano l’armonia, l’equilibrio e la polarità. Le donne vi hanno un posto fondamentale e hanno accesso a tutte le forme del sapere, ma la loro differente "natura" le colloca in secondo piano: l’uomo è il Sole, la donna è la Luna. Un’etica di questo tipo si rivela anche nelle sette Lettere, non sono tutte attribuibili con certezza a Teano, efficaci nel restituire la sensibilità di questa componente femminile. La buona moglie pitagorica, per quanto rispettata, dignitosa e colta, è docile e complementare al marito. A volte l’uomo non si comporta secondo ragione e si lascia attrarre, per debolezza o per ricerca di varietà, anche da una cortigiana (hetaira). La moglie dà al marito una lezione di superiore saggezza e temperanza tollerando la situazione, senza gelosie o rivalità. Nel cosmo pitagorico le due figure tipicamente greche della moglie legittima e dell’etèra devono trovare un’armonia complementare, come quella della lira e del flauto. Insomma, benché le donne della cerchia di Pitagora rivelino importanti aspetti di emancipazione (di cui si ricorderanno anche Socrate e Platone), non è loro consentito oltrepassare i limiti rigidi previsti; anzi forse la loro “saggia compostezza” tanto decantata serve proprio ad autorizzare - e a rendere esente da critiche malevole - proprio la loro partecipazione alle attività culturali della cerchia, di cui praticano anche i culti religiosi. Ecco le parole che Teanò rivolge all’amica Euridice:

Quale dolore invade la tua anima? Tu sei disperata per niente altro se non perché quello con cui sei unita in matrimonio va con una cortigiana (hetaira), per il piacere del suo corpo. Ma non ti affliggere, o meravigliosa tra le donne; non sai tu in effetti che l’orecchio ora è preso dal piacere del suono della lira o di un canto musicale, ma quando ne è sazio gode volentieri ad ascoltare il flauto e gli zufoli e, nonostante quel rapporto, il flauto è in grado di reggere il confronto con le corde musicali e l’ammirevole suono di una lira della più soave qualità? Considera che un rapporto analogo vi è tra te e la cortigiana con

cui va tuo marito. Tuo marito in effetti per qualità intrinseca del rapporto, per indole naturale e per ragione (lògos) si preoccupa di te. Ma quando per caso la sazietà lo prende, lui va, come diversivo, da una cortigiana…

Oggi però preferiamo ricordare le attività filosofiche e scientifiche di Teanò, in onore della quale si svolge ogni anno a Crotone un festival, con premiazione di donne di grande rilievo culturale e civico.

Voce pubblicata nel: 2019

Ultimo aggiornamento: 2019