Sono sempre stata interessata al concetto di frammentazione e all’idea di astrazione ed esplosione, de-costruendo le idee della ripetitività e della produzione di massa.
(Hadid, 2007)
Così Zaha Hadid, architetta di fama mondiale, riassume l’essenza della sua filosofia progettuale, che la rende una delle figure più visionarie e influenti dell’architettura contemporanea e anche un'innovatrice nel campo della sostenibilità.
Nata a Baghdad il 31 ottobre 1950, Zaha Hadid cresce in una famiglia benestante e influente. Il padre, Muhammad al-Hajj Husayn Hadid, è un industriale di spicco nonché co-fondatore del Partito Democratico Nazionale in Iraq, mentre la madre Wajiha al-Sabunji è un’artista che orienta la figlia verso l'arte e l'architettura. Così Zaha e i due fratelli possono viaggiare e accedere ad un’istruzione di alto livello. Interessata ad approfondire la matematica, studia all’American University di Beirut prima di volare, nel 1972, a Londra dove si iscrive alla Architectural Association, una delle scuole di architettura più prestigiose al mondo.
Hadid entra così in contatto con figure influenti dell’architettura radicale come Rem Koolhaas e Elia Zenghelis, i quali diventano i suoi mentori e alleati professionali. In particolare, Koolhaas ne riconosce subito l’audacia visionaria e la sprona a spingersi oltre ai limiti del possibile nel design architettonico, ammirando il suo pensiero fuori dagli schemi. Dopo essersi diplomata nel 1977, viene invitata da Koolhaas a diventare socia nell’Office for Metropolitan Architecture (OMA), nei Paesi Bassi, dove lavora su progetti innovativi.
Durante questi anni, Hadid sviluppa un’estetica basata su forme dinamiche e fluide. Parallelamente si dedica all’insegnamento presso alcune delle università più prestigiose al mondo, tra cui Harvard e Yale, ispirando una nuova generazione di professionisti grazie alle sue idee rivoluzionarie e a una concezione dell’architettura come espressione di una visione artistica – come testimoniano i suoi disegni e dipinti, esposti in importanti contesti internazionali che piega la tecnica alle proprie esigenze.
Nel 1979, Zaha Hadid fonda uno studio a Londra, Zaha Hadid Architects. Vince concorsi di rilievo internazionale ma, nonostante il talento, molte delle sue proposte non vengono realizzate poiché considerate troppo avveniristiche e complesse dal punto di vista tecnico-costruttivo. La sua perseveranza, tuttavia, la porta a instaurare rapporti significativi con partner di spicco, come il collega e amico Patrik Schumacher.
Con Schumacher, Hadid sviluppa un’intensa collaborazione intellettuale e professionale. Insieme definiscono un nuovo linguaggio architettonico, il cosiddetto “parametricismo,” una metodologia progettuale basata su modelli algoritmici e forme fluide.
Hadid è nota per le prove difficili che impone ai collaboratori e a sé stessa: la dedizione, ad esempio, il rispetto e l’ammirazione di chi l’affianca e così la capacità di trasformare l’architettura in una forma d’arte pura e sperimentale.
La sua determinazione viene ripagata nel 2004, quando riceve il prestigioso Premio Pritzker, considerato il "Nobel dell'architettura", per la prima volta assegnato a una donna. Istituito nel 1979 dalla famiglia Pritzker, il premio onora ogni anno architetti viventi e così, che combinano talento, visione e impegno, in lavori di impatto duraturo sull'umanità e l'ambiente. Questo riconoscimento non solo evidenzia l'importanza del contributo di Hadid nel campo dell’architettura, ma stabilisce anche un nuovo standard di eccellenza per le donne nella professione, ispirando una generazione di architette e designer.
Tra i suoi progetti più rappresentativi vi sono: il MAXXI – Museo nazionale delle arti del XXI secolo a Roma, inaugurato nel 2009, che diventa un riferimento per l'architettura parametrica con la sua struttura fluida; nel 2005 il Phaeno Science Center a Wolfsburg, in Germania, che sembra sfidare la gravità; il London Aquatics Centre per le Olimpiadi del 2012, un edificio iconico dal tetto ondulato. Nel 2013, completa l’Heydar Aliyev Center a Baku, un centro culturale dal design curvilineo e privo di angoli, che rappresenta un’evoluzione del suo stile fluido.
Lavora a stretto contatto con la famiglia reale del Qatar per la progettazione del National Museum, un progetto ambizioso e simbolico. Con queste commissioni, Hadid afferma il proprio stile inconfondibile, caratterizzato da forme fluide e geometrie dinamiche che si integrano nel contesto naturale e urbano.
Zaha Hadid muore improvvisamente il 31 marzo 2016, all'età di 65 anni, a causa di un attacco cardiaco in un ospedale di Miami, dove era ricoverata per una bronchite. La notizia della sua scomparsa coglie di sorpresa il mondo dell’architettura, lasciando un profondo vuoto tra collaboratori, colleghi e studenti che per anni hanno lavorato al suo fianco e tratto ispirazione dal suo approccio avanguardistico.
Zaha Hadid continua a essere celebrata per l'eredità che ha lasciato. Le sue opere visionarie rimangono punti di riferimento per l'architettura contemporanea e il suo studio, Zaha Hadid Architects, porta avanti la filosofia parametrica e sperimentale che lei stessa ha definito.
*voce a cura di Diana Facchini.
Nata a Trento (1996). Laureata nel 2021 in Design presso Libera Accademia di Belle Arti di Brescia ed attualmente studentessa alla magistrale di Psicologia Clinica presso l’Università di Trento. Partecipa al gruppo SCRIBUNT: (Gruppo di) Scrittura di Biografie - Università di Trento (referenti Maria Barbone; Susanna Pedrotti; Lucia Rodler).