Wilhelmina “Minnie” Vautrin nacque il 27 settembre 1886 a Secor, nello stato americano dell’Illinois, da Pauline e Edmond Louis Vautrin.
Studiò pedagogia all'Università dell'Illinois e si laureò con lode nel 1912. Missionaria americana dei Discepoli di Cristo (Foreign Christian Missionary Society), nello stesso anno raggiunse la Cina e per un anno si dedicò ad imparare la lingua cinese. Iniziò così la sua attività come docente in alcune scuole missionarie per ragazze nel nord di quel vasto Paese.

Nel 1918, dopo 6 anni in Cina, Minnie tornò negli Stati Uniti, dove si iscrisse alla Columbia University per una laurea specialistica in Pedagogia, che conseguì dopo soli due semestri nel 1919. Alla Columbia, Vautrin incontrò la professoressa Elizabeth E. Goucher, del Jingling College di Nanchino, la prima istituzione destinata all’istruzione universitaria femminile in Cina. Le fu proposto il ruolo di preside dell’istituzione per un anno, ruolo che accettò.
Vautrin doveva in quell’anno sposarsi, ma dapprima il matrimonio fu rimandato, poi il fidanzamento fu sciolto. La missionaria rimase in Cina per più di 20 anni non si sposò mai.

Il lavoro al “Jinling College” iniziò in quello stesso anno, il 1919. Quando il 13 dicembre 1937, nell’ambito del conflitto cino-giapponese, l’esercito nipponico occupò Nanchino, la Vautrin assistette a stragi e violenze quotidiane.

Ad eccezione di una “Zona di protezione internazionale”, gestita da europei ed americani, alla cui realizzazione contribuì notevolmente John Rabe, uomo d’affari tedesco e rappresentante a Nanchino del partito nazista, nessun luogo della città fu immune dalle stragi.
I massacri e gli stupri continuarono per sei settimane. I cadaveri vennero seppelliti in fosse comuni o gettati nel fiume Yangtze. Molti furono bruciati.

Le testimonianze del tempo sono concordi sull’efferatezza dei crimini commessi. Anche i corrispondenti dei giornali europei e i diari da campo dei membri del personale militare ci offrono un quadro apocalittico. Un missionario americano, John Magee, riuscì addirittura a girare un filmato in 16 mm. e a scattare alcune foto dei massacri.

Il calcolo dei morti è stimato da 260.000 a 350.000, sino a 500.000 se si comprendono anche le vittime nei dintorni della città. Le crudeltà perpetrate furono inaudite. Solo gli stupri furono tra i 20.000 e gli 80.000 tra cui anche bambine e anziane. Numerose donne vennero rapite persino dalla zona di protezione internazionale e violentate.

Invece di fuggire come molti occidentali, Minnie scelse di restare nel college, occupandosi del sostegno ai profughi, e soprattutto di proteggere dalle violenze le ragazze della scuola.
In accordo con il comitato internazionale per la zona di sicurezza, la coraggiosa missionaria diresse, proprio nel campus del Jinling College, uno dei venticinque campi profughi (poi ridotti a quattro) consentiti dalle autorità occupanti, nel quale trovarono rifugio fino a diecimila persone, per la maggior parte donne e bambini.

Dalle pagine del suo diario appaiono in tutta la loro tragicità le vicende della popolazione cinese inerme ma anche la solidarietà degli stranieri che instancabilmente si prodigavano per salvare più vite possibili.

Così Minnie Vautrin:

Mercoledì, 15 dicembre.
Sono rimasta al cancello ininterrottamente dalle 8,30 di questa mattina fino alle 6 di questa sera, tranne che per il pranzo, mentre le rifugiate entravano a fiumi. I volti di molte donne esprimono terrore – la scorsa notte in città è stata tremenda e molte giovani donne sono state portate via dalle loro case da soldati giapponesi. […]
Ieri e oggi i giapponesi hanno fatto grandi saccheggi, hanno distrutto scuole, ucciso uomini e stuprato donne. […]


Giovedì, 16 dicembre.
[…] Probabilmente non c’è crimine che non sia stato commesso oggi in questa città. La scorsa notte trenta ragazze sono state rapite dalla scuola di lingue e oggi ho sentito storie strazianti di ragazze portate via dalle loro case la notte scorsa: una aveva appena dodici anni. […]
Questa sera è passato un camion con 8 o 10 ragazze gridavano “Giu ming” “Giu ming” –salvateci la vita.


Venerdì, 17 dicembre.
[…] Una fiumana di donne esauste e con lo sguardo stralunato stava arrivando. Hanno detto di aver passato una notte orrenda e che le loro case sono state visitate più e più volte dai soldati. (Bambine di dodici anni e donne di sessanta stuprate) […] Vorrei che ci fosse una persona qui che avesse il tempo di scrivere una triste storia per ogni persona […]

Martedì, 21 dicembre.
I giorni sembrano interminabili e ogni mattina mi chiedo come si potrà sopravvivere alla giornata, dodici ore. […] Questa sera dovremmo avere dalle sei alle settemila (nove o diecimila?) rifugiate nel nostro campus. Chi di noi ancora ce la fa a tirare avanti è sfinito – non sappiamo quanto a lungo potremo sopportare una tale pressione. In questo momento grandi incendi stanno illuminando il cielo a nordest, a est e a sudest.
Ogni notte questi incendi rischiarano il cielo e di giorno le nuvole di fumo ci rivelano che saccheggi e distruzioni stanno ancora continuando. I frutti della guerra sono morte e desolazione. Non abbiamo assolutamente alcun contatto con il mondo esterno – non sappiamo nulla di ciò che sta accadendo e non possiamo lanciare alcun messaggio.

In riconoscimento del suo impegno nella protezione dei rifugiati, il 30 luglio 1938 il governo nazionale le conferì una medaglia dell’Ordine della Giada Brillante.

Minnie Vautrin rimase in Cina fino al 1940. In quell’anno, colpita da un grave esaurimento nervoso, ritornò negli Stati Uniti, a Indianapolis.

Il 14 maggio dell’anno successivo si suicidò. Non aveva retto agli orrori cui aveva assistito.

Fonti, risorse bibliografiche, siti su Minnie Vautrin

Il diario e la corrispondenza della missionaria sono stati pubblicati da Suping Lu nel suo volume Terror in Minnie Vautrin’s Nanjing. Diaries and Corrispondence. 1937-38, Urbana-Chicago, University of Illinois Press, 2008. Per la traduzione cfr. Lu S.-Salzano G.-Bonicelli R., Nanchino 1937: il diario e la corrispondenza di Minnie Vautrin, in “DEP. Deportate, esuli, profughe”, n. 10 (2009).
Chang I., Lo stupro di Nanchino, Milano, Corbaccio, 2000.

De Giorgi Laura, Terror in Minnie Vautrin’s Nanjing. Diaries and Correspondence 1937-38., in “DEP. Deportate, esuli, profughe”, n. 10 (2009).

Hualing Hu, American Goddess at the Rape of Nanking. The Courage of Minnie Vautrin, Southern Illinois University Press, Carbondale Ill. 2000.

Strazza M., Senza via di scampo. Gli stupri nelle guerre mondiali, Consiglio Regionale della Basilicata-CRPO, Potenza 2010.



Voce pubblicata nel: 2025

Ultimo aggiornamento: 2025