Nel 1997 una piccola delegazione di quelle che la dittatura argentina aveva chiamato le "locas" - le “pazze” che si radunavano nella grande piazza di Buenos Aires adiacente al Palazzo del Governo dove aveva sede la Lega per i Diritti dell'Uomo per denunciare la scomparsa di mariti, padri, fratelli, figli e che la storia ormai ricorda come "le madri di Plaza de Mayo" - si presentò a casa dell'allora Presidente del Consiglio Romani Prodi, complice la moglie Flavia Franzoni, per chiedere al Governo italiano la costituzione di parte civile nel processo a carico di ufficiali argentini responsabili del sequestro e dell'eliminazione di cittadini di origine italiana, scomparsi tra il 1976 e il 1983.

Ne faceva parte Angela Paulin de Boitano, argentina di origine italiana – i suoi genitori erano di Oderzo, in Veneto. I suoi due figli Adriana e Miguel Angel Boitano, studenti universitari, erano “spariti” . Qui prendiamo Angela a simbolo di una delle testimonianze più importanti per una storia politica delle donne: la sfida nonviolenta che, portata all'attenzione dell'opinione pubblica internazionale da chi non aveva mai fatto politica attiva e con estremo coraggio continuava a chiedere verità, e ha impedito che la responsabilità dei crimini potesse restare impunita. Questa resistenza ha prodotto la vera sconfitta della dittatura e, anche se non tutta la verità è accertata e i desaparecidos continuano ad essere semplicemente “scomparsi”, ha vinto.

Angela, per tutti è Lita, possiede una naturale capacità comunicativa che ha perfezionato da quando è arrivata la prima volta, direttamente dall'Argentina, alla Commissione per i Diritti Umani di Ginevra. Sa tutto ciò che riguarda gli anni terribili di un Paese in cui sono stati fatti sparire in modo atroce 30mila cittadini.

Lita era stata fra le prime che avevano iniziato a denunciare pubblicamente e, stazionando in Piazza di Maggio come piccolo assembramento privato, erano rapidamente cresciute e avevano costituito la Commissione di Familiari degli Scomparsi e dei Detenuti per Ragioni Politiche destinata a lasciare il segno nella storia. Per portare la denuncia a livello internazionale già nel 1979 si era recata alla terza Conferenza episcopale latino-americana che si teneva, alla presenza di Giovanni Paolo II, a Puebla – dove, con altre cattoliche, ebbe un deludente incontro con il nunzio Pio Laghi che invitò le madri alla rassegnazione, perché "i militari non rilasciano". Nessuna si stancò mai di denunciare e Lita volò, direttamente dal Messico, in Francia, in Belgio, in Danimarca, in Svezia, a Ginevra, all'Onu.

Dei "desaparecidos" oltre seicento erano di origine italiana tra cui alcune donne incinte al momento del rapimento che in carcere hanno partorito bambini di cui noi italiane, idealmente, possiamo anche dirci nonne. Fu davvero importante che dalla visita di tre o quattro donne a casa Prodi sia uscita per la prima volta la presa di responsabilità del governo italiano per fatti che ci avevano coinvolto così da vicino, non solo nel dolore per i diritti violati, ma nella ricerca di verità tuttora nascoste di trame di cui fu partecipe la criminalità "piduista".

Negli anni Settanta del secolo scorso molti giornalisti avevano fornito informazioni sulla tragedia argentina in Italia e nei paesi europei; alcuni avvocati italiani avevano intrapreso – e continuarono –la difesa di complesse cause di diritto internazionale; e pochi parlamentari nazionali attenti alla difesa dei diritti umani presentavano interrogazioni; ma lo Stato era rimasto sordo. Negli stessi anni, Angela Boitano lavava i piatti alla Caritas di Roma e presiedeva la Commissione "Ubi sunt", in attesa del ritorno della democrazia che la riportasse in patria.

Quando l'Argentina tornò alla democrazia, riprese il lavoro nella Comisiòn de Familiares per ottenere giustizia e opporsi agli indulti concessi da Alfonsin e poi da Menem. La decisione del Presidente italiano Prodi di farsi parte civile era diventata storica per tutta l'Argentina: finalmente, nel 2.000, due generali, due capitani e tre ufficiali furono a Roma giudicati e condannati all'ergastolo.

Angela Paulin de Boitano si presenta da sé come testimone al tribunale di Roma negli atti dell'udienza il 7 giugno del 2000 e voglio riportare alcuni passaggi della sua deposizione:

Pubblico Ministero: Signora Boitano, io volevo chiederle intanto della sua storia personale, lei ha accennato prima, ha due figli desaparecidos, vorrei che ci dicesse quali erano i loro nomi, come vennero sequestrati, da quel momento lei non sa più nulla dei suoi figli.

Angela Boitano: Michelangelo... nomino prima Adriana perché è la più grande, però il primo sequestrato fu Michelangelo il 29 maggio del '76, era uno studente di Architettura; faceva il secondo anno, lavorava in una Multinazionale Italiana "La Techint”; aveva fatto la scuola italiana di lingue Cristoforo Colombo e militava nella Gioventù Universitaria Peronista. … Adriana Silvia Boitano, nata il 19 dicembre 1952 laureata in Lettere, aveva fatto anche lei la scuola Cristoforo Colombo e lavorava anche lei come segretaria bilingue in una ditta italiana "Gie", fu sequestrata il 24 aprile del 1977.

P.M.: Michelangelo fu sequestrato nell'aprile del '76, quindi, nel maggio del '76.

Angela Boitano.: Sì.

P.M.: Quindi un mese... due mesi dopo il golpe, neanche due mesi dopo il golpe del 24 marzo '76. Era un momento in cui chiaramente non si conosceva la realtà che si sarebbe appresa più tardi, lei cosa ha fatto per cercare di scoprire che fine avesse fatto suo figlio?

Angela Boitano: Io la prima cosa che ho fatto dopo di... di parlare con i miei e dare la notizia e una grande preoccupazione e tristezza e una grande paura, però senza immaginare, sapendo che già c'erano stati alcuni sequestrati, anche amici di mio figlio, però senza immaginare che non lo vedevo mai più; sempre aspettavamo sarà un mese, due mesi, tre mesi … e... ho scritto subito a mia figlia che in quel momento stava lavorando a San Paolo in Brasile, le ho scritto quello che stava succedendo e dicendo: "rimani lì non... stai tranquilla… Adriana doveva... doveva, penso che soprattutto perché suo fratello era scomparso, e ha detto: "mamma io torno con te a Buenos Aires" …Fino al momento del gennaio del '77 che una delle madri, non dico di Piazza de Mayo perché allora non era formato il gruppo delle mamme di Piazza di Mayo che giravano intorno alla piramide della piazza, mi telefona e mi dice: "… sono la Signora De Neucas, mi hanno dato il suo telefono io sono la madre di una scomparsa e oggi avremo una grandissima riunione dei familiari dei Desaparecidos e la lega argentina per i diritti dell'uomo" e... io sono andata di corsa lì pensando che era il punto, non sapevo se lì si facevano le denunce, se loro cercavano i nostri figli subito e se li trovavano, allora da quel momento... il giorno dopo ho fatto il primo habeas corpus per Michelangelo e ho cominciato ad andare lì dove sentivamo tutti i giorni denunce che erano uguali alla mia…

P.M.: Vorrei chiedere di Adriana, sì, lei era presente quando venne sequestrata Adriana?

Angela Boitano: Sì, perché Adriana e... il 24 aprile del '77 siamo andati tutti e due a messa e dopo andavamo... l'idea era di andare al cimitero a trovare i resti di mio marito, suo padre, e... e Adriana esce prima dalla chiesa, cinque/dieci minuti prima, direi cinque, e io sono rimasta a chiacchierare con una signora che conoscevo, quando esco e sto andando verso... dove si trovava Adriana, vedo mia figlia che come... faceva caldo in quel tempo era autunno, era vestita con colori molto chiari, un turchese, e... io andavo per il marciapiede della sinistra e in un momento vedo Adriana... e nel momento che l'ho vista due uomini in borghese la prendono per le spalle e la mettono dentro una macchina …e vanno... a grande velocità se ne vanno, io mi fermo, sono rimasta quasi, quasi congelata, mi son fatta il segno della croce".

Chi scrive ha avuto in regalo da Lita una collana di Adriana: sta nel cassetto della scrivania, un po' coperta, per non pensarci tutte le volte.



Voce pubblicata nel: 2024

Ultimo aggiornamento: 2024