Rosetta Amadori, figlia di Luigi Amadori e Angela Nave, nacque nel marzo del 1893 e scomparve nell’agosto del 1976 a Rovereto. Non si hanno notizie dettagliate sulla sua famiglia o sulla sua infanzia, ma da alcuni documenti è possibile risalire al nome della sorella, Maria Amadori, con cui Rosetta tenne i rapporti per buona parte della sua vita.
Durante l’adolescenza, frequentò le scuole serali e, di giorno, si formò come sarta presso le sorelle di Fortunato Depero a Rovereto. Le abilità acquisite nel lavoro di tessitrice le furono poi preziose quando, in seguito, affiancò il marito nella realizzazione delle sue creazioni artistiche.
I coniugi Depero furono molto affiatati e così, nel 1948, dopo anni di matrimonio, Depero stesso descrive il loro amore: «che bellezza, dopo tanti anni essere ancora tanto affezionati. Ed è e sarà tutto il mio incommensurabile orgoglio cara Nina - Saremo formidabili in tutto il nostro avvenire – abbiamo iniziato nella nostra prima giovinezza, con amore e spirito di sacrificio – e audacia e resistenza grandissima – l’avvenire lo vivremo con raddoppiata energia».1
Attorno al 1910 circa Rosetta iniziò una relazione d’amore con il pittore Fortunato Depero e, nel 1913, decise di lasciare Rovereto e la propria famiglia per andare a vivere con lui a Roma. Nel 1914, intraprese insieme a Depero alcuni viaggi, molto utili per entrare in contatto con una realtà diversa da quella di Rovereto. Negli anni romani Rosetta e Fortunato ebbero modo di conoscere grandi personalità dell’avanguardia futurista, movimento per cui Depero e Balla scrissero il Manifesto intitolato “Ricostruzione futurista dell’universo” (1915) che venne sottoscritto anche da Marinetti e poi pubblicato dal Movimento futurista.
Rosetta Amadori in questi anni si diede da fare per conoscere la cultura futurista e i suoi fondatori con cui poi intrattenne rapporti a distanza anche dopo la morte del marito. Rosetta si interessava all’arte tessile e aderì con entusiasmo alle poetiche del Futurismo, proprio come le figlie del futurista Giacomo Balla, Elica e Luce, a loro volta artiste.
Nel 1919, anno in cui si sposarono, Amadori e Depero tornarono a Rovereto, la loro città natale, dove inaugurarono la Casa d’Arte Futurista Depero: qui Rosetta iniziò a collaborare alle opere del marito. Questo luogo si proponeva come atelier di lavoro e laboratorio creativo per loro e pochi aiutanti. Rosetta Amadori dovette avere un ruolo cruciale nell’apertura, nel coordinamento e nella gestione della nuova Casa d’Arte Depero. Imprenditrice all’interno di quest’ultima, fu anche fondamentale nell’ideazione e nella produzione delle opere tessili che hanno reso famoso Depero.
Al 1919 risale infatti anche il dipinto Io e mia moglie di Fortunato Depero, opera chiave che dimostra in maniera visiva il contributo di Rosetta che, seduta su una piccola terrazza, sembra avere tre braccia mentre cuce uno dei grandi mosaici in panno. Senza di lei e senza la sua conoscenza pregressa in materia di tessitura, Depero non avrebbe potuto realizzare i grandi mosaici in panno, poiché non possedeva tutte le competenze tecniche necessarie per la cucitura e la produzione di cuscini e opere in tessuto.
Come scrive lui stesso, la creazione dei primi esperimenti in panno a Capri venne realizzata grazie all’aiuto di Rosetta: «[…] mi reco a Capri, dove con le rare stoffe festose e con la diligente e affettuosa collaborazione di Rosetta, realizzo un primo gruppo di arazzi sperimentali».2
All’interno della struttura Rosetta fu sempre a capo del laboratorio tessile in cui venivano prodotti gli arazzi e i cuscini che lavorava in prima persona su modelli proposti dal marito. Numerose lettere documentano il desiderio di Rosetta affinché Fortunato riportasse dai viaggi nuove stoffe dai motivi decorativi più diversi per poter produrre nuove fantasiose e colorate decorazioni.
Rosetta scrive ad esempio:
Il lavoro continua - Matilde e Ines lavorano […] e la Gina sta imbastendo la cornice bugosa verde e grigio verde su telaio 1m,- per 1m-, e la piccola cornice è già finita del tutto. Adesso vorrei far tagliare l’orso e il taglialegna ma manca nero che ora vado a cercarne un pochino - spero oggi venga una signorina a comperare un cuscino, così allora potrei pagare le ragazze sabato, spero!! […]
Potrei fare tagliare anche il cinese con l’ombrello e manca il giallo, e così succede in tutti i modelli, manca sempre le tinte.3
Fortunato Depero era solito viaggiare moltissimo per lavoro e per cercare nuova ispirazione e sicuramente questo lasciò a Rosetta Amadori grande spazio nelle decisioni che riguardavano la conduzione della Casa D’Arte Futurista di Rovereto, dove vennero organizzati anche alcuni eventi collettivi, come ad esempio le due veglie futuriste del 1923. Nel 1928 Rosetta Amadori partì con il marito per New York con l'obiettivo di avviare una filiale della Casa d'arte di Rovereto.
In questo periodo, il laboratorio tessile di Rovereto rimase operativo grazie alle collaboratrici più fidate di Amadori, Matilde Righi e Ines Fatturini che, seguendo le indicazioni provenienti da oltreoceano, continuarono a portare avanti la produzione. Il progetto della Casa Avveniristica non raggiunse il successo sperato, ma l’artista fu comunque molto attivo in quel periodo e Rossetta non fu da meno.
Anche nella grande metropoli, Rosetta proseguì la sua attività di cucito, sperimentando nuove tecniche e realizzando cuscini e paralumi destinati alla vendita da parte del marito. Inoltre, quale donna piena di risorse, Rosetta iniziò a cucinare delizie italiane, tra cui i famosi ravioli di Rosetta, creando situazioni conviviali che facilitarono la vendita delle opere del marito e questo aiutò la coppia a prolungare il soggiorno fino al 1930.
Dalle lettere della coppia, conservate presso l’Archivio del Mart di Rovereto, emerge la determinazione di Rosetta Amadori, che affrontò con tenacia le difficoltà economiche e trovò soluzioni per superarle. Spesso fu lei a spingere il marito ad accettare incarichi e commissioni, anche dall’estero, dimostrando una visione pratica e lungimirante, pur consapevole che ciò avrebbe comportato momenti di lontananza tra di loro. Al rientro da New York la produzione di arazzi e cuscini diminuì notevolmente, ma il laboratorio non smise mai di lavorare.
Tra gli anni '30 e gli anni ’50, sebbene il numero di privati interessati agli arazzi fosse in continua diminuzione, la coppia riuscì comunque ad ottenere alcune commissioni da enti e istituzioni pubbliche del Trentino che colsero l'opportunità di acquistare opere così vivaci e originali.
Rosetta e le sue collaboratrici proseguirono con determinazione il loro lavoro, avvalendosi di una nuova alleata: una macchina da cucire sperimentata direttamente da Rosetta durante il soggiorno in America. Questo strumento permise di accelerare il processo produttivo, sostituendo il tradizionale "punto sopraggitto " che fino a quel momento era stato impiegato per la realizzazione dei grandi mosaici in panno.
Al 1957 poi va fatta risalire la fondazione di un museo a Rovereto da parte di Depero e della moglie per raccogliere e conservare le opere prodotte durante i fruttuosi anni di lavoro artistico. La nuova Casa d’Arte Futurista Depero venne inaugurata proprio nel 1957, qualche anno prima della morte dell’artista. Rimasta vedova, Rosetta continuò a collaborare nella gestione della Casa d’Arte Futurista fino alla sua morte, conferendole prestigio e avvalendosi del supporto di collaboratori che contribuirono alla realizzazione del suo ambizioso progetto. Fu molto acuta nel coltivare i rapporti con le grandi personalità dell’arte e questo le permise di mantenere vivo il luogo cui aveva tanto lavorato insieme al marito.
Nel 1977, in seguito alla sua scomparsa, avvenne il passaggio del materiale artistico e documentario fino a quel momento conservato nella casa di Depero alla sede museale. Questo trasferimento segnò l'inizio della catalogazione delle opere grazie alla collaborazione avviata precedentemente con la Provincia autonoma di Trento.
Grazie alla sua intraprendenza ancora oggi la Casa d’Arte Futurista Depero a Rovereto è visitabile e in essa, in sala Rovereto, sono visibili anche i busti commemorativi di Fortunato Depero e di Rosetta Amadori opera dello scultore roveretano Eraldo Fozzer. La collezione permanente della Casa d’Arte, oltre a molte opere di vario genere dell’artista roveretano, comprende anche le tarsie in stoffa su cui ha lavorato Rosetta che dal passato ad oggi continuano ad ammaliare i visitatori.
*voce a cura di Margherita Vincenzi.
Laureata in Beni Culturali presso l’Università degli studi di Verona, frequenta ora il corso di laurea Magistrale di Storia dell’arte e studi museali presso l’Università di Trento. Partecipa al gruppo SCRIBUNT: gruppo di Ricerca e Scrittura di Biografie - Università di Trento (referenti: Maria Barbone, Susanna Pedrotti, Lucia Rodler).
Note
1 Lettera di [Fortunato Depero] a [Rosetta Amadori Depero], [s.d.], da [s.l.] a [s.l.], 2 p., 1 carta, ms., Rovereto, Mart, Archivio del ‘900, Fondo Depero, Dep.3.3.1.28.2.
2 Fortunato Depero, Scritti sugli arazzi, in
F. Depero: stoffe futuriste: arazzi e cuscini, moda, costumi teatrali, tessuti, a cura di Maurizio Scudiero, Manfrini- U.C.T, Trento 1995, p. 35.
3 Lettera di Rosetta [Depero] a Fortunato Depero, [1923], da [s.l.] a [s.l.], 6 p., 3 c., ms., Rovereto, Mart, Archivio del ‘900, Fondo Depero, Dep.3.1.5.15.
Fonti, risorse bibliografiche, siti su Rosetta Amadori*
Depero, F., & Maroni, R. (1953). Fortunato Depero: pittore. Saturnia.
Giachero, L. (2006). Uguali, non discepole. Artiste nel futurismo italiano. In: Trasforini, M.A. (cur.) Donne d'arte. Storie e generazioni, pp. 39-55. Meltemi
Depero F., Scritti sugli arazzi. In: Scudiero, M. (cur.) F. Depero: stoffe futuriste: arazzi e cuscini, moda, costumi teatrali, tessuti, Manfrini- U.C.T.
Vincenti L. (23 marzo 1974). Ecco la nostra bohème: mezzo secolo di amore e di miseria. Parlano le mogli e le vedove dei grandi protagonisti dell’arte internazionale. In: Oggi illustrato, p. 85 (e pp. 80-85).