Alice Ida Antoinette Guy nasce a Saint-Mandé, alle porte di Parigi, in un’agiata famiglia borghese. Dopo la morte del padre, proprietario di una catena di librerie in Cile, studia stenodattilografia per trovare lavoro e dare così una mano al bilancio familiare. Nel 1894, su segnalazione del suo professore di stenografia, trova impiego come segretaria presso Il Comptoir Général de Photographie, ditta specializzata nel settore della fotografia. Nel 1895 la società passerà di proprietà a Léon Gaumont, “quel giovane uomo, d’una decina d’anni più grande di me, che incontravo ogni giorno e che avrebbe avuto un ruolo importante nella mia esistenza”.1
Nello stesso anno, il 22 marzo, i fratelli Lumière proiettano il primo corto cinematografico della storia, L’uscita dalle officine Lumière, decretando, di fatto, la nascita del cinematografo. Tra gli invitati all’anteprima di quel giorno c’è anche l’allora ventiduenne Alice Guy ormai folgorata dalla magia del cinema, il suo “personale principe azzurro”.2 Grazie alla dimestichezza ormai acquisita sul piano tecnico, si propone come regista a Léon Gaumont che, acquistati i diritti per la macchina destinata alla cronofotografia3, inizia a fabbricare i primi proiettori e a renderli appetibili alla vendita attraverso la realizzazione di alcuni film.
Guy approfitta dell’occasione e firma nel 1896 il suo primo corto La fata dei cavoli (La Fée aux choux): una breve sequenza girata sulla terrazza della sede della Gaumont, in cui una donna coglie neonati dai cavoli, basato sulla nota credenza popolare secondo cui i cavoli sarebbero in grado di produrre bambini. Sul set si mostra da subito competente e sicura delle proprie capacità:
“Spreco” è sempre stato per me una parola odiosa. Credo che sia uno dei crimini peggiori in qualsiasi forma: lo aborro nella mia vita e in quella degli altri e penso sia stata questa la prima molla che mi ha spinta all’azione. Avevo esperienza nel mondo del cinema, lo conoscevo a fondo e mi sembrava un peccato non mettere a frutto le mie conoscenze in una situazione così favorevole.4
Il crescente successo dell’industria cinematografica spinge la Gaumont a costruire nel 1898 i suoi primi studi cinematografici, l’anno successivo Alice Guy diventa responsabile del Dipartimento per la produzione cinematografica, ruolo che manterrà fino al 1907. Dal 1897 al 1917 realizzerà per la casa di produzione circa mille film con genio prolifico e poliedrico in diversi generi: dal fantastico (Pierrot assassin, 1901) al melodramma (La Marâtre, 1906), dal film storico (Sur la barricade, 1906) al film religioso (La Naissance, la Vie et la Passion de Jesus Christ, 1906), dal burlesque (Madame a des envies, 1906) alla satira sociale (In the year 2000, 1912), dirigendo anche un film a sostegno del diritto di pianificare le gravidanze (Shall the parents decide?) sceneggiato a quattro mani con l’attivista Rose Pastor Stokes.
Non è solo la prima donna regista conosciuta nella storia del cinema, è anche la fondatrice di un nuovo linguaggio cinematografico attraverso il “montaggio narrativo” e l’uso degli effetti speciali come la “sovraimpressione”, la doppia esposizione, la colorazione della pellicola e l’uso dello split-screen.5 All’Esposizione Universale di Parigi del 1900 le proiezioni pubbliche dei film della Gaumont e delle opere di Guy sono tra le attrazioni principali e di maggior successo. L’inizio di carriera di Alice Guy seguirà di pari passo la crescente ascesa del cinema, in un clima pieno di fermento in cui molti artisti, inventori e industriali si ingegnano per mettere alla prova la “magia cinema”. Come l’invenzione del chronophone: dispositivo di sincronizzazione capace di collegare la macchina da presa al fonografo, dando vita ai primi film sonori.
Nel 1902 è tra le prime a realizzare film sonori nonché il primo colossal della storia del cinema: Vita di Cristo (1906), ispirandosi alle illustrazioni della Bibbia del pittore J.James Tissot utilizzando la profondità di campo con oltre trecento comparse. Nel 1905 gira uno dei suoi film più ambiziosi, La Esmeralda, dal Notre Dame de Paris di Victor Hugo, nel primo grande teatro di posa del mondo: il Théâtre cinématographique Gaumont, lungo 45 metri e tuttora in funzione.
Nel 1906 sposa Herbert Blaché, operatore inglese della Gaumont, con il quale ha due figli, Simone (nata nel 1908) e Reginald (nato nel 1912) e si trasferisce negli Stati Uniti. Nel 1910 fonda la Solax Company con uno studio per riprese a Fort Lee nel New Jersey, dove realizza i suoi primi film “americani”: A child’s sacrifice (1910), Falling leaves e il satirico In the year 2000 (1912), rielaborazione di un suo corto Le conseguenze del femminismo (1906), dove immagina un futuro in cui i ruoli di genere sono invertiti: le donne fuori casa a lavorare e a bere nei pub e gli uomini a casa ad accudire i bambini e il focolare domestico.
Moderna anche nel dirigere gli attori: la scritta Be natural (“Siate naturali”) che campeggia su un cartello appeso negli studi della sua Solax è un continuo invito per gli attori a recitare in maniera più naturale possibile. Inoltre, la scelta degli interpreti nelle sue pellicole si rivela da subito coraggioso e all’avanguardia: utilizza attrici protagoniste come personaggi intraprendenti e spesso coinvolte in scene d’azione e, per il film A Fool and His Money, un cast totalmente afroamericano. Spesso il suo cinema sarà strettamente legato alla femminilità e al rapporto tra i ruoli uomo/donna e alle loro dinamiche di potere, con un approccio ironico ribaltando modelli, stereotipi e stili di vita.
La Solax Film Co. diventerà una delle più grandi case di produzioni cinematografiche prima dell’esplosione di Hollywood e la nascita dello Studio System. Ma con l’affermarsi delle major, infatti, la sopravvivenza delle case di produzione indipendenti come la Solax, sarà sempre più difficile, costringendo il marito, allora responsabile della società a dichiarare il definitivo fallimento della casa di produzione.
Nel 1914 pubblica Il ruolo della donna nella produzione cinematografica (1914) è l’unico libro di Alice Guy dato alle stampe durante la sua attività di cineasta. Prima di ritirarsi definitivamente dalle scene, dirige due film: The great adventure (1918) e Tarnished reputations of a soul adrift (1920) per la Pathé Exchange. Nel 1922 divorzia da Herbert Blaché e decide di tornare con i suoi figli in Francia, dove si divide fra il ruolo di relatrice di conferenze nelle università e l’attività di scrittrice narrativa e di sceneggiatrice cinematografica. Nel 1939 è a Parigi dove lavora e scrive presso La Société Parisienne d’Edition.
Da sempre fiera oppositrice al muro di rimozioni subite dalle esperienze femminili in ogni campo, difenderà il proprio contributo alla nascita del cinema. Nel 1933 ottiene una rettifica su un articolo pubblicato dal quotidiano Le Temps, dove la cineasta Germaine Dulac viene ingiustamente presentata come la prima donna regista del cinema francese:
Mi si permetta di rivendicare il titolo di prima donna regista di cui sono fiera e che attualmente costituisce la mia sola fortuna.6
Nel 1953 è insignita in Francia della Légion d'Honneur e trascorre gli ultimi anni della sua vita dedicandosi alla stesura della sua autobiografia (Autobiographie d'une pionnière du cinéma ‒ 1873-1968) e si prodiga affinché l'importanza della sua attività venga alla luce attraverso una corretta ricostruzione storica. Nel 1957 la Cinémathèque française le riconosce il merito di essere stata la prima regista della storia. I suoi film influenzeranno registi del calibro di Alfred Hitchcock, Sergej Ėjzenštejn e Martin Scorsese, che considera Vita di Cristo uno dei suoi film preferiti di sempre.
Muore il 24 marzo del 1968 nel New Jersey. Al momento della sua morte sono pochi gli articoli che ne ricordano la sua attività cinematografica, ma nel 1976, grazie alla collaborazione tra Anthony Slide - allora archivista presso l’American Film Institute - e l’associazione femminista francese Association Musidora, l’autobiografia viene pubblicata, consegnando alla storia le memorie di una pioniera del cinema.
È stato un fallimento, oppure un successo? Non so. Ho vissuto ventotto anni di una vita intensa e interessante. Se i miei ricordi mi danno a volte un po’ di malinconia, ripenso alle parole di Roosevelt: Fallire è duro, peggio non aver mai tentato.7
È stato un fallimento, oppure un successo? Non so. Ho vissuto ventotto anni di una vita intensa e interessante. Se i miei ricordi mi danno a volte un po’ di malinconia, ripenso alle parole di Roosevelt: Fallire è duro, peggio non aver mai tentato.
Bibliografia Alice Guy, Memorie di una pioniera del cinema, a cura di Monica Dall'Asta, Edizioni Cineteca di Bologna, Bologna 2008.
Veronica Pravadelli, Le donne del cinema. Dive, registe, spettatrici, Biblioteca Universale Laterza 2014.
Sitografia
Aliceguyblache.com
Alice Guy Blaché in Women Film Pioneers Project Documentario
Pamela B. Green, Be Natural – The Untold Story of Alice Guy-Blaché, 2018.
Voce pubblicata nel: 2025