Poco prima di morire Anna Mosca mi scrisse in un messaggio, con una sintesi da poetessa qual era e una delicata autoironia, questa bozza molto essenziale ma quasi completa di autobiografia:

-- ed è vero che ho una vita di estremismi…
primogenita femmina / tomboy
brava bambina timida / leader del gruppo femminile elementare
artista e creativa in classe / atleta competitiva
ed ero solo alle medie!
quanta ricerca da subito… quanta dedizione nell’esplorare…
poi alle superiori si continua
femminista di sinistra, piazze, manifestazioni e porci con le ali / femminista più di destra per poter cambiare le cose in maniera un po’ più pratica
sospesa la politica un poco ormai così delusa già e dedita all’amore e alla dolcezza / e bang incidente in moto immobilizzata sul divano per qualche mese
perdita anno scolastico / cambio scuola finalmente
arte e bellezza, istituto d’ arte / indipendenza economica entro nella moda
viaggi, moda, grandissimo successo / ricerca spirituale e crisi mistica
illuminazione spirituale / ritiro dal mondo dei riflettori
campo di missione per tanti anni / e abnegazione arte e creatività
e così via…
tutto uno e l’opposto dell’altro.
In queste parole c’è già tutto il percorso, tutta una vita. Anna mi ha lasciato lo schema.

Anna Mosca è nata ad Arcore il 7 gennaio del 1963 ed è morta ad Arcore il 30 giugno 2024 a 61 anni, dopo aver lottato strenuamente contro un tumore che aveva colpito prima il seno e poi una costola infine la colonna vertebrale e i polmoni.

Chemioterapia

da quando non posso più
spazzolarmi i capelli

troppo corti e
pronti a cadere

spazzolo il prato
con il rastrello e

con la stessa cura
amore e dedizione

il percorso è lungo.
Con queste scarne e potenti parole Anna era riuscita a mettere in versi anche la malattia innominabile, il cancro. La poesia di Anna è diventata un podcast all’interno della serie Gocce di poesia. Farmaco equivalente, lette da Lucilla Giagnoni per la Radio Svizzera.

Anna era riuscita a scrivere anche quando, a causa di una metastasi, aveva improvvisamente perso l’uso delle gambe, rimanendo paralizzata e senza sensibilità dal busto in giù. Allora mi aveva mandato questo messaggio:
Stamattina ho pensato che mi sto trasformando per magia o malattia contemporaneamente (??) in un albero con le radici che hanno una sensibilità loro che non conosco, che stanno apparentemente ferme mentre le braccia crescono e si allargano come rami in primavera".

Da questa situazione era scaturita la poesia transfomation in a tree. Anna la commentava così con amiche e amici: “Ti sei mai sentito in una fiaba lugubre? Improvvisamente sono un albero piantato in un letto di ospedale.
(Ever felt in a grim fairy tale? Suddenly i am a tree planted in an hospital bed)”.

Anna era bilingue e per la poesia spesso prediligeva l’inglese, ma ha scritto anche in italiano. È stata un’artista eclettica ha studiato Conceptual Art all’Accademia di Brera e ha seguito corsi di arte a Parigi nel 1985 e a Dallas nel 1987.
Mentre era negli Stati Uniti, in Texas, ai confini col deserto, ha dipinto, poi è passata alla fotografia e ha pubblicato libri di poesie in inglese e in italiano. Tornata in Italia, ha insegnato in lingua inglese storia dell’arte in scuole private della Lombardia e ha tenuto corsi di arte e fotografia presso l’Università della Terza Età della sua città.

La sua poesia ha uno stile essenziale, senza maiuscole, punteggiatura, piuttosto usa spazi vuoti a indicare pause e silenzi, si nutre soprattutto dell’amore per la natura, il giardino, l’orto, il rispetto verso ogni essere vivente:

raccolgo le parole
come margherite
in un campo nuovo

attenta a tenerle
in piccoli mazzi
mai così belle

come appena scoperte
un ricordo di meraviglia
arrossiscono si chiudono

sul loro significato
si coprono il cuore
schive della verità

piuttosto prossima
al nostro spirito sordo

che rammenta solo
un paio di note

(Tratta da California Notebooks 01)

Certo perdere anche l’uso delle gambe era stato uno shock. Che Anna abbia perso l’uso delle gambe ha infatti un’ironia tragica perché Anna è stata la testimonial delle calze Omsa. Lei è stata “Omsa che gambe!”, chissà quanti si ricorderanno di questo slogan.
Così scriveva su questa esperienza:
“sono stata ad inizio anni 80 famosa come Le Gambe d’Italia… Gambe d’Italia… mio papà era così orgoglioso di me che si era fatto fotografare da qualcuno sotto un poster gigante Oh Omsa… che gambe!!! Avrai visto sicuramente la campagna affissioni per tutta Italia e sui giornali… Io testimonial calze Omsa per un bel po’ di anni…“.

C’è una fotografia interessante della campagna per Omsa, perché è uno dei primi fotomontaggi fatti nel mondo della moda ben prima dell’avvento del computer: c’è Anna due volte, sempre lei con le calze Omsa vestita e pettinata in modo diverso, l’una accanto all’altra.

Ma Anna Mosca non è stata solo le gambe d’Italia, è stata una delle prime top model, ha avuto per sé molte copertine ed è stata anche una delle prime a vedere il suo nome sulla copertina. Una sua foto per una copertina di Vogue, di Piero Gemelli, fra i più importanti fotografi di moda a livello internazionale, è fra le immagini iconiche che il fotografo ha esposto nelle sue mostre.
Come testimoniano le copertine di Vogue, Harper’s Bazar, Amica e molte altre da top model, Anna Mosca ha viaggiato per tutta l’Europa, per tutto il mondo ed è approdata negli USA.

Proprio negli USA si è fermata per molti anni, in Texas ai confini del deserto, dove ha vissuto una conversione spirituale, ha lasciato il successo e si è dedicata agli altri e alla sua arte. Ha vissuto anche grandi amori. Finché è tornata ad Arcore a scrivere e a insegnare.

Ma non è finita così. Per Anna il mondo della moda restava ancora il suo mondo e così a 59 anni, sempre bellissima, senza ritocchi, ha deciso di tornare a sfilare con un progetto che lei aveva chiamato “Pro-age” per dimostrare che invecchiare non è perdere bellezza, che la moda non è solo per corpi giovani, ma anche per qualcuno che ha saputo invecchiare, vedere la sua bellezza mutare.

Rientrare nel mondo della moda non è stato facile, ma soprattutto adeguarsi a un mondo peggiorato rispetto a vent’anni prima perché pronto, per il profitto, a cancellare le modelle nella loro individualità:

io stessa quando sono rientrata nel mondo della moda sono rimasta sconvolta dal mercato e dai prezzi esistenti ora ma soprattutto da come noi modelle venivamo trattate. Una vale l’altra! È vero che io ero una modella importante quando ho smesso, e magari la mia storia ed esperienza è diversa, ma anche allora, all’inizio della mia carriera c’erano le possibilità di farcela.
C’erano possibilità di distinguersi e di avere un proprio imprinting, branding, che è un proprio carattere, mentre oggi non solo il goal principale è quello di “tagliare la testa” alle modelle come avrai notato su Instagram dove si vede solo il corpo e la testa la tagliano e ti pagano una miseria per andare a lavorare tutto il giorno a fare una cosa del genere? (e stanno tutti zitti). Ma ci sono altre cose che fanno, che accadono di cui la gente non si rende conto che è puro maschilismo, puro sciovinismo, pura violenza contro la donna, la sua bellezza, la sua possibilità di carriera, di indipendenza economica e di intelligenza. La sua possibilità di potersi distinguere quale donna particolare singola, singolare, unica, da valorizzare e non piuttosto da penalizzare per creare immagini dozzinali.

Certo Anna aveva il suo carattere e la sua personalità artistica ed è rimasta bellissima fino all’ultimo, è bella nelle fotografie anche da molto malata. Cosa di cui lei stessa si stupiva. Quando è tornata a sfilare, nonostante le difficoltà che abbiamo detto, ha avuto di nuovo la copertina di Vogue.

Purtroppo questo nuovo percorso è finito quasi prima di cominciare a causa del tumore che l’ha portata alla morte.

Anche in questo periodo Anna ha mantenuto uno spirito combattivo e aperto. Grazie a un amico era riuscita a rientrare in un progetto di sperimentazione dell’esoscheletro che aiutava chi era paraplegico a camminare di nuovo. A lungo Anna ha coltivato la speranza di tornare a camminare, anzi a sfilare col suo esoscheletro, che immaginava luccicante, d’oro.

Con abbondanza di amore e di luce”, così Anna ha affrontato la malattia, anche nella fase davvero difficile della paralisi e dei dolori costanti, con un’accettazione, una luce che hanno consolato tutti e illuminato chi era intorno a lei. Alcuni non l’hanno capita, non capivano perché non piangesse e non si disperasse, ma lei era così:

Non so perché, ma oggi continuo a sentire dentro me la sensazione che sono molto fortunata per questa mia situazione/condizione, lo so che è un grande controsenso, che non posso esternare questo sentimento illogico a chiunque ma sono pervasa da questa sensazione grande, della stessa consistenza e bellezza di nuvola divina intorno a me (...) un’emozione che mi satura e mi fa stare bene.

give me only one thing
the strength to open
my sails every morning
oh god that you may
lead me through oceans

(Anna Mosca aprile 2023)

Quando ormai era paralizzata Anna mi aveva chiesto, nel caso fosse morta, di far conoscere la sua poesia. I suoi versi sono disponibili sulla pagina Facebook, il profilo instagram e il canale YouTube.

Purtroppo il suo blog è finito con lei e, forse, è giusto così.

Fonti, risorse bibliografiche, siti su Anna Mosca

Anna Mosca, California notebooks 01, Youcanprint, 2015.
Anna Mosca, Imputami il peccato di voler sopravvivere, Youcanprint, 2015.

Anna Mosca, California notebooks 02, Youcanprint, 2015.


Voce pubblicata nel: 2025